La Città Futura

il progetto rossoverde per Portogruaro
 

Le vignette di Lorenzo Bussi: Illuminiamoci di meno

12 febbraio 2010
Pubblicato da Lorenzo Bussi

Illuminiamoci di meno

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Le vignette di Lorenzo Bussi: Soggiorno a punti

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Soggiorno a punti

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Le vignette di Lorenzo Bussi: Green economy

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Green economy

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Le vignette di Lorenzo Bussi: Cul de Pansac

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Cul de Pansac

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Risparmio certificato

31 gennaio 2010
Pubblicato da Patrizia Daneluzzo
Intervista a Norbert Lantschner, direttore di CasaClima.
Patrizia Daneluzzo intervista Norbert Lantschner, direttore di CasaClima, l’agenzia alto atesina di certificazione energetica degli edifici, che ha inventato uno standard riconosciuto e apprezzato a livello europeo per la sua affidabilità.
Lantschner, a Portogruaro per inaugurare Domusviva – il primo edificio certificato CasaClima Classe A della Provincia di Venezia – si occupa di sostenibilità da trent’anni: un pionere del settore, anche se il suo nome non ci è forse ancora familiare.
 
Signor Lantschner, lei è qui oggi per parlare di certificazione energetica degli edifici: nel suo campo è sicuramente un’autorità, ma forse è meno conosciuto al cittadino che di queste tematiche non si occupa. Può brevemente presentarsi ai nostri lettori?
Sono Norbert Lantschner. Mi occupo di questi temi da quasi 30 anni: ambiente, clima, energia, natura.
Negli anni passati abbiamo capito che siamo di fronte a grandi cambiamenti, proprio dettati dal fatto che le energie che oggi utilizziamo cominceranno presto a scarseggiare. Abbiamo superato il picco del petrolio, per cui da oggi in poi avremo una sempre maggiore domanda di energia a fronte di una sempre minore offerta, e questo significa che toccheremo prezzi molto alti.
Dall’altra parte abbiamo anche degli elementi per dire che questo comportamento energivoro della nostra società ha una grave ricaduta sulla qualità ambientale, legata soprattutto ai cambiamenti climatici.
Per cui dobbiamo agire: dove possiamo agire? Se guardiamo i dati non ci sono dubbi: il più grande bacino di intervento è il settore dell’edilizia, poi abbiamo la mobilità e il mondo industriale. Quello che dispiace è che nel mondo dell’edilizia avremmo tutte le risposte, le tecnologie e i materiali per risparmiare energia, ma non li applichiamo. E non dimentichiamo che l’edilizia ha anche una dimensione sociale, perché le famiglie hanno già oggi un potere di acquisto limitato, che sarà sempre minore al crescere dei costi energetici. Per questo dobbiamo agire nel mondo delle costruzioni.
CasaClima nasce proprio dalla convinzione della necessità di informare, di sensibilizzare, di dare un contributo a cambiare le regole del mercato immobiliare, introducendo nuovi criteri di qualità. Il cittadino può abitare bene,
consumando poca energia e salvaguardando l’ambiente.
 
Ma com’è successo che trent’anni fa una persona come lei ha intrapreso la strada della sostenibilità e, in particolare, del costruire eco-compatibile? Era un po’ in anticipo sui tempi…
Senza dubbio, all’inizio eravamo dei marziani, ci hanno riso in faccia perchè dicevano che creavamo dell’allarmismo. Ci siamo difesi dicendo che quando nell’appartamento vicino scoppia un incendio, chiamare i pompieri non è allarmismo ma realismo. Oggi ci vengono in aiuto tutti i dati, gli indicatori, le prove che ci dicono che abbiamo innestato un processo pericolosissimo: il nostro castello è costruito sulla sabbia e non sulla roccia, e questo vuol dire che abbiamo pochissimo tempo a disposizione per correggerci. Se lo facciamo presto, riusciremo a limitare danni e catostrofi. Più aspettiamo, più drammatica sarà la situazione, proprio perché viviamo in un sistema energeticamente chiuso: la Terra ha solo ciò che possiede.
Solo 150 fa l’uomo non conosceva la parola “rifiutoâ€, per migliaia di anni abbiamo vissuto senza parlare di crescita e di PIL: oggi sono questi i parametri che valutano il nostro comportamento e vogliamo avere sempre di più. Anche un bambino capisce che una società che si permette di produrre ogni giorno 10 miliardi di tonnellate di rifiuti non può sopravvivere per molto in un sistema chiuso dove è possibile andare a prendere materie prime altrove.
 
Ma cosa può fare un Ente locale per promuovere la sostenibilità?
Oggi siamo in grado di costruire o ristrutturare case che consumano un decimo circa di un edificio tradizionale: non è fantascienza. È un pregiudizio che sia troppo costoso, è un pregiudizio che si possa fare solo in Alto Adige: ci sono cantieri in Puglia, in Grecia, tra poco in Israele e anche in Norvegia che lavorano con la filosofia CasaClima.
Quello a cui dobbiamo ancora dare delle risposte è come coinvolgere la massa dei cittadini: in questo l‘Ente locale deve essere più presente. Non basiamoci sulle leggi nazionali perché quelle attuali sono lontanissime da ciò che dobbiamo fare: la politica purtroppo è assente in questa importante fase e l’Italia rischia molto perché il clima e l’energia saranno i cavalli trainanti nei prossimi anni. Se non riusciamo a cambiare la situazione, avremo crisi economiche e sociali, e questo paese rischia di non riprendersi più.
 
L’Ente locale deve riprendere in mano il governo e introdurre strumenti su scala comunale che premiano la qualità costruttiva, che spingano in direzione dell’efficienza energetica e della sostituzione del fossile con il rinnovabile. Però senza un continuo martellamento di informazioni non funziona: solo un cittadino informato riesce e difendersi. L’Ente locale al momento non deve utilizzare strumenti normativi, ma strumenti premiativi, cioé premiare il cittadino che raggiunge determinati standard di qualità perché è di interesse pubblico. Però attenzione: bisogna scegliere sistemi comprovati, che garantiscano il risultato.
Quindi l’Ente pubblico deve investire molto sul controllo, perché solo con il controllo ho la sicurezza che gli obiettivi di efficienza energetica vengano raggiunti. Purtroppo questo non avviene attualmente in gran parte dell’Italia perché non c’è la vigilanza. Il settore edile è in mano agli speculatori, ai furbi di turno. Invece, dobbiamo cercare di innescare un processo di trasparenza, di chiarezza e di nuova qualità e un Comune ha tutte le possibilità oggi, con le normative vigenti, di andare in questa direzione. Ci vuole un po’ di coraggio e la lungimiranza di capire la dimensione della sfida.
 
Per andare invece sul piano nazionale, visto che l’ha citato, il così detto Piano Casa, secondo lei, è più un’opportunità o una minaccia per la sostenibilità?
È la perdita di una grande occasione: questo Piano Casa ha degli spunti corretti, ma non mi garantisce la concretezza del risultato perché manca la volontà di controllo. Non posso regalare delle cubature senza vincolarle ad una seria attività di controllo, perché alla fine avrò tante speculazioni e pochi risultati.
Questo paese deve investire in efficienza perché deve ridurre la dipendenza energetica dai paesi esteri. Deve rilanciare l’economia, ma non premiando la speculazione, perché così i problemi saranno ancora più grandi in futuro: una casa costruita male oggi, rimane per i prossimi 20, 30, 40 anni e questa è una minaccia per il paese. Quindi, il concetto è sano, ma mancano gli ingredienti chiudere la manovra in modo intelligente.
Invece, interpretando le cose in modo diverso, possiamo cogliere la crisi come opportunità perché ristrutturare le case esistenti e portarle all’alta efficienza energetica vuol dire coinvolgere le maestranze locali, le imprese locali, i progettisti locali: i soldi rimangono in casa, si crea lavoro e soprattutto si fa contento il cliente finale perché si riducono i costi energetici a 200-300 euro all’anno e si garantisce un’altra qualità della vita.
 
Insomma una sorta di “scudo energeticoâ€â€¦ Per quanto riguarda DomusViva, lei è qui oggi per l’inaugurazione dell’edificio: può dirci due parole di commento all’opera?
Io trovo molto coraggioso che un’impresa scelga una strada di qualità anticipando i tempi. Gi apripista hanno sempre una certa difficoltà, però hanno capito la direzione in cui devono andare. Per questo faccio i complimenti a DomusViva e a Moreno Argentin per aver scelto una strada difficile e anche pericolosa: quella di farsi esaminare da un ente terzo indipendente esterno che poteva anche rilevare una qualità non adeguata. Ma loro hanno implementato tutto ciò che era necessario per ottenere questa alta classe di efficienza energetica.
Oggi sono contenti, anche se hanno avuto delle difficoltà: ci vogliono impegno, modifiche, cambiamenti, di progetto e di cantiere, per ottenerla. Però sono convinto che saranno un punto di riferimento in questo territorio, perché la gente può vedere, può entrare, può parlare e capire che si può costruire diversamente. E non è solo il prezzo di acquisto che conta, ma, nel ciclo di vita di un’abitazione, è il prezzo della gestione, del consumo negli anni che sono determinanti.
Consiglio quindi di fare attenzione prima di firmare un contratto di acquisto o di affitto di un immobile, di chiedere prima il certificato energetico e di assicurarsi che si tratti di un documento serio e non di un’autocertificazione. Solo in questo modo il consumatore può essere garantito.
 
Personalmente credo che quella della sostenibilità stia diventando, in certi casi, una retorica: tutti la nominano e nessuno si chiede più esattamente cosa vuole dire, a prezzo di un’importante perdita di significato. Può dirci cosa significa per lei “sostenibilità”?
Infatti, questo è un grande rischio, perché l’uso della parola è già inflazionato, ma non c’è parola migliore per descrivere ciò che ci permette di vivere un futuro.
Essere sostenibili vuol dire tener conto delle risorse, non solo di oggi, ma anche di domani e di dopodomani. Non è un qualcosa di statico, ma di dinamico: vuol dire costruire e vivere con intelligenza, senza distruggere ciò che mi permette di vivere.
È immorale pensare solo ai propri fabbisogni, indipendentemente da quelli degli altri e delle future generazioni. Ma non è solo una questione etica e morale: è anche un discorso razionale perché la natura ci insegna che cosa succede alle specie che non riescono ad adattarsi alle leggi della vita e si comportano in modo sbagliato.
Oggi siamo in 7 miliardi: se ogni giorno distruggiamo le fonti energetiche e le materie prime che ci servono per vivere, tra poco ci troveremo in condizioni gravissime. È come quando una persona vive con i soldi che ha in banca: deve cercare di vivere con gli interessi, non con il capitale, perché se intacco il capitale un giorno finisce. Anche per quanto riguarda la natura e l’ambiente vale la stessa regola: dobbiamo cercare di vivere solo con gli interessi, senza intaccare il capitale, perché solo in questo modo potremo continuare a vivere.
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Patrizia Daneluzzo a TPN

Pubblicato da Patrizia Daneluzzo

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=nlx8125iWr4[/youtube]

Patrizia Daneluzzo presenta a TPN il progetto rossoverde per le elezioni 2010.

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Le vignette di Lorenzo Bussi: No-limits

Pubblicato da Lorenzo Bussi

No-limits


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Il periodico rossoverde per Portogruaro n.1 2010

29 gennaio 2010
Pubblicato da La Città Futura

In questo numero

  • Risparmio certificato, intervista a N. Lantschner, direttore di CasaClima
  • Spazio agli altri: Il Cannetto, Nuova Pansac
  • Centa Taglio: una ferita aperta
  • Politica da Comune Virtuoso
  • Rifiuti zero? Sì, partendo dalla testa


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Le vignette di Lorenzo Bussi: TAV – BOOM

27 gennaio 2010
Pubblicato da Lorenzo Bussi

TAV

BOOM

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E Chisso inaugura

11 gennaio 2010
Pubblicato da Ivo Simonella

Lo scorso primo ottobre l’onnipresente assessore regionale Renato Chisso ha posto il primo tombino della nuova stazione ferroviaria di Portogruaro, legata al progetto del SFMR (Servizio Ferroviario Metropolitano Regionale).

Un servizio certamente utile, sperando che funzioni, vorrei però ricordare all’assessore un’altra celebrazione avvenuta in pompa magna: era il 14 marzo 2005 e alla stazione dell’Interporto di Padova, Chisso e Galan accoglievano il primo viaggio sperimentale di un convoglio ferroviario carico di 21 Tir proveniente dall’interporto di Cervignano. Nel comunicato stampa si annunciava per l’autunno (del 2005) l’avvio ufficiale del servizio: l’utilissima Autostrada Viaggiante.

Da allora però non si è saputo più nulla e l’anno scorso Chisso ha tranquillamente spiegato che il servizio non è partito perchè le Ferrovie non dispongono dei carri ferroviari necessari per assicurare il servizio. Me par ben.

Ultimamente il sempre onnipresente Chisso ha dichiarato vieppiù che tanto la linea Portogruaro-Venezia è satura, non ci starebbero altri treni: forse è meglio che si informi un po’ di più, visto che è assessore alle politiche della mobilità, dovrebbe sapere:

  1. che comunque la linea Portogruaro-Treviso (Padova-Vicenza) non è per nulla satura;
  2. soprattutto, che con poca spesa, basterebbe cambiare i sistemi distanziometrici che oggi consentono, sulla Venezia-Trieste, di far viaggiare un treno ogni 5 chilometri, con altri più evoluti che consentono di far stare un treno ogni due chilometri.

Intanto a un centinaio di chilometri di distanza è dal 2006 che le carrozze ferroviarie necessarie per l’autostrada viaggiante si sono trovate e dal Porto di Trieste allo scalo ferroviario di Salisburgo e di Monaco è attivo un servizio di trasporto intermodale con 19 treni settimanali andata e ritorno che trasferiscono circa 35000 camion all’anno da strada a rotaia nei primi undici mesi di servizio ha portato a destinazione 27.361 camion, con un «risparmio» di 432 tonnellate di anidride carbonica e polveri sottili.

E, a confermare che volendo si possono trasferire camion su rotaia, lunedì 16 novembre è partito il servizio di autostrada viaggiante da Gorizia a Ospitaletto, con 38 carri ribassati forniti da Trenitalia (che evidentemente i vagoni li ha), servizio giornaliero, anche se sperimentale, sostenuto dal Ministero dell’ambiente e dalla Regione Friuli.

Il Veneto, invece, continua ad aspettare i carri che non ci sono e la Regione ha investito per nulla, almeno fino ad ora, una barca di soldi per risagomare ponti, sovrappassi e gallerie che erano troppo bassi per poter far partire il servizio.

E così chi si arricchisce sono le Autovie Venete che nell’ultimo bilancio approvato hanno 33 milioni di euro di utili (41 l’anno scorso, 24 quello prima ancora), ma in tutti questi anni, mi chiedo, quanti di questi soldi sono stati reinvestiti per ridurre i disagi ambientali che sopportano le migliaia di cittadini che sono inquinati dai milioni di auto e TIR che attraversano continuamente il nostro territorio? dove sono le barriere fono assorbenti? e le barriere verdi? Dobbiamo aspettare la terza corsia? Beh quasi sempre se ci sono spese impreviste, si lasciano per ultime le mitigazioni: fanno bene i cittadini a organizzarsi in comitati e vigilare.

E in effetti si è saputo da poco che la terza corsia non costerà più 1,5 miliardi di euro, ma 2,3 e le Autovie, per far fronte agli aumenti, chiedono di incrementare del 130% i pedaggi entro i prossimi 7-8 anni.

E infine non dimentichiamoci che anche le ferrovie dovrebbero mettere in opera barriere fonoassorbenti nella zona di S. Nicolò, dove sforano i limiti di legge: ci sarà qualche spicciolo per questo tra i finanziamenti del SFMR?

Ivo Simonella
Lista rossoverde – La Città Futura

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