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Lettere a Fausto: Fiorenzo Magni

10 luglio 2009
Pubblicato da Adriano Zanon

Caro Fausto,
sono costretto a scriverti perché Gastone ha fatto strani discorsi, in particolare sulla fortuna. Forse non ho ben capito cosa volesse dire, forse non lo sa bene neanche lui. Ma forse è veramente ancora turbato dal Tour del 1960, quello vinto! E su ciò merita un certo rispetto. Ma prima devo far notare che mi ha dato del bucaiolo di Prato. Come se fosse un doppio insulto. Ma ciò non ha senso. Infatti, tu sai che io son di Vaiano, mentre lui è di Barberino di Mugello. Tra Vaiano e Barberino ci sono soli 22 chilometri di strada, via Montecuccoli, ma questi sono i capoluoghi di due comuni contigui che si sviluppano in due valli parallele. Quindi, per semplificare, siamo entrambi di Prato, anche se Barberino oggi si associa più a Firenze. Qui c’è la solita boria dei fiorentini su tutti gli altri toscani, vicini e lontani. Ma siamo praticamente dello stesso posto! Non a caso, nascere e vivere lì ci ha portato ad essere entrambi due buoni discesisti… Pensa che bischero!

coppi-e-magniMa torniamo alla fortuna, ch’è meglio. Cos’è costei? A scuola, avevo imparato studiando il Machiavelli che la fortuna va e viene, che dispone del tempo e infine che cambia volentieri cavallo, nel nostro caso ciclista. Ma il Segretario diceva anche che la fortuna è donna e che per tenerla sotto bisogna batterla e che se si è giovani si ha più energia per farlo. Insomma, già lui diceva a modo suo che qualcosa si può fare per condizionarla.

Poi però in tema di fortuna la vita mi ha fatto fare qualche esperienza personale e qualche riflessione. Torniamo proprio sulla nostra fuga della Trento-San Pellegrino, la penultima tappa del giro 1955. Sì, in quell’occasione Gastone forò, ma noi avemmo la semplice conferma che in due si rischia meno, perché ci si osserva e corregge nei punti difficili e perché, casomai, nelle forature ci si aiuta. Poi, che è meglio se ci si aiuta in due sì, ma diversi, tu eri più forte in salita, io in discesa: uno solo non può esser più forte di due specialisti concordi. Infine, che avere tanta energia e sprecarla a rincorrere non aiuta la fortuna. Due energie alleate e diverse possono dare più della somma delle due singole, aumentano l’efficacia dei singoli. Oggi direbbero che si fa sinergia. Io insomma ho ben imparato che non basta il coraggio individuale per muovere anche la fortuna, perché questa non si sa mai dove vada a parare. Ma forse questo lo ha capito anche Gastone, anche se tu, purtroppo, ne sai più di tutti, caro Fausto.

Infine, pensa che il nostro ha il nome del papero Gastone che nei fumetti di Walt Disney è diventato un simbolo della fortuna, tutto l’opposto del cugino Paperino! Ma quello era un fumetto banale, non esiste uno che è sempre fortunato e lui solo, poi! Quindi il nostro non ha ancora imparato bene la lezione del 1955, pensa ancora che un arnese individuale come la bicicletta dipenda solo da chi ci sta sopra e non anche da chi ci sta a fianco.

coppi-e-magni-al-giro-ditalia-del-1955gifAlla prossima, intanto ti saluto e ti abbraccio.

Il tuo indissolubile
Fiorenzo Magni

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2 risposte a “Lettere a Fausto: Fiorenzo Magni”

  1. David scrive:

    L’anima contadina del ciclismo, il suo invadere paesi e persone per pochi momenti, il suo visitare il pubblico a domicilio fino a scovarne i luoghi e i tempi, sono l’unica cosa che può salvare questo sport unico.
    Il ciclismo somiglia alla vita più di ogni altra cosa.

    Un abbraccio da un bucaiolo di Prato.

  2. Manuzio scrive:

    TRA FIRENZE E PRATO

    Gastone Nencini aveva nominato Fiorenzo Magni “quel bucaiolo di Prato” e questi gli ha risposto che è un “controsenso”. Perché?

    Perché ‘bucaiolo’ significa soprattutto omosessuale, al nord si direbbe anche culattone, cioè uno fortunato. Ma a Firenze ha anche un altro significato. ‘Bucaiolo’ era l’antico negoziante delle ‘buche’, i negozi del mercato di San Lorenzo che erano posti al di sotto del livello stradale, di fatto… ‘in buca’.

    Nencini lo usa dunque nel senso di fortunato, Magni nel senso di negoziante, ma di Firenze, quindi non di Prato.

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