La Città Futura

il progetto rossoverde per Portogruaro
 

Cronache dell’ospedale che verrà (nov 2011 – lug 2014)

8 luglio 2014
Pubblicato da Adriano Zanon

La posizione dei rossoverdi sul cosiddetto ospedale nuovo e unico è nota e si può leggere su questa medesima pagina, ma per seguire il dibattito abbiamo pensato di raccogliere dalla rete qualche altro testo.

Abbiamo escluso le uscite del direttore dell’Ulss 10, Carlo Bramezza. Costui è infatti molto presente sui media locali, ma sembra più preoccupato a polemizzare con le uscite a lui contrarie, come un bambino al quale si sta negando il giocattolo, surrogando anche i responsabili politici della Giunta regionale veneta, piuttosto di fornire dati e spiegazioni verosimili ovvero contributi concreti al dibattito.

8 luglio 2014
Luca Zaia, governatore del Veneto: “Ci vuole l’ospedale unico – Non ci saranno mazzette”

[Estratto] «È scandaloso che quando si parla di nuove opere pubbliche per il territorio», ha detto il presidente della Regione, «ci sia oggi chi grida immediatamente allo sperpero di risorse pubbliche e alle ruberie dei politici. Il futuro del Veneto Orientale è questo, per risparmiare e gestire al meglio le risorse disponibili, quindi arrivare a una sanità davvero di alto livello. Non si può sempre dire che ogni opera pubblica viene decisa per poi rubare. Noi abbiamo il compito di garantire efficienza alla sanità. Pensare oggi a un ospedale sotto casa è sbagliato. Così erano sorti gli ospedali una volta, ma in altri tempi. Oggi abbiamo trasporti veloci, possiamo avere referti on line. Abbiamo in Veneto un tasso di ospedalizzazione di sette giorni di media, stiamo puntando davvero in alto a eccellenza e specializzazioni e per questo serve una struttura unica di riferimento».

24 giugno 2014
Consiglio comunale di Portogruaro: “No all’ospedale unico, si al potenziamento dei servizi territorialiâ€

[Estratto] Nella seduta dello scorso 23 giugno il Consiglio Comunale ha votato un ordine del giorno su “Le scelte per l’ospedale e i Servizi Socio Sanitari nel Veneto Orientale. Il documento riporta, anche alla luce di quanto emerso sul piano tecnico-politico nel Consiglio Comunale del 16 giugno 2014 e dei vari interventi che si sono succeduti, la posizione unitaria dell’intero consiglio comunale contro l’ospedale unico, perché oggi non rappresenta una priorità.
Quindi “No all’ospedale unico senza se e senza ma†anche da parte dei 2 astenuti (votazione: 16 voti favorevoli, 2 astenuti su 18 presenti) che hanno voluto con il loro voto unicamente non indicare la possibile sede da preferire in caso di realizzazione dell’Ospedale unico.
“Il Consiglio Comunale nella sua interezza e con il sostegno dichiarato di tutti i consiglieri – afferma il Sindaco – infatti, ha ribadito la necessità di investire nelle strutture territoriali, inoltre ha evidenziato che l’ospedale unico, o nuovo come oggi viene diversamente e autonomamente definito dal Direttore dell’ULSS 10, creando nuovi equivoci, si presenta come una sommatoria in ribasso degli ospedali già esistenti, e quindi con un conseguente inutile spreco di risorse.â€

16 maggio 2014
M5S Basso Piave/Portogruaro: “No all’ospedale unico nel Veneto Orientale”

[Estratto] “In merito all’annuncio della Commissione tecnica incaricata dalla Regione Veneto di realizzare una struttura sanitaria unica per il Veneto Orientale a San Donà di Piave, il M5s Basso Piave/Portogruaro e Veneto Orientale ribadisce la propria disapprovazione per questo metodo di scelta e di progettazione della sanità pubblica locale, portato avanti nella totale assenza di qualsiasi dato oggettivo.
Prima di decidere, servirebbe uno studio comparato tra le varie possibilità con annessi costi-benefici. Siamo certi che alla fine la soluzione giusta sarebbe l’ammodernamento e la razionalizzazione degli esistenti.
Aldilà della totale mancanza di qualsivoglia dato oggettivo circa la reale necessità dell’opera, nonché dell’assenza di un piano di intervento, di un piano di spesa, di un piano di gestione della futura opera, non è stata spesa una sola parola per chiarire: il destino delle attuali strutture presenti sul territorio, la matrice dei finanziamenti necessari alla sua realizzazione, la natura pubblica o privata della sua gestione.â€

9 aprile 2014
Luca Zaia, governatore del Veneto: “L’ospedale di Portogruaro non si toccaâ€

[Estratto] “L’ospedale di Portogruaro ha competenze professionali e apparecchiature che lavorano benissimo e che non possono essere smantellateâ€. A dirlo è il Governatore della Regione Veneto Luca Zaia, che abbiamo incontrato ieri a Verona in occasione del Vinitaly, la più importante fiera italiana del settore vitivinicolo. (…) Zaia conclude: “Gli spostamenti hanno un costo per i cittadini e sarebbe impensabile chiedere loro di correre su e giù per le strutture regionali avendone una eccellente proprio in casaâ€.

10 febbraio 2014
PD di San Donà di Piave: “Ospedale Unico: una cortina di fumo negli occhi”

Per ora, l’ “ospedale unico†eÌ€ soltanto una cortina di fumo negli occhi, per distrarre lo sguardo dalla brutta realtaÌ€ di un servizio sanitario dell’AULSS 10 che peggiora di giorno in giorno. Di concreto – nonostante le richieste che da mesi e mesi si vanno facendo – non c’eÌ€ praticamente niente: neÌ soldi, neÌ progetti, neÌ analisi di costi e benefici. Anche l’incontro di venerdiÌ€ in Regione eÌ€ rimasto nel piuÌ€ vago del vago.
I cittadini del Veneto Orientale evitino di cascarci e pretendano da subito il miglior servizio possibile. Dai responsabili – da Zaia, a Coletto, al Direttore Bramezza – dobbiamo pretendere, e avremmo diritto di ricevere, risposte precise sul presente e sull’immediato futuro: sulle liste d’attesa, sullo squilibrio – tutto a nostro svantaggio – tra la spesa pro capite per la nostra e le altre aziende sanitarie, sullo scandalo delle schede sanitarie dove calano di posti letto negli ospedali pubblici e aumentano nelle cliniche private, dove si pensa di costruire una medicina senza chirurgia ed una chirurgia senza medicina, sulla sanità territoriale che va in degrado, sui tagli sempre più pesanti al settore sociale, sui poliambulatori e gli ospedali di comunità che non ci sono ecc..
Non dicono niente su tutto questo (e ancor meno fanno), e il servizio sanitario nel Veneto Orientale peggiora costantemente. Intanto peroÌ€ continuano a buttarci addosso il fantasma dell’Ospedale Unico, guardandosi bene peraltro dallo spiegare in modo sensato percheÌ mai dovrebbe essere una soluzione e la migliore. Viene solo a noi il sospetto che i soldi (parecchi milioni di euro) per finanziare un’opera che al meglio sarebbe disponibile tra diversi anni, si voglia farli saltar fuori dai “risparmi†(cioé dai tagli) ai servizi nella nostra stessa AULSS?

6 settembre 2013
Lettera del Sindaco di Portogruaro: “Migliorare subito la sanità del territorio – Portogruaro è comunque la miglior candidatura”

[Estratto] “L’intero Consiglio Comunale all’unanimità da sempre e comunque a partire dal 2010 con le iniziali manifestazioni di riorganizzazione della sanità da parte della Regione Veneto, anche nell’ultima seduta dello scorso 26 agosto, ha ribadito la necessità di qualificare e potenziare la sanità nel territorio non rinviando scelte e decisioni urgenti ad una futura ipotesi di Ospedale Unico, ma nel contempo ha ritenuto di dover esprimere a riguardo la candidatura della città e ciò sulla base di tutte le argomentate motivazioni sopra esposte.
È con tale mandato e, quindi, con la forza dell’intero Consiglio Comunale e dell’intera Comunità che ribadisco la candidatura di Portogruaro a sede dell’ospedale unico in quanto, per le ragioni esplicitate, unica sede che potrà garantire risposte immediate e concrete ai cittadini sul mantenimento e potenziamento degli attuali livelli di assistenza sociosanitaria, rappresentando la scelta più razionale in termini di investimento finanziario e strategico per il futuro del territorio del Veneto Orientale, anche in rapporto alla funzione di integrazione tra “il sistema sanitario territoriale†Veneto e friulano.â€

2 novembre 2011
PD di San Donà di Piave: “Ospedale unico a rete”

[Estratto] “Siamo lieti che la Conferenza dei Sindaci abbia, nel suo insieme, ribadito la votazione del dicembre scorso in cui si definiva un ospedale unico a rete – con tre poli specializzati a Portogruaro, Jesolo e San Donà. Siamo contenti che si evidenzi che l’ospedale unico, inteso come unica struttura, sia un progetto che ad oggi non è sostenibile data la situazione di precarietà. L’ospedale a rete è l’unica soluzione ad oggi fattibile per rispondere alle emergenze esistenti nel nostro territorio, una specializzazione che deve garantire razionalità e specificità. Ci auguriamo che a breve quest’idea prenda forma e che vengano portati aggiornamenti sulla specializzazione votata dalla conferenza dei sindaci nel dicembre 2010. Nel dicembre 2010, infatti, la conferenza dei sindaci non ha votato per l’Ospedale Unico come unica sede, ma l’Ospedale Unico – gestione unica – a rete.â€

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No all’ospedale unico

1 giugno 2014
Pubblicato da La Città Futura

La LISTA ROSSOVERDE – LA CITTÀ FUTURA è contraria all’ipotesi di ospedale unico per tutto il territorio dell’Ulss10 e chiede il rafforzamento della sanità pubblica e delle sue strutture.

Notizie di stampa affermano che ormai spetta alla Conferenza dei sindaci decidere sulla relazione dei tecnici in merito alla localizzazione del nuovo ospedale, una struttura unica destinata a sostituire almeno tre delle quattro unità esistenti sul territorio dell’Ulss 10, il portogruarese-sandonatese, dove ci sono attualmente tre strutture pubbliche (a Portogruaro, San Donà di Piave e Jesolo) e una privata (la clinica Rizzola di San Donà).

Finora però ai cittadini di questo territorio non è data conoscenza delle ragioni di una simile opzione strategica. Si parla della necessità di ridurre i costi da un lato e di ottenere una struttura in grado di competere in eccellenza dall’altro. Ma non si conoscono i termini economici del piano, i costi ed i benefici, da parte di tutti, dell’Ulss 10, ma anche dei cittadini interessati.

In realtà è da anni che l’Ulss 10 conduce una politica di riduzione delle strutture, di taglio del personale e d’impoverimento dei servizi portogruaresi. L’ulteriore determinazione di marginalizzare la struttura di Portogruaro è stata comunicata con chiarezza nello scorso dicembre, programmando l’eliminazione nel 2015 dei reparti di Pediatria e Psichiatria, due funzioni fondamentali per un territorio, previste solo a San Donà. E si noti, anche la psichiatria portogruarese che è stata per decenni una riconosciuta eccellenza nazionale.

Pensare di togliere completamente l’ospedale a Portogruaro significa progettare in maniera precisa il suo impoverimento civile, la sua sofferenza sociale. Sappiamo tutti dei problemi economici del portogruarese; in particolare delle difficoltà nell’insediamento delle attività industriali, perché è a ridosso del Friuli Venezia Giulia, regione a statuto speciale dove si possono avere notevoli vantaggi ad investire. Ma Portogruaro è sempre stato il capoluogo, il centro ed il riferimento di un’area geografica. Questa funzione è stata ottenuta nel tempo soprattutto per la logistica (strade e ferrovia), le scuole secondarie e l’ospedale, oltre che per ragioni commerciali.

Ma il consolidamento e la ripresa dello sviluppo civile del portogruarese non può prescindere dalla presenza dell’ospedale pubblico, che non è solo un luogo di lavoro per alcuni residenti, ma soprattutto il più vicino luogo di appoggio per chi ha bisogno. Nessun buon amministratore, come nessun cittadino del portogruarese può accettare l’idea di perdere l’ospedale. E non c’è maggioranza di organismo, come la Conferenza dei sindaci del Veneto Orientale, che possa prendere una simile, inconcepibile, decisione.

Invitiamo dunque tutti gli amministratori responsabili di tal decisione a non commettere un delitto verso questo territorio, verso i cittadini più deboli, i bambini e gli anziani, quelli affetti da gravi patologie fisiche e psichiche, quelli che non hanno un reddito che permetta loro di trovare sul “mercato” sanitario la miglior soluzione, anche verso le famiglie più deboli, quelle che non hanno la possibilità di coprire il deficit di assistenza sociale.

La necessità di avere le migliori prestazioni in strumenti e medici, le cosiddette eccellenze, concentrando tutto in un edificio in grado di competere a largo raggio, è semplicemente una colossale frottola o un falso problema, non distinguendo alcune analisi o terapie speciali dalla gran parte d’interventi, dalle prassi terapeutiche di routine ma fondamentali per tutti i cittadini.

Servono invece migliori servizi territoriali, sull’educazione alla salute, sull’alimentazione, sulla prevenzione, sulla riabilitazione, sulle cure da dipendenze (tossicodipendenze, ma anche dal gioco). Ma l’allargamento di questi non possono far rinunciare con superficialità al presidio ospedaliero, un riferimento fondamentale anche per gli operatori esterni, dai medici di base ai professionisti paramedici, dai volontari alle associazioni.

Noi rossoverdi non vogliamo l’ospedale unico, né a Portogruaro, né altrove.
Chiediamo che l’ospedale unico sia tolto dall’agenda del Veneto Orientale.
Chiediamo una seria discussione pubblica sui servizi, ospedalieri e territoriali, con l’obiettivo di renderli anche più efficienti, per tutti.
Chiediamo che vengano garantiti i servizi sanitari e sociali, soprattutto ai cittadini più deboli e bisognosi.

(Portogruaro, 1 giugno 2014)

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Staffetta, ma la corsa continua

21 marzo 2014
Pubblicato da La Città Futura

Nella mattina di oggi, 21 marzo, primo giorno di primavera, il sindaco Antonio Bertoncello ha comunicato le dimissioni di Ivo Simonella da Assessore e la sua sostituzione con Patrizia Daneluzzo, nonché la redistribuzione di alcuni referati.

Noi rossoverdi vogliamo ringraziare anche pubblicamente Ivo Simonella per l’intelligenza dimostrata e la sua assidua dedizione al ruolo di Assessore. La sua esperienza merita il riconoscimento nostro e dei cittadini per lo stile di lavoro, lo spirito di confronto e di dialogo, il coraggio all’innovazione, sempre fusi con la lealtà al progetto amministrativo votato.

Facciamo gli auguri a Patrizia Daneluzzo, già nostro Capogruppo, che viene nominata in Giunta, dove siamo certi che anche nel poco tempo che ci separa dalle prossime elezioni amministrative darà un’altra dimostrazione della sua passione ed intelligenza.

Salutiamo il nuovo consigliere comunale Lucia Steccanella che fa così la sua prima esperienza, ma che non sarà mai sola, avrà tutto il nostro supporto.

Ci saranno altre occasioni e sedi per analizzare il lavoro fatto, come le difficoltà, i problemi, i compromessi in un periodo particolarmente difficile dell’amministrazione comunale di Portogruaro. Difficoltà e problemi certamente non solo locali, nei quali si è trovato tutto il nostro Paese. Alcuni problemi tra quelli affrontati hanno avuto natura esogena, come i limiti di spesa, come alcuni problemi ambientali (Terza corsia, centrali a biomasse, ipotesi TAV) o quello della minaccia di non avere più un presidio ospedaliero a Portogruaro. Altri erano di natura endogena, interni all’attuale maggioranza (p.es. il difficile confronto sul PAT).

Noi rossoverdi siamo consapevoli che nel 2010 la vittoria dello schieramento che appoggiava la candidatura di Bertoncello sia stata un successo meritato, sia per i contenuti apprezzati dai cittadini con il voto, sia perché ottenuto in un contesto estremamente difficile, col voto simultaneo alle Regionali, che fu un plebiscito favorevole alle destre. Ma pensiamo che le ragioni del nostro ruolo – decisivo in quell’occasione – e della nostra presenza siano ancor più forti oggi.

La Lista Rossoverde “La Città Futura” è una lista civica comunale aperta alla partecipazione di “tutti coloro che si riconoscono nei valori della pace, della solidarietà, della legalità, della partecipazione, della sostenibilità, della tutela dell’ambiente, della difesa dei diritti†– niente di più e niente di meno. Su questa ispirazione di fondo restiamo aperti al contributo ed al confronto con tutti i nostri concittadini.

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Piano Energetico Regionale Veneto: incontro

8 gennaio 2014
Pubblicato da La Città Futura

L’incontro pubblico è confermato per sabato 11 gennaio 2014, ore 17.00, in Sala Caminetto in Villa Municipale.

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Piano Energetico Regionale Veneto

22 novembre 2013
Pubblicato da Ermes Drigo

Le osservazioni scadono il 23-12-2013. Coraggio!

Nel BURV n. 90 del 25 ottobre 2013 è stata pubblicata la Deliberazione della Giunta regionale n. 1820 del 15 ottobre 2013 con la quale sono stati adottati il Documento di Piano, il Rapporto ambientale, il Rapporto ambientale, sintesi non tecnica del “Piano Energetico Regionale – Fonti Rinnovabili – Risparmio Energetico – Efficienza Energeticaâ€.

Tali documenti, unitamente all’avviso del loro avvenuto deposito presso l’Unità di Progetto Energia, le sedi degli Uffici regionali per le relazioni con il pubblico della Regione del Veneto (U.R.P.) e gli uffici delle Province, sono consultabili nel portale della Regione.

Chiunque ne abbia interesse può prenderne visione e presentare le proprie osservazioni esclusivamente secondo le modalità indicate nell’allegato E) alla DGR n. 1820/2013, utilizzando con preferenza il questionario di consultazione pubblica scaricabile dal sito.

Il termine entro il quale potranno essere trasmesse le osservazioni è di sessanta giorni a partire dal 25 ottobre 2013, data di pubblicazione sul BURV del provvedimento di adozione del Piano.

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Ecco perché la ZTL salverà il commercio nel centro storico, ovvero dal centro commerciale alla città commerciale

26 maggio 2013
Pubblicato da Ermes Drigo

Il 9 giugno 1988 il sindaco di Portogruaro Gastone Rabacchin, su proposta dell’allora assessore Giovanni Forte, ordina l’istituzione di una Isola Pedonale (S. Giovanni, parte di via Martiri e parte di via Spalti) nel centro storico nei giorni di sabato con decorrenza 11 giugno 1988. Avete letto bene, correva l’anno 1988, esattamente 25 anni fa e da allora, con più o meno sussulti (importante per esempio la proposta dell’allora assessore Sergio Zanetti del 1991 sostenuto da 200 cittadini firmatari, o la proposta dell’ASCOM di Portogruaro attraverso lo studio della Società Infrastrutture per il Commercio il Turismo ed i Servizi di Milano del 1993), l’amministrazione di Portogruaro ha tentato di coniugare la tutela del centro storico con l’attività dei commercianti scontentando sempre quest’ultimi.

Oggi a fronte dell’ennesima proposta del sindaco Bertoncello, una ZTL (Zona a Traffico Limitato) di notte, dalle 21 alle 7 di mattina, sono insorti per l’ennesima volta i commercianti del centro storico, con serrate e manifesti di protesta: ritengono, infatti, di essere danneggiati dalla ZTL.

Non mi soffermo sui diritto di vivere bene dei residenti oppure sul diritto dei turisti di visitare in tranquillità un centro storico medioevale e rinascimentale di pregevole fattura, né tanto meno sul dovere della conservazione dei beni culturali; vorrei far comprendere invece come la necessità di organizzare diversamente il commercio oggi (un’offerta organizzata con una vasta gamma di merci con orari flessibili in uno spazio bello) abbia bisogno di una città storica, architettonicamente pregevole e libera dal traffico.

A nulla serve porre il problema del non traffico o dei parcheggi – problema che comunque non esiste – per giustificare un sistema di vendita vecchio, che mira di più ad evitare nuove o diverse occasioni di commercio per tentare di salvaguardare i pochi ed in estinzione commercianti del centro. Una dimostrazione è il mercato del giovedì che attira tante persone anche da fuori disposte a parcheggiare anche a Portovecchio pur di comperare in uno spazio storico, ovviamente senza automobili, magari facendo quattro “ciacoleâ€.

Il commercio oggi è in crisi non solo nel centro storico e non solo in Italia ma in quasi tutto il mondo per tre motivi che nulla hanno a che fare con l’amministrazione di Portogruaro:
1- esiste una crisi economica mondiale che ha ridotto il livello di ricchezza e dunque la capacità di spesa di noi tutti;
2- il commercio è diventato globale e senza regole, perciò tutto il mondo è in concorrenza, allargando a dismisura non solo il mercato ma sopratutto gli operatori. Il classico esempio è rappresentato dal commerciante cinese che si sta sostituendo ai nostri commercianti in settori come i bar che sono sempre stati parte importante per la nostra società;
3- per vendere c’è sempre più bisogno di avere prezzi bassi e di conseguenza lavorano solo le società, i paesi che permettono lo sfruttamento di milioni di braccianti e noi, Italia, nonostante il continuo tentativo di eliminare qualsiasi diritto dei lavoratori non siamo in grado di competere nei prezzi con l’Asia e con parte dell’Est Europa.

Cosa bisogna fare? In Europa, soprattutto in Francia, per sollevare il commercio dalla crisi, si stanno costruendo le città commerciali (vedi come esempio l’outlet di Noventa di Piave) tentando di imitare ovviamente le proprie città storiche per fornire un prodotto completo con orari flessibili. Si entra con tutta la famiglia, si fanno spese, si guarda il cinema, si gioca a calcetto, si incontrano gli amici, si legge il giornale, si fanno riparare le scarpe, si segue un corso di yoga ecc, ovviamente ci si muove a piedi lasciando fuori le automobili.

A Portogruaro e non solo, la città pregevole dal punto architettonico e storico c’è già, non abbiamo bisogno di crearla: da sempre il centro storico ha funzioni commerciali e non solo, ci manca l’offerta merceologica vasta e coordinata, gli orari flessibili più adatti agli orari dei possibili compratori e la possibilità di passare parte della giornata camminando lasciando l’automobile fuori.

Per l’automobile l’amministrazione comunale ci sta provando dal 1988, per l’offerta merceologica vasta e coordinata e per gli orari flessibili invece non c’è traccia. Vuoi vedere che dopo 25 anni scopriamo che la soluzione del commercio in centro storico non dipende dal Comune ma dai commerciati e dalle loro associazioni di categoria? Accidenti, eppure bastava leggere quello che la stessa ASCOM aveva scritto nello studio del 1993.

Lasciamo stare le contrapposizione politiche, partitiche o elettorali e lavoriamo per attuare il progetto di città commerciale sopra descritto, e allora la ZTL e l’isola pedonale non saranno più la causa della crisi ma l’opportunità della rinascita commerciale e anche culturale.

P.S. E’ più bella la città storica costruita oggi o quella esistente da centinaia di anni che i nostri antenati ci hanno trasmesso e che noi dovremmo trasmettere alle generazioni future? Coraggio.

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Veneto: quanto ci costano le grandi opere? Chi ci guadagna?

16 aprile 2013
Pubblicato da Ermes Drigo

Sai cos’è un “progetto di finanzaâ€? (in inglese “Proiect financingâ€)

Imprenditori privati propongono alla Regione progetti di “Grandi opere†e si fanno anticipare i capitali dalle Banche. La Regione le decide fuori da ogni piano programmatico. Il conto, con gli interessi e lauti guadagni, lo paghiamo noi con le tasse e i pedaggi su strade ed ospedali.

Queste Opere vengono inserite nella “Legge obiettivo†che toglie ogni decisione ai Comuni e ogni controllo alla popolazione: un furto di democrazia. Poi, per evitare modifiche ragionevoli viene inventata una “situazione di emergenza†e imposto un Commissario: per l’autostrada Pedemontana Veneta è l’ing Silvano Vernizzi che diventa esecutore del progetto e il controllore di sé stesso come Dirigente regionale della VIA (Valutazione Impatto Ambientale): una follia illegale. Non solo, ma gli atti del progetto sono stati rigidamente secretati, a tutti anche ai consiglieri regionali trattandosi di concessionaria, impresa privata, ma per un’opera pubblica. In merito è stata interrogata anche l’U.E.

Dentro le Grandi opere ci sono investimenti e speculazioni colossali, scorciatoie illegali e tanta corruzione: di questi giorni sono gli arresti dell’ing. Piergiorgio Baita della ditta Mantovani, W. A. Colombelli e della ex segretaria di Galan, Claudia Minutillo.

I nomi ricorrenti delle ditte “prendi-tuttoâ€, oltre alla Mantovani (capofila anche del Consorzio Venezia Nuova), sono Gemmo Impianti, Studio Altieri, GruppoAstaldi, Pizzarotti, Cis, Net Engineering, Condotte, Fincosit, Adria Infrastrutture. Le persone di spicco che hanno favorito i progetti di finanza: Galan, Lia Sartori, Marchi, Stefanel, Endrizzi, il presidente della Regione Zaia, il vice Zorzato, l’assessore Chisso e il suo dipendente Vernizzi.

Quali sono i principali Progetti di finanza realizzati o programmati?

    Ospedali: “All’Angelo†e Centro Protonico Mestre, Alto Vicentino Santorso (VI), Treviso (ristrutt.), Padova (nuovo), Bassa Padovana, “Della Donna e del Bambino†e Borgo Roma (ristrutt.) Verona.
    Stradali: Autostrada Pedemontana Veneta (VI-TV), Nuova Valsugana (VI), Nogara-Mare (VR-RO), A27 Pian di Vedoia-Longarone (BL), Meolo-Jesolo (VE), Valdastico Nord (VI), Valdastico Sud (VI-RO), tangenziali Verona-Peschiera (VR), Padova-Vigonza(PD) e GRA di Padova (PD). Orte – Mestre, tangenziale delle Torricelle (VR).
    Marittimi: Rigassificatore Porto Tolle (RO), Porto Marghera (VE), Sub-lagunare Ve-Tessèra (VE), Sistema Integrato Fusina Ambiente (VE), Nuovo Porto offshore (VE).

Sai a quanto ammontano e come si pagano i debiti?
La cifra complessiva prevista per questi progetti è enorme.

Per le autostrade ci saranno pedaggi pesanti (come già per Padova-Mestre e Passante). Gli spostamenti in auto saranno quasi tutti a pagamento. Se non ci sarà un sufficiente flusso di traffico, la Regione si impegna a versare la quota mancante alle imprese, che quindi sono a rischio zero: una vera truffa a nostre spese!
Per ospedali e altre opere, le imprese ricevono in concessione i servizi per 30 anni. Quindi pagheremo di più la Sanità non per migliorare il servizio, ma per il guadagno dei costruttori.
Alla fine i costi risultano quasi sempre raddoppiati: per l’Ospedale di Mestre paghiamo 399 milioni invece di 236. E con la crisi, molte opere non verranno neanche completate…

Sai qual è il consumo di suolo nel Veneto?
La diminuzione di Superficie Agricola Totale è di 13.991 ettari l’anno, pari a 38 ettari al giorno (più di 53 campi di calcio).

Il consumo di suolo per urbanizzazioni e infrastrutture varie è di 1.382 ettari l’anno pari a 3.8 ettari/giorno.
Dal 1990 al 2010 la Sup.Agricola Veneta è diminuita del 21.5%, 279.830 ettari.

Ultime due osservazioni
Ricordati:
– queste opere, anche se non sono costruite vicino a casa tua, dovrai pagarle anche tu;
– trovi giusto lasciare in eredità a figli e nipoti i debiti fatti oggi per gli interessi di alcuni gruppi privati, non per il bene comune ma per la devastazione del territorio?
____________

Ecoistituto del Veneto, Forum Salviamo il Paesaggio, AmicoAlbero, Opzione zero riviera Brenta ve, Comitato Ambiente sicuro Noale-salzano ve, Noale ambiente ve,No grandi navi ve, Movimento dei Consumatori veneto, No Mose ve, Osservatorio amianto Mira ve, Coordinamento comitati ambientalisti Lido ve, , Medicina democratica, MultimediaRecords, Mira2030 ve, Comitati No biomasse veneto orientale, Veneziambiente, Lasciateci respirare Monselice e pd, Legambiente, Comitati bassa padovana No biomasse, Beati i costruttori di pace, Salvaguardia idraulaulica del territorio pd-ve, comitato Difesa ambiente padova est, Wwf padova, comitato E noi? monselice pd, Amissi del Piovego padova, Associazione Esposti amianto, Movimento polesano Badia, Coordinamento comitati polesine, comitato Si superstrada-No autostrada Nogara-mare, Alisei silea tv, Comitati riuniti Rifiuti zero-Riciclo totale tv-ve, Mountain Wilderness veneto, Arianova Pederobba tv, Comitati veronesi, Movimento nonviolento, Comitato Fumane futura vr, Coordinamento comitati vicenza, Abc Laboratorio civico romano ezz.vi, Movimento salvaguardia Ambiente Thiene vi, Comitato Presidio S.Pietro Rosà-tezze vi, No Valdastico nord, Comitato No gassificatore Cassola vi, Per altre strade bl

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Vignetta involontaria: Asfittico

15 aprile 2013
Pubblicato da Lorenzo Bussi

Un asfittico tricolore pende dal davanzale della villa comunale: metafora quanto mai appropriata della nostra malata Repubblica.

Qualcuno intervenga, sostituendo quel cencio scolorito e contorto!

A presto.
Lorenzo

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Le vignette di LB: Batosta

8 marzo 2013
Pubblicato da Lorenzo Bussi

Batosta

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Un voto contro

5 marzo 2013
Pubblicato da Adriano Zanon

Un’analisi delle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013

Dieci giorni dopo le elezioni più incredibili della storia nazionale, ma ancora in anticipo sugli sviluppi politici, cerchiamo di leggere i dati per capire se non ci siano elementi non colti o oscurati dai commenti. Qui faremo solo un’analisi essenziale dei numeri e pochissime considerazioni politiche.

Partiamo dai titoli principali dell’esito elettorale:
1) il sensibile aumento dell’astensione;
2) la grande affermazione del M5S, primo partito alla Camera;
3) l’arretramento e la non-vittoria tecnica di PD e alleati;
4) il tonfo di PdL, nascosto dalla cosiddetta rimonta finale;
5) la débâcle della Lega (mitigata dalle regionali lombarde);
6) il fallimento della lista Monti;
7) il ritorno della sinistra in parlamento con SEL, ma non con Rivoluzione Civile.

 

(Chi non avesse voglia di leggere tutto questo minestrone può passare in fondo direttamente al capoverso “Facciamo un riassunto”.)

 

L’aumento dell’astensione. Ha votato il 75,2%, poco più di 35 su quasi 47 milioni, ma quasi 2,7 milioni in meno del 2008 (80,5%). Sono molti, sono un ulteriore partito che vota “controâ€. Da notare che l’astensione è un fatto progressivo in Italia, nel 1976 votò il 94,4%, quasi il 20% in più di oggi.

L’affermazione del Movimento 5 Stelle. E’ indubbio che queste elezioni verranno ricordate come quelle dell’affermazione del movimento creato da Beppe Grillo. Non c’è memoria di un record simile in tutta Europa: una lista che alle prime elezioni nazionali ottiene il 25,6%, con 8,7 milioni di voti. Aveva infatti partecipato solo ad alcune amministrative del maggio 2012, quando conquistò il municipio di Parma (20% al primo turno e 60% al secondo) e alle regionali siciliane di fine ottobre 2012, dove ottenne quasi il 15%. Quindi una delle caratteristiche fondamentali di questo voto è l’aumento improvviso del consenso al M5S, anche se i sondaggi preelettorali a due settimane lo davano già al 18%. Il voto peraltro è geograficamente piuttosto omogeneo, con minimi in Trentino A.A. (14,6%) e Lombardia (19,6%) e massimi nelle Marche (32,1%) e Liguria (idem). Ottenuto senza strutture tradizionali sul territorio e distribuito anche dove non è arrivato Grillo col camper o col suo blog, il voto ha significati che l’intellettuale collettivo italiano ha ancora difficoltà ad accettare e capire.

Il fiasco del Partito Democratico. Atteso dai sondaggi e soprattutto dai propri dirigenti come il grande vincitore, il PD ha ottenuto alla Camera solo 8,6 milioni di voti ed il 25,4%, quando nel 2008 ne ebbe 12,1 milioni e il 32,8% (-3,4 ml, -29 %). Prima ancora della striminzita vittoria alla Camera grazie al Porcellum e all’ingovernabilità del Senato, il fallimento si misura proprio sul numero dei consensi. Un’analisi interna a questi voti permette anche di vedere come siano poco omogenei: un quarto scarso (23%) è nelle tre regioni rosse, mediamente al 36,7%; un altro quarto è in otto circoscrizioni con una media del 26,7% (minimo in Friuli al 24,7%, massimo in Marche e Liguria al 27,7%); ma nel restante 51% il dato medio è al 21,8%. In altri termini, il PD ha un consenso mediocre in oltre il 50% del paese, dove lo votano solo un elettore su cinque. Il fiasco del PD a queste elezioni però è clamoroso solo rispetto alle attese successive alle primarie di coalizione di tre mesi prima, che – soprattutto per ragioni interne – hanno chiuso, anziché aprire, la campagna elettorale, dove si è presentato come un partito senza idee e senza la volontà reale di cambiare una situazione socialmente insostenibile.

La disfatta del PdL. Poco dopo lo scrutinio e ancor oggi gira la strana notizia della grande rimonta del PdL, anzi del suo boss che da solo avrebbe permesso un recupero sul PD fino a sfiorare la vittoria alla Camera. Ma le cose sono messe in tutt’altro modo. Il PdL ha avuto alla Camera 7,3 milioni di voti e il 21,6%, mentre nel 2008 ne aveva 13,6 e il 37,0%: sono 6,3 milioni in meno, il 46% del proprio elettorato. In tutte le elezioni nazionali dal 1994 il voto aggregato con quello di Alleanza Nazionale non era mai sceso sotto13,3 milioni, con la punta di 15,4 nel 2001. Anche qui non esiste un calo simile tra i precedenti nazionali ed il calo è distribuito dappertutto, anche dove il voto si mantiene sopra la media nazionale (sud e isole tra il 23 ed il 27%). L’unica vera stranezza, ma comprensibile, non è stata la cosiddetta rimonta, dovuta solo al fatto che siamo in presenza di un elettorato che in buona parte non palesa le sue intenzioni nei sondaggi, ma il fatto che oltre 7 milioni di elettori non abbiano trovato un altro forte e chiaro riferimento di destra, riversandosi solo in minima parte su Monti e quindi in buona parte su Grillo. Questa dunque è oggi un’area di grandissima volatilità elettorale e in attesa di nuovi riferimenti, di una nuova guida.

La caduta della Lega è ancor più fragorosa. Pur trovandosi all’opposizione del governo Monti, passa da 3,0 (8,2%) a 1,4 milioni (4,1%). Il calo (-54%) la ridimensiona a fenomeno locale, con il 9,6% a Nord Ovest e il 9,0% al Nord Est. Ma con il 18% tra le alpi e prealpi lombarde, il 9% nel milanese e solo il 5% in Piemonte. Nelle venezie rimangono al 12-13% Verona, Vicenza e Treviso, ma Trento e Friuli sono a 7% circa ed Emilia e Liguria appena sopra il 2%. Il voto nelle regionali lombarde (13,0%), dove la lista “Maroni Presidente†prende un altro 10,2%, ha l’effetto di resilienza previsto, confermando anche che il bacino elettorale è in osmosi con quello grillino.

Con il PdL e la Lega, va ricordato che la destra si presentava anche come “Fratelli d’Italia†(1,95%) e “La Destra – Storace†(0,65%). Insieme a liste minori questi hanno raccolto poco meno della Lega, cioè 1,2 milioni di voti (3,5%), portando l’intera coalizione al 29,2% e 9.923mila voti, a soli 125mila voti dal centro-sinistra (10.048mila). L’intera coalizione di destra comunque è passata da 17,1 a 9,9 milioni di voti, 7,1 milioni in meno (-17,1%, – 42% del precedente elettorato).

Il fallimento della coalizione Monti è netto ed è un segnale tra i più chiari di questo voto. In termini numerici la lista “Scelta Civica†potrebbe esser considerata un successo con i suoi 2.824mila voti (8,3%), se non fosse che ha cannibalizzato i suoi alleati. Infatti l’UDC (Casini) è passata da 2.050mila (5,6%) a 608mila (1,8%) e FLI (Fini) ha raccolto solo 159mila (0,46%). Così, sia il totale di 3.591mila voti (10,6%) che il bilancio netto di 1,5 milioni di voti, insieme alla caduta della destra (-7,1 milioni) e ai cedimenti del PD (-3,4 milioni), suonano come un flop della leadership personale di Monti, oltre che del governo da lui presieduto.

A sinistra, SEL avrebbe vinto, entrando in parlamento con 1.089mila voti e il 3,2%, se il PD non avesse fallito. Il voto è sempre attorno al 3%, con punte solo in Puglia (6,5%) e Basilicata (5,9%). E’ certo che SEL ha avuto pubblicità dalle primarie ma non dall’opposizione virtuale al governo Monti, peraltro mai gridata. Come risultato in sé è dunque tra i più deludenti.

Il risultato peggiore però è quello di RC – Ingroia, con soli 765mila voti e il 2,2%. Il cartello di Sinistra Arcobaleno nel 2008 aveva avuto 1.124mila voti e il 3,1%. Ma allora alleato del PD c’era anche l’IDV di Di Pietro con 1.594mila voti (4,3%), voto oggi frantumato e disperso. Con la sconfitta di Ingroia, su cui torneremo, abbiamo così visto la fine politica di Di Pietro, assieme a quella dei comunisti, dei verdi e l’aborto degli arancioni di De Magistris.

Facciamo un riassunto delle differenze dei voti (in milioni). In questa nostra analisi non abbiamo considerato alcune liste minori raccolte in “altri”.
-2,7 astensione
+8,7 M5S
-7,1 destra (-6,3 PdL, -1,6 Lega, +0,8 altri)
+1,5 Monti
-3,4 Pd
+1,1 Sel
-1,6 Idv
-0,4 sinistra
+1,2 altri

E facciamo delle ipotesi aritmetiche, molto comode ma verosimili:
1) che la destra abbia perso 1,5 milioni di voti verso l’astensione e 1,5 verso Monti: siamo a 3 milioni, ma 4 milioni vanno al M5S;
2) che il voto della piccola sinistra sia un travaso interno: ma dall’Idv si libera così quasi 1 milione di voti verso il M5S;
3) che il Pd perda mezzo milione verso l’astensione, ma circa 3 milioni verso il M5S;
4) che il M5S prenda dunque 4 milioni da destra, 3 dal Pd, uno dall’Idv e un altro (scarso) dall’astensione.

I flussi reali sono senz’altro più complessi e sfumati, ma la sostanza non può essere molto diversa: il M5S ha preso metà voti a destra e metà a sinistra, su una linea contro gli attuali partiti e contro il governo Monti e la linea “europeista”. Come dire che questa volta ci è andata bene, perché c’erano Grillo e Casaleggio a raccogliere questo voto “contro”. Alla prossima.

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