La CittĂ  Futura

il progetto rossoverde per Portogruaro
 

Ospedale, la vera posta in palio

10 settembre 2014
Pubblicato da La CittĂ  Futura

Il dibattito attorno al cosiddetto ospedale nuovo, forse unico, è sempre piĂą infuocato. In teoria siamo infatti a ridosso di una scadenza decisiva, la prossima riunione della Conferenza dei sindaci dovrebbe votare la proposta della Commissione dei tecnici che ha individuato in San DonĂ  il luogo piĂą appropriato per costruire questo fantomatico edificio. Fantomatico perchĂ© non si sa quale sarebbe la sua dimensione, fisica ed economica, quali le fonti di finanziamento, quali i vantaggi reali per tutti i cittadini del territorio. Da parte dei promotori – e vedremo bene chi sono – si parla di necessitĂ  del nuovo ospedale per rispondere in termini di eccellenza all’attuale domanda sanitaria, da un’altra parte si vive però la presenza di uno spettro, quello dell’ospedale dell’Angelo di Mestre, una presenza tutt’altro che virtuale.

In questi ultimi giorni il dibattito ha assunto anche un particolare risvolto tecnico: come votare in Conferenza? Come si può leggere in questa stessa pagina, a Portogruaro dicono che si è sempre considerato un voto per ogni sindaco, a San Donà si afferma che questo non è corretto e si deve far pesare il voto sulla quantità degli abitanti, praticamente come nelle assemblee delle società per azioni. E per la cronaca, i comuni sono 20, di cui 11 nel portogruarese, con circa 95 mila abitanti, e 9 nel sandonatese, Jesolo compreso, con circa 120 mila abitanti.

In realtĂ , se si leggono bene due tra le ultime esternazioni, il Pd portogruarese afferma che “la Conferenza dei Sindaci deve ritrovare unitĂ  di intenti, deve superare logiche che portano alla penalizzazione di intere comunitĂ ”, mentre il sindaco Cereser di San DonĂ  nota che “il rispetto delle comunitĂ  invocato dallo stesso documento rilasciato dai capigruppo portogruaresi impone di smetterla con la contrapposizione tra territori e di lavorare per un obiettivo comune”. Insomma, basterebbe che due del Pd si telefonassero o si trovassero per un cicchetto a San Stino, o a Caorle, vedano loro. Abbiamo un Segretario nazionale del Pd che sta cambiando la Costituzione Italiana d’accordo con un pregiudicato e primo (anche se non unico) responsabile del degrado politico nazionale, possibile che il fiume Livenza sia un ostacolo così grande, quasi fossimo all’anno Mille a. C.?

Ma torniamo all’oggetto, l’ospedale. Chi lo vuole? Per capirlo basta un aneddoto che – purtroppo – ci spiega anche con chi abbiamo a che fare su questa vitale questione.

[Estratto] L’incontro (a Concordia) era stato organizzato per parlare della cancellazione di sei posti letto del reparto di Pediatria e si è subito allargato alla questione dell’ospedale unico. (…) «Non abbiamo paura di confrontarci con nessuno pur di fare chiarezza sulle questioni», ha esordito il direttore generale Bramezza, polemizzando sul consiglio in piazza a Portogruaro dove non è stato invitato a parlare. «Innanzitutto parliamo dell’ospedale unico, che io preferisco chiamare “ospedale nuovo”, e chiariamo che a chiederlo sono stati all’unanimitĂ  i 20 sindaci della zona riuniti in Conferenza dei sindaci. I tre ospedali del Veneto Orientale devono essere riorganizzati. Quello di Jesolo diventerĂ  un ospedale riabilitativo e manterrĂ  il pronto soccorso viste le necessitĂ  turistiche. All’inizio avevamo pensato di mantenere gli ospedali di San DonĂ  e Portogruaro stabilendo il polo medico nel primo e il polo chirurgico nel secondo. Ci siamo chiesti se “su due gambe” la cosa sarebbe potuta essere gestibile. In conto di ciò i sindaci del Veneto Orientale hanno chiesto alla commissione SanitĂ  della Regione l’ospedale unico. Richiesta che è stata ripresentata una seconda volta con l’unanimitĂ  dei sindaci ad eccezione del sindaco di Fossalta di Portogruaro il quale, in scadenza di mandato, non ha voluto prendere posizione. L’ospedale unico non è stato imposto dalla Regione ma chiesto dai vostri sindaci. La proposta è stata accolta ed ora spetta ai sindaci decidere dove realizzarlo».

Ma Bramezza è stato smentito subito dopo da Paolo Anastasia, ex sindaco di Fossalta e attuale vicesindaco, che ha sottolineato come il dibattito sull’ospedale unico sia partito solo perchĂ©: «il direttore generale dell’Asl 10 ci aveva comunicato che la Regione aveva intenzione di fare un ospedale unico. All’inizio non si capiva se la volontĂ  fosse quello di mantenere le tre sedi o di crearne una sola». Brusio in sala e silenzio di Bramezza. (…)

(la Nuova Venezia, 21 giugno 2014)

Dunque, da questo piccolo evento sappiamo che Bramezza non ha difficoltĂ  a contar balle in pubblico e che una volta smentito non cerca neanche di giustificarsi. Una faccia piuttosto bronzea. E che l’ospedale lo vuole la Regione di cui Bramezza è il braccio tecnico.

Ma chi è Carlo Bramezza, il direttore generale dell’Ulss 10? Senza fare grandi escursioni, purtroppo basta navigare un po’ sul laghetto di Google per capire qual è il suo entroterra politico ed intuire qual è il suo orizzonte strategico. Al suo arrivo alla direzione dell’Ulss era un perfetto sconosciuto. Ma sono bastati un paio di mesi per poter leggere sulla stampa locale una ricostruzione piuttosto nitida. Vediamo qui sotto.

[Estratto] Sernagiotto allarga la sua rete sulle Ipab venete. L’ultimo «scalpo» dell’assessore veneto al Welfare conferma un sistema collaudato, talmente oliato da configurare una perfetta macchina di occupazione del potere. Servizi e appalti, consenso e territorio: le case di riposo sono un tesoro del potere, come insegnavano il doge Bernini e l’antica Balena Bianca del Veneto.

Dalle case di riposo alle Usl: epicentro la Marca Trevigiana regna Sernagiotto, con riverberi nel Veneziano, da San DonĂ  a Chioggia, grazie a un gruppo di fedelissimi, una rete di intense relazioni sul territorio, e all’uso del potere: commissariamenti, nomine e consulenze che preludono a concorsi e nuove nomine. Da dove escono vincitori nuovi dirigenti e direttori: altre covate di fedelissimi.(…). Meccanismo collaudato, please.

Così come nomi e cognomi. Coincidenze? In politica i corsi e ricorsi non fanno pensare a Vico. I nomi che ruotano attorno a una serie di Ipab trevigiane sono quasi sempre gli stessi: cambiando l’ordine di incarichi e funzioni il risultato cambia poco. Prendete Carlo Bramezza, nuovo direttore generale dell’Usl 10 di San Donà. Sernagiotto lo considera sua creatura, chi conosce Bramezza dice che il neodirettore Usl lavora per sé, ed è fedele solamente alla scuola delle vecchia Dc, in cui si è formato, da giovane berniniano.

Nel 2000 era direttore della Ipab casa Marani di Villorba, sostituendo Michela Conte, passata alla direzione della residenza anziani di Oderzo. La Conte è stata appena nominata da Bramezza direttrice amministrativa dell’Usl 10. (…) Nel frattempo, l’Ipab di Villorba diretta da Bramezza si è aggregata con le case di riposo di Povegliano e Paese. Consulente del progetto di aggregazione è Daniele Dal Ben. Adesso guida l’Ipab di Villorba al posto di Bramezza, salito al soglio dell’Usl sandonatese con nomina di Zaia benedetta da Sernagiotto.

Passiamo, all’Ipab «Pietro ed Eliseo Mozzetti» di Vazzola, dove Dal Ben lavorava nel 2008 come funzionario. Lì Bramezza era membro del nucleo di valutazione: a un certo punto il segretario direttore Stefano Barazza si dimette dall’incarico e fa causa. Bramezza è nominato direttore a scavalco, e lo sarà fino al 31 dicembre 2012. E il vice? Dal Ben.

Ma nel 2011 – Sernagiotto è assessore a Venezia da un anno – Bramezza assumerĂ  un’altra direzione a scavalco, quella dell’«Aita» di Crespano, fino al 1 dicembre 2012. (…) Anche all’Ipab Bon Bozzola di Farra di Soligo il presidente Dozza e il direttore Vincenzo Scattolin non viaggiano in sintonia. Siamo nel 2011. Il cda nomina Carlo Bramezza nel nucleo di valutazione, con Anna Vittoria Fiori. In seconda battuta, Bramezza diventa consulente, (…).

(Consigliamo la lettura di tutto l’articolo pubblicato su il Mattino di Padova il 16 marzo 2013.)

Ricordando cosa sono le Ipab (istituti pubblici di assistenza e beneficenza), cioè istituti di diritto pubblico ma dove si fanno molti affari con i privati (appalti, forniture, consulenze, etc), è chiaro che l’attuale direttore dell’Ulss 10 è stato in questi anni un anello costante di una catena di potere e d’affari che nel nostro Veneto si potrĂ  spezzare, forse, solo con il ricambio alla guida della Regione, che è rimasta in perfetta continuitĂ  dal momento della sua istituzione (1971) ad oggi.

Così la recente uscita di Bramezza per la trasformazione dell’ospedale di Jesolo in una unitĂ  di riabilitazione con la presenza importante dei privati appare perfettamente allineata alla tradizione del personaggio. Il suo compito, personale o sodale che sia, è quello di creare condizioni per la sempre maggior presenza dell’iniziativa privata nella sanitĂ . Naturalmente qui non c’è nessun capitale di rischio, non siamo negli Stati Uniti, c’è solo (si fa per dire) un proficuo connubio tra il potere politico e una certa costellazione economica. Pensare questo non è peccato, è il minimo che si possa fare.

Ma in questi anni  purtroppo l’Ulss 10 si è assolutamente svalutata. Un rappresentante politico, sindaco o assessore che sia, non scriverebbe o direbbe mai una cosa del genere. Si usano espressioni indirette e si evitano giudizi che potrebbero colpire ingiustamente i singoli operatori. Ma il punto non è il singolo medico o tecnico, vecchio o nuovo.

A Portogruaro ci sono state in passato non poche posizioni di prestigio. Queste, come è noto, si ottengono con la presenza di un buon medico primario che lavora liberamente, anzi ben appoggiato dall’Amministrazione, con un progetto e nel tempo. Non esiste, come in qualsiasi attivitĂ  umana, la possibilitĂ  di far miracoli. Ma in questi anni, anzi decenni (giĂ !), si è fatto proprio l’opposto. Si è svilito o cacciato il buon medico, sostituito con uno ben allineato e disposto a qualsiasi manovra sui suoi sottoposti. Ci sono oggi molti, non occasionali, medici dell’Ulss 10 che vengono attentamente evitati dai pazienti in fase di prenotazione della prestazione. Il livello medio o generale è così scadente da rendere pericolosamente precarie anche le emergenze sanitarie, non solo le diagnosi e le terapie meno semplici. Così, confrontando la risposta con quella di altre unitĂ  ospedaliere del FVG, la fuga è pressochĂ© obbligatoria. Questa è la situazione.

Ma se per molto tempo si è pensato che ci fosse in atto un impoverimento di Portogruaro a favore di San DonĂ , pensiero legittimo considerando la sede amministrativa sul Piave con la presenza di amministrazioni di destra, ormai anche quella fase è finita. Oggi la miseria riguarda tutta l’Ulss ed è un fatto voluto, programmato.

Per concludere, è chiaro come l’operazione avviata da Bramezza, l’iniziativa per l’ospedale nuovo e/o unico, centrato sugli interventi specialistici e di eccellenza (per questa forse ha la bacchetta magica), sia complementare sia al rafforzamento di strutture di prossimitĂ  private in grado di dare risposte piĂą veloci (ma qui ci vorrebbe un altro articolo), che alla gestione delle Ipab (le riabilitazioni, le lungo degenze e le case di riposo). Lasciare tutto ciò in mano all’iniziativa silenziosa di una banda legata all’attuale Giunta veneta ci pare insensato e pericoloso.

Nella prospettiva delle prossime elezioni regionali, mancano ormai solo sei mesi, si sospenda tutta la questione del nuovo ospedale e si apra una discussione chiara e partecipata sul futuro della nostra sanitĂ  e quindi della nostra salute.

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