La Città Futura

il progetto rossoverde per Portogruaro
 

Ecco perché la ZTL salverà il commercio nel centro storico, ovvero dal centro commerciale alla città commerciale

26 maggio 2013
Pubblicato da Ermes Drigo

Il 9 giugno 1988 il sindaco di Portogruaro Gastone Rabacchin, su proposta dell’allora assessore Giovanni Forte, ordina l’istituzione di una Isola Pedonale (S. Giovanni, parte di via Martiri e parte di via Spalti) nel centro storico nei giorni di sabato con decorrenza 11 giugno 1988. Avete letto bene, correva l’anno 1988, esattamente 25 anni fa e da allora, con più o meno sussulti (importante per esempio la proposta dell’allora assessore Sergio Zanetti del 1991 sostenuto da 200 cittadini firmatari, o la proposta dell’ASCOM di Portogruaro attraverso lo studio della Società Infrastrutture per il Commercio il Turismo ed i Servizi di Milano del 1993), l’amministrazione di Portogruaro ha tentato di coniugare la tutela del centro storico con l’attività dei commercianti scontentando sempre quest’ultimi.

Oggi a fronte dell’ennesima proposta del sindaco Bertoncello, una ZTL (Zona a Traffico Limitato) di notte, dalle 21 alle 7 di mattina, sono insorti per l’ennesima volta i commercianti del centro storico, con serrate e manifesti di protesta: ritengono, infatti, di essere danneggiati dalla ZTL.

Non mi soffermo sui diritto di vivere bene dei residenti oppure sul diritto dei turisti di visitare in tranquillità un centro storico medioevale e rinascimentale di pregevole fattura, né tanto meno sul dovere della conservazione dei beni culturali; vorrei far comprendere invece come la necessità di organizzare diversamente il commercio oggi (un’offerta organizzata con una vasta gamma di merci con orari flessibili in uno spazio bello) abbia bisogno di una città storica, architettonicamente pregevole e libera dal traffico.

A nulla serve porre il problema del non traffico o dei parcheggi – problema che comunque non esiste – per giustificare un sistema di vendita vecchio, che mira di più ad evitare nuove o diverse occasioni di commercio per tentare di salvaguardare i pochi ed in estinzione commercianti del centro. Una dimostrazione è il mercato del giovedì che attira tante persone anche da fuori disposte a parcheggiare anche a Portovecchio pur di comperare in uno spazio storico, ovviamente senza automobili, magari facendo quattro “ciacole”.

Il commercio oggi è in crisi non solo nel centro storico e non solo in Italia ma in quasi tutto il mondo per tre motivi che nulla hanno a che fare con l’amministrazione di Portogruaro:
1- esiste una crisi economica mondiale che ha ridotto il livello di ricchezza e dunque la capacità di spesa di noi tutti;
2- il commercio è diventato globale e senza regole, perciò tutto il mondo è in concorrenza, allargando a dismisura non solo il mercato ma sopratutto gli operatori. Il classico esempio è rappresentato dal commerciante cinese che si sta sostituendo ai nostri commercianti in settori come i bar che sono sempre stati parte importante per la nostra società;
3- per vendere c’è sempre più bisogno di avere prezzi bassi e di conseguenza lavorano solo le società, i paesi che permettono lo sfruttamento di milioni di braccianti e noi, Italia, nonostante il continuo tentativo di eliminare qualsiasi diritto dei lavoratori non siamo in grado di competere nei prezzi con l’Asia e con parte dell’Est Europa.

Cosa bisogna fare? In Europa, soprattutto in Francia, per sollevare il commercio dalla crisi, si stanno costruendo le città commerciali (vedi come esempio l’outlet di Noventa di Piave) tentando di imitare ovviamente le proprie città storiche per fornire un prodotto completo con orari flessibili. Si entra con tutta la famiglia, si fanno spese, si guarda il cinema, si gioca a calcetto, si incontrano gli amici, si legge il giornale, si fanno riparare le scarpe, si segue un corso di yoga ecc, ovviamente ci si muove a piedi lasciando fuori le automobili.

A Portogruaro e non solo, la città pregevole dal punto architettonico e storico c’è già, non abbiamo bisogno di crearla: da sempre il centro storico ha funzioni commerciali e non solo, ci manca l’offerta merceologica vasta e coordinata, gli orari flessibili più adatti agli orari dei possibili compratori e la possibilità di passare parte della giornata camminando lasciando l’automobile fuori.

Per l’automobile l’amministrazione comunale ci sta provando dal 1988, per l’offerta merceologica vasta e coordinata e per gli orari flessibili invece non c’è traccia. Vuoi vedere che dopo 25 anni scopriamo che la soluzione del commercio in centro storico non dipende dal Comune ma dai commerciati e dalle loro associazioni di categoria? Accidenti, eppure bastava leggere quello che la stessa ASCOM aveva scritto nello studio del 1993.

Lasciamo stare le contrapposizione politiche, partitiche o elettorali e lavoriamo per attuare il progetto di città commerciale sopra descritto, e allora la ZTL e l’isola pedonale non saranno più la causa della crisi ma l’opportunità della rinascita commerciale e anche culturale.

P.S. E’ più bella la città storica costruita oggi o quella esistente da centinaia di anni che i nostri antenati ci hanno trasmesso e che noi dovremmo trasmettere alle generazioni future? Coraggio.

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2 risposte a “Ecco perché la ZTL salverà il commercio nel centro storico, ovvero dal centro commerciale alla città commerciale”

  1. Adriano Zanon scrive:

    Non ho mai visto tante biciclette parcheggiate a Porto come mercoledì sera a San Giovanni. Cercherò di fotografarle la prossima settimana, ma intanto mi hanno ricordato che il futuro del centro storico non potrà non considerarle.

  2. Adriano Zanon scrive:

    Oggi la Repubblica (p.23) riprende un comunicato della Confesercenti che da il senso del dramma commerciale italiano.

    “Se l’accelerazione delle chiusure dovesse continuare anche nei prossimi mesi – spiega Confesercenti – perderemo la totalità delle imprese del commercio al dettaglio già nel corso dei prossimi 10 anni. E’ un’emergenza sociale, economica ed occupazionale insieme: se si considera che, mediamente, ogni impresa del commercio occupa tre persone, rischiamo di far crescere la disoccupazione di oltre 120mila unità entro la fine del 2013. Un dato che dimostra ancora una volta che l’Italia non può permettersi la catastrofe del settore commerciale: il conto sarebbe troppo salato”.

    Il problema c’è, è grosso, è di tutti, non solo dei commercianti del centro storico. Anzi non vorrei che qualcuno pensasse veramente di risolverlo con espedienti sul traffico di qualche decina di metri. Come ha scritto qui sopra Ermes, ieri era il 25° anniversario del primo momento e tratto di pedonalizzazione. E’ passato un quarto di secolo, quasi come la guerra del Peloponneso (dal 431 al 404 a.C.), è il caso di guardare indietro solo per capire cosa si è sbagliato, cosa non si è fatto, non per ritornare allo stesso punto, cosa impossibile.

    Le analisi fatte da specialisti nel 1993 su incarico dell’ASCOM portogruarese illustravano con chiarezza i processi economici in atto e la strategia necessaria. Le conclusioni della stessa associazione erano chiare:

    “L’offerta commerciale deve creare attrazione e traffico nell’area, favorendo l’offerta di servizi, ricreazione e cultura; e l’offerta di servizi, ricreazione e cultura deve creare attrazione traffico per l’offerta commerciale. Il tutto deve trovare collocazione in un centro storico nel quale risulti agevole e piacevole ritrovarsi, passeggiare e sostare, sia per chi ci vive od abita nelle vicinanze, che per il visitatore occasionale, che si può trasformare in visitatore abituale.”

    “Coraggio.” Come dice Ermes, diamoci da fare, che la crisi non si lascia esorcizzare da un’inversione di marcia o dalla possibilità di scorrazzare di notte in auto nel centro storico.

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