Se l’ospedale risparmia producendo energia

Ma è proprio vero che per ottenere risparmi nella sanità pubblica bisogna accentrare le strutture? Da noi si parla di Ospedale Unico, a Udine hanno deciso che l’ospedale possa anche fornire energia ai cittadini ed essere efficiente, risparmiando così risorse senza tagli e riallocazioni.

Il nuovo ospedale di Udine fornirà energia anche ad altri edifici pubblici e privati, attraverso una rete di teleriscaldamento. È il primo esempio di questo tipo in Italia, grazie alla soluzione ideata dalla società di progetto, guidata da Siram, che ha vinto il contratto di concessione. L’Azienda ospedaliero-universitaria Santa Maria della Misericordia produrrà energia elettrica, termica e frigorifera con un impianto di trigenerazione, con cinque motori alimentati a metano e olio vegetale, costruito da Siram e Rizzani de Eccher. Oltre a coprire la domanda energetica dell’ospedale friulano, destinerà una parte del calore a una rete di teleriscaldamento lunga 13 km (in corso di realizzazione), che servirà 17 scuole e 16 condomini, come stabilito dall’accordo di programma tra ospedale, Università e comune di Udine.

La rete consentirà di ridurre le emissioni inquinanti di quasi il 33%, rispetto all’utilizzo delle vecchie caldaie. Nell’ambito del medesimo progetto ospedaliero, Siram e le altre aziende coinvolte hanno terminato il nuovo Centro servizi di laboratorio, utilizzando varie tecnologie per contenere i consumi energetici: per esempio, un rivestimento esterno micro forato, che costituisce una doppia pelle che riduce l’impatto dell’irradiamento solare estivo. Siram ha finanziato circa i due terzi dell’investimento complessivo, pari a 113 milioni di euro; la stessa Siram svolgerà per 28 anni i diversi servizi di manutenzione agli impianti.

Fonte L’ospedale di Udine alimenterà una rete di teleriscaldamento.

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Buon 2013 di rivoluzione energetica!

Diciamocelo francamente: il 2012 è stato un anno disgraziato. Se per caso – non sai mai – il 21 Dicembre fosse veramente successo qualcosa di orribile avremmo solo visto il coronamento di una serie di catastrofi naturali, una dietro l’altra. E’ stato l’anno in cui abbiamo visto il cambiamento climatico letteralmente “esplodere” in tutto il mondo: ondate di calore, siccità, tempeste, incendi di dimensioni continentali, il tutto coronato dalla fusione della calotta polare artica che quest’anno ha battuto tutti i record. Se ora le cose si sono calmate nell’emisfero Nord, in compenso il disastro climatico si è spostato nell’emisfero Sud, in Australia con incendi a raffica (e non pensate che i ghiacci del Polo Sud stiano meglio di quelli del Polo Nord! Soffrono del riscaldamento globale anche quelli.)

Ma, in tutto questo marasma, ci sono almeno delle cose buone da raccontare. Per esempio, continua imperturbabile la crescita delle energie rinnovabili, incluso il fotovoltaico che continua a crescere a ritmi impressionanti. Ne avevo già parlato non molto tempo fa, ma i dati più recenti disponibili confermano la tendenza. L’immagine che vedete qui è presa dal blog “Ecoalfabeta” di Marco Pagani e da una buona idea di quello che sta succedendo nel mondo.

FotovoltaicoNonostante la campagna negativa delle industrie petrolifere, evidentemente siamo in tanti al mondo a dare fiducia all’energia fotovoltaica; tanto che nel 2012, con 30 Gigawatt (GW) installati abbiamo raggiunto e superato il traguardo dei 100 Gigawatt di potenza. Certo, è ancora poco rispetto ai circa 5 TW (Terawatt) di potenza elettrica installata nel mondo, ma fa ben sperare. Tutti questi impianti producono già nettamente di più di quanto non consumi, per esempio, l’Italia intera. Ovvero, producono l’equivalente dei consumi di 80 milioni di famiglie europee. Così l’energia rinnovabile continua a crescere, anche quella eolica che si sta avvicinando ai 300 GW installati. A questo punto, il traguardo del Terawatt installato non appare più remoto e l’energia rinnovabile non può più essere considerata un elemento marginale della rete elettrica.

Di fronte all’avanzare del cambiamento climatico e della distruzione dell’ecosistema, l’energia rinnovabile è la nostra vera speranza per un futuro vivibile e prospero per noi e per i nostri figli. Possiamo fare ancora meglio di quello che stiamo facendo. Proviamoci!

Tratto da Buone notizie per il 2013: continua la rivoluzione rinnovabile – Ugo Bardi – Il Fatto Quotidiano.

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E in Francia la stazione si fa baby-sitter

Ricordate quel post su questo blog che parlava di recupero di stazioni ferroviarie dismesse? Beh in Francia si stanno dando parecchio da fare per rendere più vivibili e integrate quelle ancora funzionanti.

“Accanto al deposito bagagli il “deposito bambini”: le ferrovie francesi stanno aprendo asili nido nelle stazioni per aiutare i genitori pendolari.

Accanto all’intento sociale c’è la voglia, da parte della società pubblica Sncf, di diversificare le fonti di guadagno affittando a società esterne i locali delle grandi stazioni, che negli ultimi anni si sono trasformate diventando simili a enormi centri commerciali. Ristoranti, librerie, negozi di abbigliamento e di elettronica, parrucchieri… Le stazioni copiano gli aeroporti e cercano di offrire qualsiasi merce o servizio possa interessare il cliente. In Francia, il Paese dalla natalità più alta in Europa dopo l’Irlanda, servono asili nido.

Il primo esperimento è cominciato, in piccolo, il 23 agosto 2010 a Roanne, una città di 35 mila abitanti nel dipartimento della Loira.”

Continua su E in Francia la stazione si fa baby-sitter | La ventisettesima ora.

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Il Manifesto del biogas fatto bene

Cosa significa “fare bene il biogas”?

Significa inserire il biogas nel ciclo produttivo dell’azienda agricola o zootecnica senza che ciò significhi ridurre la capacità dell’azienda agricola di produrre cibo e foraggi come ha sempre fatto: anzi, da questa integrazione deve nascere una maggiore capacità delle aziende agricole italiane, spesso oggi in difficoltà economiche, di produrre le proprie specialità alimentari, in modo più sostenibile da un punto di vista ambientale ed economico.

Come “fare bene il biogas”?

Ripristinando il riciclo della sostanza organica e dei nutrienti in azienda anche nelle aree dove non c’è più zootecnia. Un’azienda agricola con un impianto a biogas può divenire indipendente nell’approvvigionamento di concimi chimici e può ripristinare il riciclo della sostanza organica in digerita nel suolo.

continua su Il Manifesto del “biogas fatto bene” | QualEnergia.it.

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Censis 2012: autoproduzione, orto e bicicletta per reagire alla crisi

Quali sono gli stratagemmi messi in campo dagli italiani per sopravvivere alla crisi economica? Di fronte alla disoccupazione e all’erosione dei propri risparmi, sempre più cittadini hanno deciso di avvalersi di alcune strategie per risparmiare nella propria vita quotidiana, arginando sprechi, consumi energetici e l’utilizzo dell’automobile.

I consumi crollano, gli stipendi non aumentano, i rincari della merce e delle bollette non mancano, ma gli italiani non si rassegnano e le loro scelte iniziano ad orientarsi verso stili di vita più sobri e sostenibili anche dal punto di vista del rispetto dell’ambiente. Secondo il Rapporto Censis 2012 sulla situazione sociale del Paese presentato nella giornata di oggi, venerdì 7 dicembre, il crollo dei consumi è causato dalle nuove tre R (in un certo senso molto vicine a quanto a noi già noto: “Riciclo, Riparo, Riuso”), che riguardano le tre seguenti propensioni degli italiani: Risparmio, Rinuncio, Rinvio.

La rinuncia all’acquisto porta come conseguenza la necessità di trovare soluzioni differenti nella vita di ogni giorno. Si può rinunciare al superfluo, ma non ai beni alimentari necessari per nutrirsi. Ecco che allora gli italiani riscoprono attività come la coltivazione dell’orto e l’autoproduzione, accompagnata dal fai-fa-te. La tendenza all’autoproduzione si basa in particolare sul principio dell’acquistare, del recuperare o del coltivare, per risparmiare, le materie prime necessarie alla creazione di ciò che si potrebbe avere a disposizione già come prodotto finito, ma che risulta più conveniente far da sé.

Coltivare l’orto e lasciare l’auto in garage a favore dei mezzi pubblici e della bicicletta sono due delle strategie di risparmio adottate dagli italiani che il Rapporto Censis pone maggiormente in evidenza. L’automobile inizia forse a cessare di essere considerata come status symbol – non è un caso che ne 2011 per la prima volta le vendite di bici hanno superato quelle delle auto – e la coltivazione dell’orto viene vista come una scialuppa di salvataggio per il portafogli e per la salute.

Alcuni importanti dati in proposito sono stati raccolti all’interno dell’infografica denominata “Termometro della sostenibilità”, realizzata a cura di WWF Italia e Grow The Planet. La sostenibilità inizia a contare di più nelle scelte degli italiani, sia in relazione del rispetto dell’ambiente che del risparmio. Si modificano dunque le scelte di acquisto e di spostamento, dirigendosi verso abitudini di vita più sobrie.

Nella spesa quotidiana si bada molto di più alla provenienza e alla sicurezza degli alimenti. Al supermercato si preferiscono i mercati cittadini e i farmers market. L’acquisto dei prodotti biologici sempre più spesso equipara la scelta di prodotti convenzionali e, quando non è possibile reperire a buon prezzo un prodotto sufficientemente sicuro e sostenibile, si sceglie di ottenerlo tramite la coltivazione del proprio orto, eseguita proprio per avere a disposizione cibo più sicuro e più sano, oltre che per svago e risparmio.

A ciò si aggiunge il rafforzamento della cooperazione aziendale, a favore dei lavoratori. Si cerca cioè, in ogni ambito, di volgere in positivo una congiuntura economica che appare negativa, ma che conduce a riconsiderare il funzionamento del settore economico e quali siano le reali necessità di guadagno per vivere. A volte sarebbe sufficiente riuscire a comprendere che per vivere meglio basta il giusto.

Marta Albè

viaCensis 2012: autoproduzione, orto e bicicletta per reagire alla crisi.

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Nutrire le città

Mentre mix di vecchiume politico, ristrettezza mentale, incapacità di guardare al futuro con occhi diversi e ottusità rischia di intrappolare le nostre cittadine a piani di sviluppo urbani di ere passate, con PAT, PRG e PTCP fuori tempo e fuori luogo, le grandi città pensano in grande e soprattutto pensano in maniera innovativa, a partire dal rapporto tra architettura e agricoltura. Date un’occhiata a questa galleria fotografica.

Feed Your City: How Architecture and Farming Work Together | Environment on GOOD.

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Un nuovo modo di abitare è possibile

Un modo diverso di abitare sta avanzando tra autocostruzione e case a zero energia

Generalmente le case del centro nord Italia consumano più del doppio di quelle costruite in Germania.
E in buona parte sono piene di sostanze tossiche.
Sovente, poi, hanno prezzi sproporzionati rispetto al costo di costruzione.
Ma è il sistema abitazione nel suo complesso che non funziona. La fattoria tradizionale e le case “a ringhiera”, avevano spazi sociali che erano il prolungamento dell’abitazione: i porticati, il cortile… Altrettanto collettivo era il modo di costruire la propria casa: si ricorreva spesso al lavoro volontario di tutti i vicini. Sapevi che se aiutavi gli altri poi gli altri avrebbero aiutato te.
Queste tradizioni si stanno risvegliando e rinnovando. Ovunque ci sono gruppi che si uniscono per comprare appartamenti individuali dotati di spazi in comune: una sala per le feste, la lavanderia, un’area verde. Si risparmia, si hanno case migliori e si condividono alcuni costi.
E si moltiplicano gli ecovillaggi nel verde: si fugge il caos urbano mantenendo la ricchezza di relazioni sociali. Nelle megalopoli incontri molta gente ma non hai il tempo per parlarci… Vivendo in un centro culturale in campagna, alla fine conosci più persone che in città.
Anche noi stiamo sperimentando un gruppo di acquisto edilizio.
In questo momento i muratori stanno ristrutturando le prime abitazioni dell’Ecovilaggio Solare. Stiamo dimostrando che è possibile offrire una casa chiavi in mano a un prezzo equo, oppure autocostruire una casa a basso costo, acquistando solo il terreno. Chi non ha denaro per comprare il terreno può autocostruire in modo assistito dal Comune e da Banca Etica.
In questo modo siamo riusciti a rispondere a esigenze differenti anche dal punto di vista estetico: nell’ecovilaggio sarà possibile realizzare case con forme non convenzionali e utilizzare materiali innovativi, grazie a un gruppo di sperimentazione che coinvolge i futuri abitanti e insigni ricercatori.
Ma quel che stiamo costruendo è anche un modo diverso di abitare.
Non è una comune.
L’idea non è quella di imporre uno stile di vita, per bello che sia.
L’obiettivo è un “sistema casa” che rende più facile la collaborazione. È la filosofia della spinta gentile.
Innanzi tutto, ogni appartamento ha 2 mila metri quadrati di bosco, prato o oliveto. Questi terreni individuali danno a ogni famiglia un proprio spazio vitale. E ci sono case vicine ad altre e case più isolate. Comunque non c’è affollamento. L’ecovillaggio si sviluppa su 2,5 km di territorio.
Ogni famiglia è anche proprietaria di una fetta di proprietà collettiva: 230 mila metri quadrati di terreno, una grande sala multifunzionale, piscine, lavanderia.
Poi c’è la piazza centrale, con il portico, il bar, il bazar, il ristorante, la reception dell’albergo diffuso e le botteghe degli artigiani.
Ci sono quindi spazi per organizzare iniziative di ogni tipo e chiunque organizzerà un’attività fornirà un arricchimento per tutti.
Ma la parte più innovativa dell’ecovillaggio saranno le innovazioni sociali che inventeremo.
Di certo (già succede in questa valle) ci si organizzerà per portare i bambini a ginnastica (per la scuola c’è il pulmino).
E allevare i bambini tutti assieme sarà per loro una meravigliosa opportunità e sarà più agevole per i genitori. Avremo auto elettriche condominiali e un gruppo di acquisto globale, un sistema di baratto e banca del tempo, niente bollette e spese condominiali, vivremo meglio spendendo meno. E come già succede ad Alcatraz produrremo cibi squisiti, mobili, libri, sculture, teatro, musica, siti web e trasmissioni televisive.

Ma io immagino anche altro. Ad esempio, quando  diventeremo anziani (a 100 anni) organizzeremo unservizio di assistenza centralizzato. Avremo un cortese infermiere che fa il giro ogni sera controllando che tutti abbiano preso la loro pasticca. E l’Ecovillaggio ci permetterà di continuare la nostra vita sociale e annoiare i giovani con saggissimi insegnamenti. State certi che sapremo sfruttare la vivacità di iniziative e cultura che l’Ecovillaggio offrirà anche se cammineremo molto lentamente. Invecchiare così è un lusso impagabile. Una modalità che al momento non esiste da nessuna parte.
Immagino poi che un luogo dove ci sono case di tutti i tipi, sugli alberi, di paglia, di pietra, di lamellare e anche tende mongole, ispiri in alcuni la passione per la sperimentazione. Creeremo un centro dove testare nuove ecotecnologie, sistemi di coltivazione musicale degli ortaggi, allevamento di batteri eubiotici, itticoltura artistica e costruiremo elicotteri gravitazionali.
Non credo ci si annoierà.
Il fulcro della lotta per il progresso non è impedire ai Briatore di vivere al Millionaire ma dimostrare che c’è di meglio.
I boschi, avere tempo per l’amore, i figli e gli amici, la buona tavola, la creatività collettiva, le conversazioni sensate, sono il massimo del lusso possibile.
Dimostreremo che il “sistema casa monofamiliare” è costoso e di pessima qualità… Il cambiamento poi sarà ineluttabile.

La casa ecologica conviene – Jacopo Fo – Il Fatto Quotidiano.

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Pubblichenergie, energia pulita dal basso!

Di “green economy” sono pieni i programmi elettorali e le fiere di settore, non c’è politico (o tecnico-politico), che non parli della necessità di coniugare economia e tutela dell’ambiente.

Sono state emanate anche buone leggi, come il conto energia, che incentiva la produzione di energia da fonti rinnovabili e le detrazioni d’imposta per interventi di efficienza energetica nelle abitazioni. Leggi che spesso sono state svuotate da interventi speculativi di gruppi di potenti investitori che hanno divorato ettari di terra nel nostro Paese coprendoli con grandi impianti fotovoltaici, sottraendo così risorse che dovevano essere destinate all’autoproduzione energetica di cittadini e imprese.

I cittadini sono spesso disorientati da queste norme di cui pure vorrebbero approfittare, perché frenati dalla complessità delle procedure necessarie a ottenere gli incentivi e perché, trattandosi di questioni tecniche, non sanno bene a chi rivolgersi per avere informazioni attendibili e soprattutto “terze”, rispetto al mercato.

Un gruppo di 9 comuni bellunesi, capofila Ponte nelle Alpi – il comune più riciclone d’Italia – da tre anni promuove, in collaborazione con la Coop. Arianova, il progetto Pubblichenergie, azioni di economia responsabile che informa i cittadini e organizza gruppi di acquisto per aiutare le famiglie a realizzare gli interventi nelle proprie abitazioni.

I percorsi guidati che accompagnano il cittadino sono azioni che partono dal basso: dagli incontri informativi, ai minicorsi di formazione, all’incessante attività di relazione e feed-back mediante lo sportello comunale dislocato sul territorio, realizzata da operatori formati, motivati e coinvolti nei temi trattati.

I criteri di scelta che producano benefici a cascata sono quelli che valorizzano le forniture e il lavoro a chilometri zero, i materiali e le tecnologie di qualità ed ecocompatibili, il prezzo equo che non transige sul rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro e garantisce il giusto reddito alle maestranze.

Insomma, si risparmia acquistando insieme senza comprimere i diritti dei lavoratori.

In tre anni Pubblichenergie ha incontrato 3500 cittadini, realizzato 270 impianti fotovoltaici di piccole dimensioni su tetti di case e piccole aziende in 32 comuni bellunesi per un totale di 1.400.000 kwh di energia prodotta all’anno, dando lavoro per 4 milioni di euro a una ventina di imprese, tecnici e artigiani locali.

Ora Pubblichenergie affronta concretamente il tema del risparmio energetico nelle abitazioni, come sempre informando e organizzando gruppi di acquisto su analisi termografiche, serramenti in legno ad elevate prestazioni, cappotti termici, impianti solari termici, pompe di calore elettriche per acqua calda sanitaria.

Acquistando assieme, i cittadini possono contare sull’assistenza dei comuni e risparmiare (circa il 15% rispetto ai prezzi di mercato). Cittadini e imprese versano, in modo molto trasparente, un piccolo contributo per ogni intervento realizzato a Pubblichenergie, che così si sostiene economicamente e non pesa sulle casse dei comuni.

Semplice no?

Carta d’identità di Pubblichenergie

Pubblichenergie è un servizio pubblico rivolto a tutti i cittadini bellunesi che si occupa di promuovere il risparmio energetico e le energie rinnovabili presso cittadini e piccole imprese, con l’obiettivo di dimostrare che è possibile rispettare l’ambiente, creare nuovi posti di lavoro e stimolare una economia responsabile nel territorio.

“Pubblichenergie – azioni di economia responsabile” è un “ufficio comune” promosso dai Comuni bellunesi di Ponte nelle alpi, Lentiai, Trichiana, Mel, Alano di Piave, Pedavena, Agordo, La Valle Agordina, Valle di Cadore.

Il progetto è sostenuto dalla Comunità Montana Belluno Ponte nelle Alpi, dall’Associazione di comuni alpini Alleanza nelle Alpi.

Pubblichenergie, collabora con l’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi e con Arianova Sostenibile s.c.s. Onlus.

via Pubblichenergie, energia pulita dal basso! – Ezio Orzes – Il Fatto Quotidiano.

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L’Argentina mette al bando i derivati

E la Legge parla molto chiaro: definisce “illegale e immorale” qualunque forma di speculazione finanziaria sui mercati internazionali basata sui derivati; abolisce la possibilità tecnica delle speculazioni finanziarie in borsa perché sottrae a tutte le banche, a tutte le istituzioni finanziarie operanti nel territorio nazionale, la propria autonomia sul mercato. Dal 30 novembre del 2012, il parlamento e il governo argentino si riappropriano della propria economia che individua “legalmente” nella finanza “il braccio operativo dell’economia di cui deve essere subalterna” e impone alla finanza di essere sottoposta al totale controllo dello stato centrale in ogni sua attività.

continua su  ECCO CIO’ CHE STA ACCADENDO IN ARGENTINA IN QUESTI GIORNI | Informare per Resistere.

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Europa, fermati e chiediti: sei felice? Il vento della crisi cambia il continente

Luca Aterini

Cali di oltre il 20% dei livelli di ottimismo e felicità sono riportati in alcuni paesi dell’Unione europea, e oltre un terzo delle persone indicano un peggioramento della loro situazione finanziaria nel corso degli ultimi cinque anni. Questi sono solo alcuni dei risultati raccolti nell’European quality of life survey 2012. Quality of life in Europe: impacts of the crisis, risultati che riflettono in larga misura – ma con qualche eccezione – la situazione economica europea, con i più alti livelli di ottimismo riportati in Danimarca e Svezia, e livelli più bassi in Grecia, Italia e Portogallo.

Condotto dallorganismo europeo Eurofond – Fondazione per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro – l’indagine mette a fuoco un’amara realtà. L’Unione europea è ancora un paradiso dove vivere rispetto ad altre fette del pianeta. Ma molti europei sono sempre meno felici, afflitti da una crisi che diventa un eterno presente, dal quale talvolta sembra impossibile fuggire. La dimostrazione pratica di questo futuro all’empasse si può toccare contando i giovani che in Europa non lavorano, non studiano, non si stanno formando. I Neet, questo l’acronimo col quale vengono definiti, sono il 15,4% dei giovani tra i 15 e i 29 anni: 14 milioni di ragazze e ragazzi. Con un costo per gli stati membri stimati in 153 miliardi di euro nel 2011, e un costo sociale e morale molto più grande. La lettura dello studio Eurofond risulta particolarmente interessante all’interno di un contesto in cui lattenzione per indicatori alternativi al Pil conquistano progressivamente una maggiore attenzione. Un passo fondamentale per individuare nuove e più sostenibili forme di sviluppo. Al di là delle difficoltà di stima, aspetti come la soddisfazione per la propria vita o la felicità (complementari tra loro: la prima riguardi aspetti cognitivi, mentre la felicità è emotiva e si rivolge prevalentemente ad aspetti personali della vita) diventano fondamentali da osservare e risultano solo in parte spiegati dagli indicatori economici come il Pil pro capite. La qualità della vita di un cittadino risulta così determinata non solo dalle condizioni di vita individuali, ma anche dalla qualità sociale e ambientale, compresa la disponibilità e la qualità dei servizi pubblici, delle istituzioni, delle relazioni.

«La qualità dellambiente e la sostenibilità ambientale – si osserva nel rapporto – rappresentano approcci fondamentali per misurare i progressi di una società». I vertici politici si trovano troppo spesso estranei ad un tale approccio, concentrati a rispettare esigenti vincoli di bilancio, ma dimenticando qual è il ruolo dell’economia e di tali bilanci all’interno della società e dell’ambiente. Ed è proprio sul declino della fiducia nelle istituzioni governative nazionali che Eurofond si concentra tirando le somme del rapporto, affermando come questo «metta in evidenza la sfida per i responsabili politici di accrescere la fiducia nel futuro progresso economico e sociale», e sottolineando la necessità di «mettere in primo piano la nostra conoscenza circa il benessere nelle sviluppo delle politiche».

Sul piano strettamente economico, l’ultimo sblocco degli aiuti concessi alla Grecia – di per sé insufficiente e, nuovamente, di dubbia solidarietà – potrebbe nascondere qualche passo avanti in tal senso. Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso ha infatti presentato a Bruxelles un piano per «una profonda e autentica unione economica e monetaria», che – come riporta il Sole24Ore – prevede «l’istituzione di un bilancio per la zona euro e in una prospettiva più lontana la messa in comune del debito tra gli Stati membri». In sostanza, un’iniezione di fiducia. Ancora troppo poco, si dirà, ed è vero. Ma è proprio la fiducia il valore che adesso scarseggia di più in Europa, più della moneta: ed è da una sua ricostruzione che dipende il presente e futuro di tutta l’Unione.

via Europa, fermati e chiediti: sei felice? Il vento della crisi cambia il continente.

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