La Città Futura

il progetto rossoverde per Portogruaro
 

Le vignette di Lorenzo Bussi: Rischi

5 settembre 2010
Pubblicato da Lorenzo Bussi

Rischi

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Le vignette di Lorenzo Bussi: Scuola Tagliata

Pubblicato da Lorenzo Bussi

Scuola Tagliata

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Il periodico rossoverde per Portogruaro – n.7-8, luglio-agosto 2010

29 agosto 2010
Pubblicato da La Città Futura

Ecco LCF 7-8, il numero più atteso perché esce dopo due mesi, mette assieme luglio e agosto, lascia alle spalle le ferie estive e ci ributta nella piena attività, lavorativa e politica. Dopo LCF6, che faceva qualche istantanea allo sport portogruarese, questo numero è infatti dedicato una volta di più alle cose da fare.

Così l’assessore Ivo Simonella sin dall’editoriale lancia un messaggio chiaro, prendendo atto dei vincoli del bilancio comunale: Sì tagliare, ma con metodo, dice, anzi: con metodi diversi dal passato, individuando assieme le priorità, ma abbandonando la prassi della piccola clientela locale.

Sempre Ivo in seconda pagina – con Democrazia in fumo – ci mette in luce come il proliferare delle centrali a biomasse nel nostro territorio siano un pericolo non solo per l’ambiente, ma anche una vera strage della democrazia e delle rappresentanze locali. Altro che paroni a casa nostra!

Pagina 3, sempre dedicata a contributi esterni, ospita la lettera di Alessio Alessandrini sul tema della privatizzazione dell’acquedotto, peraltro già pubblicata su questo sito, e la nostra breve replica. Nonostante il distacco di quest’ultima, la discussione appare tutt’altro che conclusa.

Pagina 4, oltre alle solite rubriche ospita la recensione dell’ultima fatica di Imelde Rosa e Mariella Zanco prende spunto per evidenziare come i capri espiatori siano tutt’altro che spariti dalla nostra società.

Il paginone, cioè da pagina 5 a pagina 8, è dunque dedicato a temi concretissimi: scuola, casa, traffico, energia.

Marisa Furlanetto in Riaprono le scuole? ci illustra le difficoltà al funzionamento minimo della scuola pubblica, il ruolo tradizionale del Comune nel sostenerne le spese, la necessità di una nuova alleanza tra scuola e comune e il ruolo dei genitori e degli studenti.

Ermes Drigo in Casa, dolce casa torna, alla sua maniera, su un tema drammatico: ci sono troppe case sfitte o invendute e troppi cittadini senza mezzi per avere una casa dignitosa. Che fare? La proposta è semplice, ma controcorrente. Il dibattito è aperto.

Marco Arreghini torna invece su un altro solito tema: Troppo traffico a Porto. Su questo argomento è chiaro che noi di LCF non molleremo l’osso tanto facilmente. Il messaggio è tutto indirizzato all’amministrazione comunale e le nostre proposte, pur non nuove, sono puntuali.

Matteo Civiero infine ci segnala che Il fotovoltaico cresce anche in Italia. E Portogruaro? Forse ne parleremo già dal prossimo numero.

Naturalmente speriamo di tornare a parlare anche di sport e altro ancora! Ma intanto, buona lettura di questo numero!

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Rifiuti netti e chiari. Perché l’Asvo costa di più?

9 agosto 2010
Pubblicato da Adriano Zanon

Una recente interrogazione in Consiglio comunale di Portogruaro firmata dai consiglieri PdL, primo firmatario Gastone Mascarin, ha chiesto delucidazioni “sui costi e sulla gestione dell’A.S.V.O. e sulla discarica di Centa Taglioâ€, in particolare:

(1) sull’incidenza dei compensi del CdA e del direttore sulla TIA;
(2) sulla situazione “sotto il profilo dell’inquinamento ambientale†della discarica di Centa Taglio;
(3) sulla sua “messa in sicurezza†e relativi costi.

Ma soprattutto:

(4) “infine, avere una dettagliata relazione, dai due rappresentanti uscenti nominati dal Comune di Portogruaro (dopo sei anni di permanenza e la riproposizione di uno dei due per altri tre anni), sulla loro “operaâ€, in qualità di amministratori ed in particolare sul motivo del continuo aumento dei costi di gestione†[la sottolineatura è nel testo originale].

L’interrogazione appare piuttosto sgangherata e strumentale, ma poiché sono il “rappresentante uscente†mi dà l’occasione per qualche chiarimento. Ovviamente non entrerò completamente nel merito, per più motivi. Primo, perché non è rivolta a me ma all’Amministrazione comunale. Secondo, perché gran parte delle cose chieste non sono un oggetto occulto della società Asvo, ma sono già di dominio pubblico, consegnate a documenti ufficiali, quali i bilanci, a bollettini aziendali e a diverse esternazioni pubbliche, soprattutto del presidente Michelutto. In particolare il bollettino aziendale n° 5, del dicembre 2009, nell’editoriale del Presidente dava già una serie di risposte e anticipava perfino aspetti di natura strategica. E’ perfino incredibile come cinque consiglieri comunali dell’opposizione non leggano qualcosa che hanno in casa da sette mesi e vogliano invece farselo raccontare in pubblico. Comunque, il quarto interrogativo è – anche se impropriamente – rivolto anche a me e vorrei affrontarlo sia sul metodo che sul merito, come si dice frequentemente oggi.

Sul metodo

Innanzitutto, chi scrive è stato membro di due CdA ma per cinque e non sei anni, poiché il primo mandato del 2005 è stato ridotto di un anno a seguito della legge finanziaria del 2007 del governo Prodi che ridimensionava – tra le altre cose – i consigli d’amministrazione delle società pubbliche. Nell’occasione i membri del CdA passarono da sette a cinque, presidente compreso. E’ mia personale opinione che possano essere ulteriormente ridotti a tre (lo statuto societario ne prevede da tre a cinque), rispondendo così parzialmente alla preoccupazione sui costi di questa struttura, ma all’interno del ripensamento completo delle funzioni direttive e della strategia organizzativa dell’azienda, cosa che non mi è possibile fare in questa sede. Se può interessare, io avevo già deciso di non avere comunque un nuovo incarico, anche se può sembrar strano nella politica di tutti i giorni, ma per me cinque anni sono già abbastanza per un simile ‘posto pubblico’, il ricambio fa bene e adesso posso comunque dare un contributo anche grazie a quella esperienza.

Va tuttavia precisato che non esistono “rappresentanti nominati dal Comune di Portogruaroâ€. I consiglieri d’amministrazione vengono designati dall’Assemblea dei soci, cioè dai sindaci o loro delegati in qualità di proprietari di quote azionarie. Come in qualsiasi società per azioni, la proprietà cerca di avere amministratori di propria fiducia, ma una volta diventati tali gli stessi hanno il compito di fare gli interessi della società e non di una parte della proprietà. Per questo è perlomeno impropria la richiesta di “una dettagliata relazione†della mia “operaâ€. Credo che dietro una richiesta simile ci sia una grave confusione sul ruolo e sulla responsabilità di un consigliere d’amministrazione.

Non so in altre società pubbliche del portogruarese, ma in Asvo le responsabilità di un consigliere sono importanti e pesanti. Uso due aggettivi semplici, ma chi volesse saperne poco di più basta che si legga l’art. 2392 del codice civile (“[2] In ogni caso gli amministratori, fermo quanto disposto dal comma terzo dell’articolo 2381, sono solidalmente responsabili se, essendo a conoscenza di fatti pregiudizievoli, non hanno fatto quanto potevano per impedirne il compimento o eliminarne o attenuarne le conseguenze dannose.â€). Dove “solidalmente responsabili†non significa che devono rendere conto a qualche sodale politico e neanche al Consiglio comunale, ma che possono rimetterci di tasca propria (in solido) nei confronti degli obblighi di legge che tutelano sia i soci che i terzi interessati, quindi tutti i cittadini. E in effetti io non ho mai parlato di questioni amministrative inerenti l’Asvo con nessun estraneo in senso stretto alla società stessa. Lo so che anche questo è piuttosto inusuale, quasi incredibile, ma tant’è.

Per evidenziare i rischi dell’attività di un consigliere Asvo, ricordo ai firmatari di questa interrogazione, una precedente firmata il 28 luglio 2008 da Lucio Leonardelli, Pietro Rambuschi e Alfredo Silvestrini. Apprendendo dalla stampa della sentenza del Tar del Veneto sul contenzioso con la Cesaro Mec Import di Eraclea, i firmatari chiedevano “di avere un rapporto dettagliato al fine di rilevare se, qualora ci dovesse essere una responsabilità rilevata dalla Corte dei Conti, esisterebbero gli estremi per il nostro Comune in quanto socio dell’Asvo di chiedere conto di quanto accaduto agli amministratori, passati e presenti, dell’aziendaâ€. Come si vede, si chiedeva sempre un “rapporto dettagliatoâ€, ma qui lo spirito era più greve, anzi minaccioso, c’era infatti la chiara consapevolezza del ruolo e dei rischi del consigliere Asvo.

Sul merito

Fin qui il problema di metodo. Veniamo adesso al merito dei costi crescenti. Nel luglio 2005 il nuovo CdA aveva in eredità quattro temi principali: un bilancio 2004 in perdita di 915mila euro (6,4% dei ricavi), un’organizzazione aziendale precaria, con il direttore generale licenziato e non sostituito da un anno e mezzo, un landfill mining del lotto 1 appena completato che dava un’autonomia in discarica di altri 2-3 anni (secondo il bilancio 2004) e la grana di un project financing con la citata azienda di Eraclea per un impianto di compostaggio di dimensioni galattiche. Le prime due erano questioni urgenti oltre che importanti, ma le altre due avevano sia valenza strategica che un impatto entro un paio d’anni.

Sui costi il problema principale era questo: con il trend esistente la discarica di Centa Taglio si sarebbe esaurita entro il 2007, dopodiché bisognava portare i rifiuti in altri smaltimenti. Inoltre la nostra discarica da anni smaltiva anche rifiuti importati da fuori bacino e quindi era fonte di ricavi (oltre 2 milioni di euro nel 2005). Allora la raccolta differenziata era al 30% e quindi si portavano in discarica circa 50mila delle 70mila tonnellate annue di rifiuti. Al costo indicativo di 120 euro/t ci sarebbero stati 6 milioni di maggiori costi. Insomma, oltre 2 milioni di minori ricavi e 6 milioni di maggiori costi indicavano un buco potenziale del 50% (i ricavi del 2005 sono stati di 15,8 milioni).

Che fare? Oltre ad attivare tutte le possibili azioni di risparmio, l’operazione più efficace era l’aumento della raccolta differenziata e già entro il 2005 si attivò Cinto come comune pilota per il porta a porta, con notevole successo. Poi, nel giro di tre anni (2006-2007-2008), si estese il porta a porta a tutti i comuni, salvo le spiagge. Ultimo fu proprio il centro di Portogruaro, nell’ottobre 2008. Così nel 2009 si ottenne una raccolta differenziata netta di bacino del 66,5%, con uno spostamento di 25 mila tonnellate dallo smaltimento al recupero – considerando sempre 120 euro/t è un risparmio annuo di 3 milioni di euro.

Con il porta a porta si è resa anche più lunga la vita della discarica che infatti è stata chiusa ad agosto 2009, ma a partire da questa data il saldo tra risparmi e maggiori costi non quadra più ed è necessario aumentare i corrispettivi ai comuni. Di quanto? Ricordo che qui ho sempre ragionato come bacino Asvo, ma i comuni pagano il corrispettivo per i servizi ricevuti. Così Caorle che nel 2009 ha avuto una raccolta differenziata netta del 55,5%, ha speso unitariamente più di Portogruaro che è al 75% o di Cinto, il più virtuoso con il 79,1%.

Il 2010 è il primo anno pieno di Asvo senza discarica e l’azienda ha chiesto un adeguamento ai vari comuni, molto differenziato e complessivamente anche piuttosto contenuto. Purtroppo, una cosa è certa: in azienda sanno fare molto bene i conti e non sbagliano certamente per eccesso. Servono dunque idee strategiche adeguate e urgono piani di azione per rendere più efficace e più efficiente tutta l’attività sui rifiuti. Come scritto già sul bollettino citato, in Asvo ci sono già sia idee che piani d’azione, ma io adesso non sono più un consigliere d’amministrazione e darò il mio contributo nel dibattito pubblico e come cittadino, a partire da un buon comportamento per la riduzione a zero del residuo secco.

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Le vignette di Lorenzo Bussi: Core ingrato

5 agosto 2010
Pubblicato da Lorenzo Bussi

Core ingrato

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La storia di un assessore comunale alle risorse idriche che…

19 luglio 2010
Pubblicato da Ivo Simonella

… probabilmente si ritroverà a privatizzare la sua acqua, ma che tenterà fino all’ultimo di fare di tutto per evitarlo

Il 30 marzo, come è noto, il Sindaco Bertoncello con un inaspettato ed entusiasmante risultato, viene rieletto sindaco di Portogruaro al primo turno, dopo un anno di commissariamento.

Pochi giorni dopo, comunque prima della nomina della Giunta, riceve la visita del Presidente e del Direttore della società Acque del Basso Livenza. I due spiegano al Sindaco che la nuova normativa sulla privatizzazione dell’acqua non dà scampo: bisogna vendere il 40% della società di gestione ai privati (conservando ad una società patrimoniale creata ad hoc le reti) se non si vuole che tutta la gestione del servizio vada in gara.

Il percorso, iniziato ancora a febbraio (Portogruaro era commissariata) prevede che entro breve tutti i Comuni approvino una modifica dello Statuto della società che introduca anche il cosiddetto controllo analogo, concordino sull’entrata di altri otto comuni nella società, accettino di creare una società patrimoniale e di vendere il 40% della società di gestione attraverso una gara europea.

Il 15 aprile vengo nominato Assessore all’Istruzione, Formazione, Politiche Ambientali, RISORSE IDRICHE, Edilizia Privata, Mobilità, Protezione Civile.

Il 26 maggio l’assemblea della società Basso Livenza approva all’unanimità il percorso succitato, fissando la data del 28 giugno come termine ultimo per l’approvazione delle delibere e il mese di agosto come quello di avvio della gara per vendere il 40%. Alcuni Comuni, tra i quali Portogruaro, chiedono di avere la delega ad avviare rapporti con le due Regioni per ottenere uno slittamento di un anno della scadenza prevista per il 31.12.2010.

Il 28 maggio ricevo qualche notizia, seppur frammentaria, sull’esito dell’Assemblea.

Il 31 maggio in riunione di maggioranza, dove da tempo si parla di un ordine del giorno per l’acqua pubblica, chiedo al Sindaco informazioni in merito all’assemblea: vengo finalmente messo a conoscenza di tutta la faccenda.

Domenica 6 giugno, in Villa Comunale, ‘Eticamente’ organizza un incontro pubblico sull’acqua come bene comune, sono presenti Emilio Molinari, presidente del Comitato Italiano del Contratto Mondiale dell’Acqua e Marco Job, del Ce.V.I. e coordinatore della Campagna Acqua. Nell’occasione racconto a tutti i presenti cosa sono venuto a sapere e scopro, tra l’altro, che il Circolo locale del Partito Democratico era già a conoscenza della questione.

Avvio i primi contatti per capire se esistono strade alternative alla vendita del 40%.

La situazione incomincia proprio ad infastidirmi, se non altro perché penso che abbiamo tradito tutti quelli che a Portogruaro hanno sottoscritto i referendum sull’acqua: non abbiamo detto loro che nel nostro territorio il referendum rischia di essere inutile, dato che secondo legge saremmo obbligati a cedere le quote ai privati un anno prima degli altri causa il ritardo con cui è stato istituito il nostro Ambito Territoriale Ottimale Interregionale del Lemene.

Grazie a Molinari e Job entro in contatto con lo studio del Professor Roberto Cavallo-Perin di Torino: è lo studio legale che sta seguendo per la Regione Piemonte il ricorso alla Corte Costituzionale proprio sulla legge che privatizza l’acqua, ma scoprirò che sta lavorando anche per l’ATO di Pordenone. Ad una mail di richiesta di contatto inviata l’11 giugno, ricevo risposta telefonica nel giro di pochi minuti. Dopo varie mail con scambio di materiali e informazioni, fissiamo un incontro a Milano per il 28 giugno.

Intanto faccio convocare una maggioranza per il 21 giugno, perché nel frattempo erano arrivate le proposte di delibera da portare in Consiglio il 28, e abbisogno di un chiarimento: faccio presente tutta la questione, lamentandomi del fatto che pur essendo assessore alle risorse idriche sono stato per mesi tenuto all’oscuro di tutto. Su questo fatto specifico non ottengo alcun chiarimento, chi interviene si limita a sottolineare che si ritiene che il percorso individuato sia il male minore. Pare evidente che i Consiglieri di maggioranza vicini al PD e alle liste del sindaco hanno già fatto proprio il punto di vista del presidente (del PD) del Basso Livenza. Mi sento messo all’angolo e con il solo sostegno di Patrizia Daneluzzo, consigliere rossoverde, gli altri al massimo hanno il coraggio di dirmi in disparte che sono d’accordo con me e mi incitano ad andare avanti. Informo comunque i presenti che ho avviato i contatti con lo studio legale.

Il giorno dopo, il 22 giugno, c’è la Commissione Consiliare che precede il Consiglio, sono presenti almeno una trentina di persone con una maglietta con su scritto “Privatizzata – Acqua in boccaâ€, uno slogan uscito dalla penna di Lorenzo Bussi che sembra aver letto nel mio pensiero e che rappresenta sapientemente lo stato d’animo mio e di tutti i rosso-verdi. Tutte persone composte che hanno dimostrato veramente che il loro bisogno era solo quello di capire, al di là di tutti i ragionamenti politici e dietrologici fatti la sera prima in maggioranza.

In Commissione ci sono Alessandrini e De Carlo, presidente e direttore del Basso Livenza che spiegano come per loro non ci sia soluzione alla cessione del 40% della società di gestione (segnalo che per la minoranza di centro-destra il tema era così importante da essere rappresentata da un solo esponente).

Alla fine della Commissione chiedo di prendere la parola e annuncio che con uno studio legale si è individuato un percorso che potrebbe consentirci di evitare la vendita ai privati e che ho un appuntamento a Milano lunedì 28 alle 11.00. Invito pubblicamente Alessandrini a venire con me. Sulla sua faccia appare un certo sconcerto, il direttore De Carlo dice che lui viene volentieri, ritenendo che ogni strada sia da percorrere, anche Alessandrini alla fine dice di sì.

Venerdì 25 giugno cerco di capire se vengono tutti e due, per comprare i biglietti del treno: nessuno è più disponibile, troppi impegni nei consigli comunali. Avviso il Sindaco il quale alza il telefono e dopo pochi minuti (secondi) De Carlo mi comunica che verrà Alessandrini.

Partiamo lunedì 28 giugno, alle 7.37, porto con me il responsabile dell’ufficio Ambiente, viste le premesse un testimone è sempre utile. Alle 11.00 siamo a Milano, ci danno appuntamento alla terrazza della Rinascente in piazza Duomo con vista sulle guglie.

Fino ad allora avevo avuto contatti solo con l’avvocato Viriglio, un collaboratore dello studio, assieme a lui troviamo anche il titolare, il professore Roberto Cavallo-Perin, ottimo segnale: è Ordinario di diritto amministrativo presso l’università di Torino.

Ci scambiamo tutta una serie di informazioni, poi ci dicono che secondo loro è possibile perseguire la via che attraverso una procedura derogatoria consente l’affidamento diretto alle società già presenti, “basta” che l’ATO attraverso un’indagine di mercato dimostri la non utilità economica dell’affidamento. Non essendoci ancora il regolamento che indichi chi deve controllare questa indagine si può approfittare anche dell’attuale vuoto amministrativo. Bisogna però fare in fretta.

Per sicurezza ci consigliano anche di non abbandonare il percorso già avviato dalla società per cedere il 40%, ma anche qui danno suggerimenti importanti tesi a limitare il ruolo dei privati:

a) il 40% non deve essere messo in gara tutto assieme, può essere spezzettato;
b) già nel bando di gara introdurre dei patti parasociali che facciano capire ai privati che non sarà facile per loro fare cartello;
c) introdurre un piccolo azionariato diffuso al quale affidare qualche funzione di controllo con divieto di vendere le quote.

Ritorniamo a Portogruaro alle 18.00 e alle 18.30 vado in Consiglio Comunale, dove approviamo sia l’ordine del giorno a tutela dell’acqua pubblica, sia la delibera che dà mandato al sindaco di proseguire nell’iter individuato dal Basso Livenza, senza però approvare la cessione del 40% e aggiungendo l’impegno a percorrere fino in fondo la strada dell’affidamento diretto.

Il 12 luglio ho un incontro con il presidente dell’ATO (il Sindaco di Chions), presente il sindaco Bertoncello, al quale fornisco tutte le informazioni in mio possesso. Il Presidente mi è sembrato molto titubante, in ogni caso il 22 luglio ci sarà l’Assemblea dell’ATO e il punto che ci sta a cuore è stato messo all’ordine del giorno, su richiesta del Comune di Santo Stino di Livenza.

Nel frattempo lo studio legale mi ha informato che i tempi stringono e che il regolamento attuativo della legge sulla privatizzazione sta facendo passi avanti verso l’approvazione, rischiando di coprire a breve il vuoto normativo di cui si vuole approfittare.

Oggi, 16 luglio, il nostro Sindaco, che ha voluto sentire direttamente gli avvocati dello studio Cavallo-Perin, ha deciso di impegnarsi in prima persona per far sì che il percorso parallelo verso l’affidamento diretto vada avanti.

Vedremo cosa decideranno il 22 luglio. Ma non sarebbe male riuscire in questi giorni a fare ancora pressione sui Sindaci di tutti i ventisei comuni compresi nell’ATO.

Ivo Simonella

Portogruaro 16 luglio 2010

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L’acqua che divide

17 luglio 2010
Pubblicato da Adriano Zanon

Alessio Alessandrini, presidente di Acque Basso Livenza e noto esponente politico del Partito Democratico portogruarese, ci ha scritto. Questa mail ed il nostro breve commento verranno pubblicati anche sul prossimo numero de ‘La Città Futura’.

Poichè non sono abituato a farmi dare dello “schizofrenico”, e neanche a leggere che “dico delle cose e ne faccio altre” o, peggio ancora, “che faccio delle cose e ne dico altre”, vorrei, se mi è consentito, brevemente replicare all’articolo pubblicato a pagina 2 di “La città futura” di Giugno.

Io sono, e l’ho ripetuto in tutte le sedi, convintamente contrario alla legge 166 del novembre 2009. Ma una cosa sono i miei convincimenti personali ed una cosa le responsabilità che mi derivano dal  ruolo di presidente di ABL.  E’ mio preciso dovere preservare la società da danni che potrebbero derivarle dal mancato rispetto della legge. Perchè piaccia o non piaccia quella citata è una legge dello Stato e mi pare davvero curioso prendersela con chi è costretto a prepararne l’applicazione e non con chi l’ha proposta e votata. Non è colpa mia se i tempi sono ristretti e se il governo, come sarebbe opportuno che facesse, non ne rinvia l’attuazione a dopo l’esito del referendum abrogativo.

L’azione che ha svolto il mio C.d.A. è stata quella, assolutamente doverosa, di avvertire l’assemblea dei sindaci soci dell’acquedotto del pericolo che si profilava per la loro azienda se entro la fine dell’anno non fossero stati adempiuti gli atti previsti dalla legge. ABL dal primo gennaio 2011 avrebbe perduto la titolarità del servizio e chiunque avrebbe potuto denunciarla come inadempiente chiedendo l’immediata indizione di una gara che avrebbe definitivamente consegnato la nostra acqua in mano privata. A questo punto è l’assemblea dei sindaci e non il C.d.A. a dover decidere il da farsi.

Tutto ciò veniva ribadito in diversi pubblici dibattiti nel territorio già dal mese di febbraio e non credo sia colpa nostra se alcune forze politiche hanno tardato tanto a rendersene conto.

Chi si illude che dei semplici ordini del giorno votati dai consigli comunali possano sventare il pericolo della totale privatizzazione rischia di lavorare per il Re di Prussia, e favorire oggettivamente il realizzarsi di tale sciagurata eventualità. In questo contesto la cessione a un privato del 40% delle quote che consentirebbe di ottenere l’affidamento diretto del servizio ad una società mista che conserva comunque una maggioranza pubblica, certo con tutte le difficoltà che una gestione del genere comporta, resta il male minore.

Se altri hanno proposte migliori, benvengano! Senza però, se è possibile, accusare, come avete fatto, di disonestà intellettuale chi sta solo lavorando  per limitare i danni di una legge dissennata.

Grazie per l’ospitalità.
Alessio Alessandrini

10 luglio 2010

Ringraziamo A.A. per la mail, ma siamo costretti a replicare brevemente. Noi infatti non abbiamo dato dello schizofrenico a nessuno e neanche accusato di disonestà intellettuale, anzi abbiamo proprio escluso sia questa che il dilettantismo dei protagonisti. Però, elencando fatti e citando affermazioni, abbiamo dedotto che ci sono sdoppiamenti, cioè comportamenti schizofrenici, anche se politici.

A.A. si offende ma non entra nelle questioni da noi poste e in corso di svolgimento, anche con lui protagonista, anzi ci prende in giro come forza politica distratta e che “si illude†sul ruolo del Consiglio comunale. E’ chiaro che non ci capiamo. Lui preso dai problemi di quello che chiama “il mio C.d.A.â€, noi da una ‘mission impossible’, mantenere l’acqua un servizio.

Così noi ci ritroviamo nella situazione di A.A. stesso quando il 31 marzo scorso commentava sul suo sito la mancata elezione in Consiglio regionale: “i circoli del PD (…) hanno obbedito ad altre logiche e ad altri interessi, che mi sono sforzato di capire ma non ci sono riuscitoâ€.

(Adriano Zanon)

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Le vignette di Lorenzo Bussi: P3 milioni

15 luglio 2010
Pubblicato da Lorenzo Bussi

P3 milioni

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Le vignette di Lorenzo Bussi: Rospi

12 luglio 2010
Pubblicato da Lorenzo Bussi

Rospi

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Le vignette di Lorenzo Bussi: Estate Bollente

5 luglio 2010
Pubblicato da Lorenzo Bussi

Estate Bollente

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