La CittĂ  Futura

il progetto rossoverde per Portogruaro
 

La CittĂ  Futura. Dal 2004 al 2015

20 luglio 2020
Pubblicato da Adriano Zanon

 

L’anteprima della La CittĂ  Futura (Lcf) – Lista Rossoverde fu la lista formata dalla Federazione dei Verdi e da Rifondazione Comunista (Rc) che nel 2004 prese 950 voti (7,0%), il 14,5% della coalizione per Antonio Bertoncello sindaco (6.530 voti). La lista elesse due consiglieri, Ermes Drigo e Ivo Simonella, che divenne assessore e fu sostituito da Maurizio Gobbato. La vita della piccola coalizione elettorale ovviamente non fu facile, nonostante il forte feeling tra Ermes ed Ivo, o forse a causa di questo.

Nel 2009 Rc ruppe infatti l’unione elettorale e si presentò da sola prendendo 275 voti (2,0%, con Andrea Buffon candidato sindaco a 293 voti). Mentre la lista Lcf, appena nata, si presentò alleata per Bertoncello sindaco e prese 767 voti (5,5% e 12,7% della coalizione che ebbe 6.056 voti). La somma virtuale delle due liste ex alleate fu di 1.042 voti (7,4% e 17,2% della coalizione) ed il rapporto Lcf/Rc= 2,8. Ma dopo il ballottaggio si presentò la situazione dell’anatra zoppa, ovvero Bertoncello eletto sindaco con la maggioranza in consiglio comunale del centrodestra (cdx).

Nel 2010 si dovette dunque rivotare. Lcf prese 570 voti (-197 voti e 4,2%, l’8,4% della coalizione). Anche Rc arretrò a 158 voti (-112 voti e 1,2%), mentre la coalizione salì a 6.818 voti. Lcf ottenne un solo consigliere, Ivo Simonella, che divenne assessore lasciando il posto alla capolista Patrizia Daneluzzo. Nell’ultimo anno amministrativo Ivo Simonella si dimise e fu nuovamente sostituito da Patrizia Daneluzzo – stavolta come assessore – a sua volta sostituita da Lucia Steccanella come consigliere.

Il quinquennio dal 2010 al 2015 fu un periodo amministrativo assai difficile, per diversi motivi. Per primo, perché Lcf con un solo consigliere sui dodici della maggioranza, quindi ininfluente, diminuì parecchio il potere contrattuale in coalizione. E le dimissioni di Ivo Simonella un anno prima della fine amministarzione non furono certo casuali.

Per secondo motivo, va ricordata la situazione economica e politica nazionale, dove a seguito della crisi finanziaria internazionale del 2008-2009 ci fu la caduta del pil nazionale (-8,5% in due anni) e il conseguente balzo del rapporto tra debito pubblico e pil, passato dalla media del 100% degli anni 2002-2007, alla progressione fino al 132% del 2013 – il livello caratteristico prima della crisi attuale legata alla pandemia del Coronavirus Disease 2019 (Covid-19). Gli interventi dei governi Berlusconi IV, Monti, Letta e Renzi furono infatti molto duri per le amministrazioni locali con il blocco della capacitĂ  di spesa e le difficili scelte conseguenti.

Il terzo motivo, apparentemente con un impatto locale meno appariscente, fu il forte cambiamento della vita politica italiana. Dapprima con l’avvento del M5S che alle sue prime elezioni politiche del 2013 prese il 25,6% alla Camera, riducendo tra gli altri il Pd dal 33,2% del 2008 al 25,4% del 2013. Poco dopo ci fu il cambiamento nello stesso Pd, con l’arrivo di Matteo Renzi, prima alla segreteria del partito (dal dicembre 2013 al febbraio 2017) e poi alla Presidenza del Consiglio (dal febbraio 2014 al dicembre 2016). Le sue politiche di governo, con l’iniziale job act e la finale riforma costituzionale, furono un problema sia interno al Pd che nelle sue alleanze locali. Insomma, a sinistra non era facile parlare di unitĂ , ma anche di semplici alleanze su progetti.

E alla fine del quinquennio Lcf marcò la sua diversitĂ  dal resto della maggioranza municipale su aspetti strategici. Come scrivemmo nel documento  del 14 novembre 2014:

Così, la seconda parte del mandato amministrativo è stata segnata da un lato dalla crisi economica e dall’altro da discussioni su progetti concreti per il territorio comunale fortemente condizionati dalla crisi medesima. In realtà, aldilà di riorganizzazioni degli assessorati non sempre chiare nelle finalità, non si è cambiato direzione, priorità e marcia nell’amministrazione. Anzi, le vicende politiche nazionali ed i riflessi in particolare sul Pd, l’unico vero partito nazionale presente in coalizione, che ha cambiato composizione ed equilibri interni, con conflitti perlopiù legati ad interessi personali, hanno esasperato progressivamente la prassi antica alla politica specifica di accontentare il singolo cittadino, piuttosto che guardare in modo nuovo allo stato della comunità. Emblematici di ciò i casi della ZTL e del PAT, due occasioni per progettare il futuro che sono state svilite e sulle quali ci siamo differenziati dal resto della maggioranza con chiarezza.

Ma nel 2015, nonostante questa netta presa di posizione, Lcf si ripresentò alle elezioni amministrative  ancora in coalizione col csx che aveva in Marco Terenzi il nuovo candidato sindaco, chiedendo soprattutto la lealtĂ  e la chiarezza necessarie tra alleati. E anche pubblicamente, come Ivo Simonella con una breve nota sul nostro sito (17 marzo 2015), in cui scrisse tra l’altro: “Con Bertoncello si chiude un’epoca per il centrosinistra a Portogruaro. Ora servono forti segnali di rinnovamento”. E con una nota collegiale (9 aprile 2015): “Noi pensiamo che il Pd di Portogruaro non sia uguale al Pd nazionale e che sia possibile trovare con questo partito locale e le sue articolazioni elettorali un terreno d’accordo per un’amministrazione comunale in linea con i nostri progetti.”

Alle elezioni lealtà e chiarezza non bastarono, né a noi né alla coalizione. Il Pd portogruarese, anticipando successivi processi nazionali, si disgregò con la perdita di protagonisti che dalle elezioni furono anche premiati personalmente: Angelo Morsanutto come assessore, Giorgio Barro e Cristian Moro come consiglieri. E molti altri parteciparono all’esodo. E altri ancora lo fecero senza esternarlo. Il danno fu chiaro e decisivo per la coalizione di csx, l’esito delle elezioni e gli equilibri successivi.

Nel 2015 infatti Lcf prese 417 voti (-153 voti, -27% sul 2010 e 3,5% dei voto validi, il 10,1% della coalizione). L’intera coalizione prese solo 4.144 voti (contro i 6.818 del 2010, un disastro da -39%). Ma soprattutto, l’esito del ballottaggio vide la vittoria di Maria Teresa Senatore che univa l’armata Brancaleone delle destre e nuovi affiliati dell’ultimissima ora. Si arrivò così all’esclusione di Lcf dal consiglio comunale, che peraltro scendeva da 20 a 16 membri, di cui 10 alla maggioranza e solo 4 su 6 dell’opposizione all’area Pd, Terenzi compreso. E sembrò proprio confermata anche la fine politica di Antonio Bertoncello (peraltro candidato non eletto alla Regione), che fu ripetutamente assessore fin dal 1991 e poi sindaco dal 2004 al 2015, con la breve pausa del commissario per l’anatra zoppa. Il suo successore ora era all’opposizione. 

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