La Città Futura

il progetto rossoverde per Portogruaro
 

Area Ex-Eni e Discarica – ANDIAMO A VEDERE!

19 marzo 2010
Pubblicato da La Città Futura

Lugugnana, sabato 20 marzo 2010

Andiamo insieme a visitare l’Eastgate Park di Pirelli Re e la discarica ASVO di Centa Taglio.

RENDIAMOCI CONTO DELLA SITUAZIONE!

P R O G R A M M A > > > > > > > >

ore 14:30 > > RITROVO presso la delegazione comunale e presentazione dell’iniziativa

ore 15:00 > > PARTENZA per l’area Ex-Eni [ora Eastgate Park]

ore 16:00 > > visita alla discarica

Tutti i cittadini di Giussago e Lugugnana sono invitati a partecipare.

Sarà presente il nostro candidato sindaco Antonio Bertoncello

Scarica il volantino –

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Rifiuti zero? Sì, ma usando la testa e non la coda

17 marzo 2010
Pubblicato da

Colloquio con Zanon Adriano membro del Consiglio di Amministrazione ASVO

Porta-a-porta a Portogruaro: un ottimo risultato

Ti chiediamo subito: a che punto siamo con i rifiuti a Portogruaro e dintorni?

Siamo ad un buon punto, un punto da cui ripartire per fare un altro buon passo avanti. In tutto il territorio è stato attivata la raccolta porta-a-porta, per ultimo proprio a Portogruaro, dove i risultati buoni delle frazioni si sono ripetuti subito anche nel centro, partito ad ottobre 2008. Il porta-a-porta applicato fa ottenere già oggi l’80% di raccolta differenziata. Complessivamente però il bacino Asvo è al 65%. Restano infatti i nodi delle spiagge, gestite diversamente per volontà dei comuni interessati. Ma è una situazione particolare, se vuoi ne parliamo…

Magari un’altra volta, adesso ci interessa una valutazione più generale. Dunque, è proprio vero che l’Asvo gestisce un’area così virtuosa nei comportamenti sui rifiuti?

Be’, intanto l’Asvo è solo lo strumento organizzativo, alla base ci devono essere sia la volontà dei comuni che la sensibilità e disponibilità dei rispettivi cittadini. E’ però un dato di fatto che con l’avvio del porta-a-porta si è innescato un circuito virtuoso che in tre anni ha portato il nostro territorio al top delle prestazioni nazionali. Alcuni comuni come Concordia e Cinto, ma anche San Stino e Teglio, sono già tra i primi comuni ricicloni, la classifica di Lega Ambiente. Per questi sono bastati un paio d’anni di porta-a-porta. In azienda non c’erano dubbi e siamo ottimisti per altri ambiziosi traguardi.

Dunque è bastato togliere i cassonetti dalle strade per costringere la gente a fare i conti con le scovasse?

No, non bisogna né generalizzare sui comportamenti né disconoscere i problemi aperti. Infatti, già con i cassonetti c’era una parte importante dei cittadini che faceva una seria ed impegnata raccolta differenziata, ma un’altra parte, circa la metà, se ne fregava. Come è giusto far sapere che ancora oggi la raccolta è tutt’altro che perfetta. Nella divisione tra umido, VPL (cioè vetro-lattine-plastica) e secco non riciclabile c’è una percentuale troppo alta d’impurità, che va dal 15 al 20%. Soprattutto sul VPL si butta un po’ di tutto e di più.

Cosa pensate di fare, controlli?

Ispezioni se ne fanno già e si possono inasprire, è pensabile infatti che siano perlopiù sempre gli stessi che si comportano male, quelli che maltrattavano i cassonetti. Ma bisogna aspettare un po’. L’opera di sensibilizzazione, di comunicazione costante e capillare, si pensi al coinvolgimento delle scuole fin da quelle materne ed elementari, darà presto i migliori frutti. Per mia esperienza diretta e personale, c’è anche un’area d’incertezza in alcuni momenti della raccolta differenziata domestica. Ci sono troppe confezioni che non si sa bene se siano di carta o di plastica, riciclabili o meno. E te lo dice uno che ha anche sempre lavorato nell’industria manifatturiera!

Usare la testa e non la coda

Già, gli imballaggi, le confezioni. Pare che in Italia non si sia fatto molto per ridurne l’impatto, a partire dai famigerati sacchetti di plastica.

Sì, ci sono due grandi nodi che vanno affrontati, anche se non solo a Portogruaro. Il primo riguarda gli imballaggi in generale, che generano il 60-70% in volume e il 40% in peso degli RSU, i rifiuti solidi urbani, cioè quelli prodotti dai cittadini. Tra questi va ricordato che ci sono imballi primari, per esempio le lattine e le bottiglie, cioè quelli a diretto contatto con il prodotto, e quelli secondari, che vanno dalle confezioni di cartoncino per fare pubblicità alle scatole in carta e cartone, ai vassoi e sacchetti in plastica, alle cassette di legno.

Per stessa ammissione del CONAI, il Consorzio Nazionale degli Imballaggi, le quantità conferite in discarica dal 1997 ad oggi sono scese dal 70% al 30%, ma questa resta una cifra troppo alta. E’ chiaro che si deve disciplinare ulteriormente i comportamenti dei produttori, maggiormente in linea con lo spirito della direttiva UE 2008/98, che al punto 27 conferma il principio di responsabilità estesa del produttore che lo rende responsabile anche del recupero o smaltimento. (Questo è un documento molto importante che i cittadini dovrebbero conoscere bene.) In Germania, dove fanno sempre le cose più seriamente, da anni ci sono tre campane per il vetro: bianco, verde e marrone. Con ovvî vantaggi anche per i costi di rifusione del vetro. Ma è chiaro che anche i cittadini possono e devono essere più attenti, a partire dalle borse della spesa e da tutti i sacchetti che si portano a casa ad ogni acquisto minuto.

… e il secondo nodo?

Riguarda quei prodotti che sono ancora inseparabili e con materiali diversi, molti di questi sono i cosiddetti usa-e-getta, quelli che nascono direttamente come rifiuti e per i quali Guido Viale parla giustamente di “metafisica della distruzioneâ€. I più ingombranti e quindi più importanti sono però i pannolini e pannoloni usati sui bambini e dagli anziani. In dimensione ridotta anche quelli usati dalle signore e signorine. Qui si mettono insieme prodotti naturali, come il cotone a quelli plastici ottenuti dal petrolio, a quello organici, liquidi e solidi. Un bel casino. I tradizionali pannoloni vanno nel secco non riciclabile, cioè in discarica, senza alcuna separazione. Una volta questi prodotti semplicemente non c’erano e l’idea di tornare indietro e farne a meno è piuttosto difficile da applicare, anche se qualcuno l’ha pensata… (ride) Adesso però si comincia ad avere sul mercato il ‘pannolino ecologico’, pubblicizzato anche in occasione della crisi napoletana. Sono pannolini lavabili, quindi riutilizzabili. Siamo solo all’inizio. Certamente l’industria non si muoverà da sola, ci vuole un po’ di movimento, come si diceva una volta, e di buon governo.

Possiamo dire che con una riduzione degli imballaggi, una maggior selezione domestica e con qualche buon progetto industriale si potrà arrivare a zero rifiuti?

Non è certamente solo un fatto tecnico… E’ utile ricordare che il fenomeno attuale che ci vede produrre anche qui da noi oltre due chili di rifiuti pro-capite al giorno è un fatto piuttosto recente, un fatto progressivo degli ultimi trent’anni. Quando io era giovinetto, negli anni Sessanta, non ho mai visto una discarica, al massimo qualche cava periferica da riempire. Ma la vita contadina e la campagna non ne avevano bisogno, si riciclava tutto. Solo nelle grandi città c’erano difficoltà a smaltire certi residui, soprattutto cocci di ceramica e vetro. Si buttavano però sempre nello stesso posto… così sorgevano delle colline artificiali, come il mitico Testaccio della Roma antica, o la Montagnola a Bologna. Qui da noi, il lotto 1 della discarica di Centa Taglio nasce nel 1978! E d’altronde gli anni Settanta, e anche dopo, girava ancora el strassèr, diventato poi il rottamaio. Era quello che raccoglieva le strasse, ferro vecchio, ad un certo punto c’erano anche i raccoglitori di carta: insomma c’era già il porta-a-porta! Tutto sommato è da neanche una generazione che viviamo in mezzo a tanti, troppi, rifiuti, che viviamo per produrre rifiuti. E frutto di una certa società, la cosiddetta ‘società dei consumi’, appunto. Qualcuno direbbe anche: “è il mercato, bellezza!â€

Ma è per questo, perché gran parte della produzione agricola e manifatturiera è finalizzata al consumo per il consumo, alla produzione di scarti e di prodotti inutili o facilmente obsoleti, all’uso di confezioni di cartoncino per fare pubblicità o per tenere unite due o più unità di prodotto, yogurt o birra che siano… Si pensi a cosa si porta a casa dall’edicola… ormai trasformata in un bazar dove si vende di tutto e di più. Per tutte queste e tante altre minuscole ragioni, non si può partire dalla coda. Anche se con il migliore dei possibili porta-a-porta, con un’isola ecologica ben frequentata dai cittadini e quell’altro porta-a-porta che è il centro ecologico mobile, cioè il camion per la raccolta dei rifiuti pericolosi che gira periodicamente per i quartieri, siamo senz’altro a cifre impensabili fino a poco tempo fa nella raccolta differenziata… Ma se non ripartiamo dalla testa continueremo a buttare nell’ambiente i nostri bei residui solidi urbani!

Ma allora hanno ragione quelli che dicono che non si può rinunciare ai termovalorizzatori? Che anche questi sono indispensabili?

Il termovalorizzatore, nome nobile che sostituisce quello di inceneritore, è un impianto inefficiente, pericoloso e tutto sommato oggi anche inutile. Inefficiente perché è sempre di grandi dimensioni e per funzionare ha bisogno di rifiuti che siano anche buoni combustibili. Ora però, i metalli ed il vetro non lo sono perché la loro fusione assorbe energia anziché produrne. L’umido è ovviamente pieno di acqua e quindi per definizione non brucia volentieri. Restano quindi le carte, i cartoni e le plastiche. Ma se i primi sono oggetto di raccolta differenziata, restano solo le plastiche… Quest’ultime però derivano dal petrolio e se bruciate male o non filtrate bene producono diossine.

Purtroppo per chi li ha, i termovalorizzatori con la raccolta differenziata diventano un peso. Devono essere alimentati da un territorio sempre più vasto e quindi per alimentarli si caricano ulteriormente i costi di trasporto di un prodotto che non vale niente e, per finire, rilasciano sempre una quantità di residuo inerte, ceneri, da mettere in qualche discarica. Insomma, la discarica può fare a meno degli inceneritori, ma non viceversa. Ormai non li costruisce nessuno, neanche negli USA, dove anzi la raccolta differenziata ha raggiunto velocemente il 60%. E dove naturalmente è nato un nuovo business, la green economy, con tanto di guru e ramo specialistico: è il loro waste management.

Il futuro di Centa Taglio

Torniamo a Portogruaro. Sull’ultimo giornalino Asvo si legge sì della discarica chiusa, ma anche un nuovo ‘landfill mining’ e di intrecci societari tra Asvo e altri. Di cosa si tratta?

Prima parliamo di discarica, poi di intrecci societari. La notizia è che si chiude sì il Lotto 2, ma si deve bonificare il Lotto 0, il primo, realizzato con criteri diciamo primitivi. Per farlo però bisogna spendere dei soldi e questi o si raccolgono dalle tariffe pagate dai cittadini o l’Asvo riesce ad ottenerlo dalla gestione. Nel suo articolo sul giornalino, il presidente Luca Michelutto – al quale bisogna riconoscere dinamismo e chiarezza non comuni – parla di “un importante progetto di mitigazione e miglioramento ambientaleâ€. Questa non è la prima volta che Centa Taglio è oggetto di un simile programma. Nell’ottobre del 1999 la Giunta Comunale di Portogruaro approvò il “piano di messa in sicurezza†del Lotto 1, ma Portogruaro Informa di gennaio dello stesso anno parlava di “ripristino ambientale†della discarica, con l’obiettivo (attenzione!) di “restituire l’area, una volta esaurito l’impianto, ad usi sociali e didattici: tipo oasi protetta per uccelli, animali, piante e autoctoneâ€.

… ma allora la nostra idea di fare della discarica un parco non è così originale!

Non è originale ma rimane l’idea giusta, solo che dieci anni fa non se ne è fatto niente! Perché? Credo che i problemi siano sempre i soliti: i soldi. Proprio per questo è necessario permettere ad Asvo il finanziamento, impegnarlo ad un programma rigoroso e naturalmente controllare la sua realizzazione insieme con i cittadini del posto e più interessati. Questi hanno diritto a non essere di nuovo presi in giro.

Se ho ben capito tutto ciò significa che la discarica non chiuderà mai?

Non mai, ma non certamente ora. Questo non sarebbe comunque possibile. Una discarica dove non si conferisce più niente resta attiva per decenni, si chiama attività post-mortem. E’ paradossale, ma i rifiuti hanno una seconda vita. Così Asvo spera di ottenere dal Lotto 2 appena chiuso tanto biogas ancora per molti anni e continuare così a produrre e vendere l’energia elettrica prodotta grazie a questo. L’obiettivo del progetto, secondo me corretto, è dunque di finanziare per qualche anno, potrebbero essere cinque anni, il landfill mining del Lotto 0 assieme ad un riassetto ambientale con un conferimento ulteriore di rifiuti ma contenuto nella quantità, nel tempo e soprattutto nella tipologia.

Landfill mining?

Sì, è un’espressione quasi intraducibile ma che significa semplicemente ‘trattamento minerario della discarica’. Pare che i primi ad accorgersi che potevano estrarre qualcosa dai cumuli siano stati gli israeliani all’inizio degli anni Cinquanta, soprattutto metalli.

Ma chi deciderà su questo progetto?

Deciderà il Cda dell’Asvo, sull’indirizzo dell’Assemblea dei soci, cioè in teoria i Sindaci degli undici comuni. Non è una cosa semplice, visti i precedenti ed i vincoli tecnici. Ma deve esser fatto con rapidità e chiarezza, a partire dal progetto di mitigazione che dev’esser realistico e serio. Purtroppo la rapidità cozza con la situazione di Portogruaro, il comune maggiormente interessato, dove c’è il Commissario e non un’amministrazione eletta.

Resta il tema degli intrecci societari…

E’ un altro grosso argomento, altrettanto difficile, ma anche su questo il presidente Michelutto si è mosso finora con saggezza. Si tratta di questo. Con l’insediamento di questa legislatura e quindi di questo governo Berlusconi e, in verità, sulla base di direttive UE, si è progressivamente approdati alla legge 166 del 20 novembre 2009. Un articolo, il 26 bis, opportunamente calibrato, prevede che la gestione dei servizi pubblici locali venga conferita “in via ordinaria†attraverso gare pubbliche o a società miste e che la gestione in house di società a totale capitale pubblico sarà consentita soltanto in deroga “per situazioni eccezionali†e dietro parere preventivo dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Il metodo ordinario di conferimento dei servizi pubblici locali sarà quindi la gara e il ricorso alla società mista dove il privato, individuato mediante procedura ad evidenza pubblica, dovrà essere socio operativo con una quota di partecipazione non inferiore al 40%. Insomma le attività sui rifiuti devono essere aperte al mercato, l’autarchia non sarà più ammessa, e in questo quadro hanno più possibilità di vincere le gare di appalto le società più attrezzate, quelle che posseggono tecnologie, impianti, discariche. Perciò è chiaro che l’Asvo, senza discarica e altri impianti, rischia di ridursi ad un ufficio per la gestione delle gare e della Tia…

Che fare?

Cercare alleanze, sinergie, soprattutto con chi ci è più vicino geograficamente. Per rispetto del mio ruolo non farò qui i nomi, anche se sono sui giornali… Il problema però è anche quello di chiudere un’alleanza che permetta di mantenere ai soci attuali, cioè i comuni, il controllo della società. L’Asvo, lo dico con una punta d’orgoglio, è una delle cose – non molte – che funzionano nel portogruarese. I cittadini lo sanno bene. Anche per questo non dobbiamo svenderci, anzi. Io penso che la nostra esperienza e competenza possa tornar utile a qualcuno.

Siamo in difesa, in trincea…

Sì, il nostro territorio è sempre sotto la minaccia di non governare certi processi e certi àmbiti anche quando ha già strutture e dimostra professionalità e competenza. Penso naturalmente alla Pretura, penso alla nostra sanità, gestita in un’unica ASL 10. Adesso, per esempio, si sta nuovamente attaccando un’esperienza esemplare com’è la psichiatria, dove da trent’anni Portogruaro è un modello di organizzazione territoriale e dove si cerca di scaricare i problemi ed i costi del sandonatese. Io non voglio far guerre civili, conosco il sandonatese, dove ho anche lavorato con soddisfazione, ma sono abbastanza vecchio purtroppo per conoscere anche i criteri delle gestioni clientelari, quelle che una volta erano soprattutto democristiane e che adesso magari si ammantano sempre con la stessa parola, libertas o libertà che sia, per fare sempre e solo gli interessi di una parte della società, anche se ben organizzata in cordata, o lega che sia.

Anche per questo, ovviamente, ci sono buone ragioni per vincere le prossime elezioni municipali a Portogruaro.

Glossarietto

Biogas. Il biogas nella discarica tradizionale, cioè di RSU integrali, si forma spontaneamente dalla fermentazione del materiale organico. E’ formato soprattutto da metano, deve quindi essere captato per evitarne la diffusione nell’ambiente e può essere utilizzato per la produzione di energia elettrica.

Landfill mining. Non pare traducibile e viene sempre usato con questa espressione ma sostanzialmente significa “trattamento minerario della discaricaâ€. Gli israeliani nel 1953 scoprirono infatti che si potevano estrarre nuovamente soprattutto molti metalli e ridurre al minimo l’impatto fisico del cumulo residuo.

Lotto. E’ la montagnola di rifiuti, oggi opportunamente delimitata dalle autorizzazioni necessarie.

Mitigazione. E’ l’espressione tecnica che si usa per dissimulare un brutto ambiente. Si mitiga l’autostrada, magari con pannelli che rendono la zona un carcere a cielo aperto, come una discarica, magari nascondendola alla vista con qualche fila d’albero.

Post mortem. Funerea locuzione latina per ricordare che una volta chiusa la discarica ha ancora una vita, cioè ha bisogno di assistenza.

Percolato. E’ il liquido che rimane alla base della massa dei rifiuti e deriva dall’infiltrazione dell’acqua piovana, dalla decomposizione e dalla progressiva compattazione dei rifiuti stessi.

Porta-a-porta (PAP). E’ la raccolta differenziata con il ritiro periodico dei rifiuti praticamente a domicilio. Normalmente si ritirano una o due volte la settimana con contenitori diversi. Nella nostra zona: umido (cioè materiale organico destinato al compostaggio), vetro-plastica-alluminio, cartacartone, secco non riciclabile.

Raccolta differenziata. E’ la prassi che permette di separare all’origine gli RSU. Secondo i dati forniti da ASVO, il comune di Portogruaro ha raggiunto a settembre di quest’anno una percentuale dell’80%. Questa cifra è praticamente il livello di quasi tutti i comuni del bacino, con punte Annone Veneto (82%), Cinto Caomaggiore (82%) e Pramaggiore (81%). Fanno eccezione i comuni di Caorle (45%) e San Michele al Tagliamento (58%), dove hanno un ruolo negativo (chissà perché) le spiagge. L’intero bacino comunque raccoglie già oggi il 65%, in anticipo traguardo previsto dalla legge per il 2012.

Ricicloni. Quella dei comuni ricicloni è una graduatoria, con tanto di premiazioni rituali, fatta annualmente da Lega Ambiente. A luglio 2009, per la raccolta 2008, il comune di Concordia Sagittaria si è piazzato al 21° posto della graduatoria nazionale per i comuni sopra i 10mila abitanti (era 31° e resta il primo nella provincia di Venezia). Mentre Cinto Caomaggiore si è piazzato al 15° posto nella categoria dei comuni sotto 10mila abitanti (era 21° e si conferma il primo della provincia). Bene anche S. Stino di Livenza, passato dal 56° posto al 26° posto, subito alle spalle di Concordia.

RSU (rifiuti solidi urbani). La sigla sta ad indicare semplicemente i rifiuti prodotti dalle attività civili e commerciali. Naturalmente oggi sono molto diversi da trent’anni fa, ma anche da pochi anni fa, quando non c’era alcuna raccolta differenziata e si buttava tutto insieme nel cassonetto: carta, vetro e plastica, metalli, piante e fogliame, prodotti organici, scarti e residui alimentari, insieme a ciò che oggi chiamiamo secco non riciclabile (il vero rifiuto dalla raccolta differenziata)

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