La CittĂ  Futura

il progetto rossoverde per Portogruaro
 

Intanto che raccogliamo firme, vendono l’acqua

19 giugno 2010
Pubblicato da La CittĂ  Futura

Intanto che i cittadini italiani firmano per non vendere l’acqua le nostre amministrazioni (Bacino della Livenza e del Tagliamento) si preparano a vendere (il 28 giugno 2010) il 40% della gestione del nostro acquedotto ai privati. Fermiamoli, fate adottare il fac simile di delibera allegata e troviamoci martedì 22 giugno alle 18 a Portogruaro in Municipio.

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Il portogruarese sarĂ  il primo territorio a cedere ai privati il 40% delle quote degli acquedotti

Pubblicato da La CittĂ  Futura

Lo scorso 26 maggio l’assemblea dei Comuni azionisti della SocietĂ  Acque del Basso Livenza ha deliberato su tutta una serie di atti. In particolare è stato deciso all’unanimitĂ  di avviare l’iter tecnico-amministrativo che porterĂ  entro l’anno alla cessione del 40 % delle azioni ai privati

L’obbligo deriverebbe dal fatto che l’AutoritĂ  d’Ambito Interregionale “Lemene” è stata istituita dopo il 22.08.2008, data fissata dall’art. 15 della legge 29/11/2009 n.166 per poter continuare con il cosiddetto affidamento in house.

Nelle altre realtĂ  italiane, dove l’ATO era giĂ  costituito, la scadenza è invece fissata al 31.12.2011.

L’iter approvato prevede entro il corrente mese di giugno che i Consigli Comunali deliberino

  • sulle modifiche allo statuto necessarie
  • sull’aumento del capitale sociale che consentirĂ  ad 8 comuni friulani di entrare nella societĂ 
  • la scissione parziale della societĂ  con affidamento delle strutture ad una societĂ  partrimoniale ad intero capitale pubblico.

I comuni che lo vorranno potranno deliberare entro tale data anche la cessione del 40% della societĂ  di gestione. Entro agosto 2010 si indirĂ  la gara per la vendita delle quote ai privati.

E’ stato inoltre deciso che i sindaci dei comuni soci individuino una delegazione, designata tra gli stessi, con il compito di avviare da subito i rapporti con i Presidenti delle Regioni Veneto e Friuli-Venezia Giulia, al fine di aprire un confronto politico finalizzato all’ottenimento di una modifica normativa che consenta anche alla gestione di Acque del Basso Livenza spa di decadere alla data del 31.12.2011, analogamente alla maggior parte delle gestioni pubbliche in essere.

Si profila dunque una vera beffa per le centinaia di cittadini che nel nostro territorio hanno sottoscritto la richiesta di referendum per l’acqua pubblica, che in ogni caso non potrĂ  essere indetto prima della scadenza fissata dal Basso Livenza per la cessione delle quote.

Una situazione analoga dovrebbe interessare anche il Basso Tagliamento, che però pare non così avanti nell’iter.

La realtĂ  normativa in questo momento è piuttosto complessa, tanto che è prevista anche l’abolizione dello stesso ATO che deve affidare la gestione del servizio idrico, si è anche in attesa di pronunciamenti della corte costituzionale su ricorsi presentati da alcune Regioni (è previsto per ottobre un primo pronunciamento che potrebbe anche dichiarare illegittime alcune parti delle norme).

Siamo perciò realmente certi che l’unica strada da percorrere sia quella indicata? Quali sono i pareri legali che sostengono l’iter?

Ma l’aspetto che piĂą ci lascia interdetti è che se si è arrivati a fine maggio con tutto predisposto, vuol dire che è da parecchio tempo che si sta lavorando su questa strada, e su un tema così importante non si è ritenuto di coinvolgere la cittadinanza.

Solo un dilettante della politica può pensare che senza l’appoggio dell’opinione pubblica si riuscirĂ  a far modificare la legge ed ottenere almeno la proroga fino al 2011.

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L’acqua non è una merce

31 maggio 2010
Pubblicato da Ivo Simonella

Contro la privatizzazione dell’acqua

Questo numero di LCF è dedicato al tema dell’acqua, una questione sulla quale si sta concentrando l’interesse di centinaia di gruppi e comi­tati e quindi di centinaia di migliaia, anzi milioni, di persone.

La questione è ormai nota: si vuole considerare l’acqua come una merce e non come un bene e un servizio, volendo applicare la norma­tiva europea che prevede che la gestione economica appartenga al mercato si deve dunque far entrare il privato nella gestione, nell’ottica della massima concorrenza, ovviamente certi che la concorrenza migliori il servizio e ab­batta i costi.

Ebbene non è così, è dimostrato che in realtà nessuno ci obbliga a considerare l’acqua una merce, e quindi a metterla sul mercato, ma si vuole andare avanti lo stesso su questa strada del liberismo più sfrenato. Chi l’ha già percorsa (vedi Francia, ma gli stessi USA) sta tornando indietro, noi arriviamo per ultimi e non impariamo dagli errori degli altri.

Del resto lo stesso ragionamento vale pari pari anche per il nucleare. In entram­bi i casi si fa prevalere l’interesse dei pochi disponibili ad investire a discapito dei molti (tutti noi) che si troveranno ad avere a che fare con mega società estranee al territorio, facendo venir meno l’aspetto della vicinanza che garantisce il controllo del cittadino e una maggiore responsabilità del gestore.

Al momento invece la preoccupazione principale dei nostri governanti non è quella di rispondere nel merito delle questioni sollevate dai cittadini, piuttosto di far passare attraverso i media messaggi assolutamente apodittici, cioè di verità assoluta che non ha bisogno di alcuna dimostrazione.

Ormai sono sempre più convinto che l’unica speranza è che i cittadini e le am­ministrazioni locali diano messaggi diversi e che si mettano assieme. Sul tema dell’acqua ciascuno può fare qualcosa, gli Enti locali si stanno mobilitando per rico­noscere nel proprio statuto comunale il servizio idrico integrato come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica in quanto servizio pubblico essenziale e quindi sottraibile alla privatizzazione. E in questo senso è già stato presentato un ordine del giorno al Consiglio Comunale di Portogruaro.

Presentiamo in queste pagine tale documento, a costo di ripetere più volte le stesse cose, anche se tecniche e burocratiche, perché i cittadini devono essere ben informati, anzi ben preparati. Se da parte di questo governo l’operazione è stata impostata in sordina, anzi come un atto dovuto, noi dobbiamo svelare la reale posta in gioco e dobbiamo saper usare l’unica arma che conosciamo, la partecipazione.

Per questo, i cittadini possono in questo momento mobilitarsi tutti a sostegno dei tre quesiti referendari proposti dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, perché se è vero che il numero di firme necessarie ad indire il referendum sono già state raggiunte, è vero anche che lo strumento referendario ultimamente non ha visto partecipa­zione al voto sufficiente, per cui va continuata la raccolta firme e la militanza civile nell’ottica di portare poi al voto quante più persone informate possibile.

L’acqua non è una merce

Contro la privatizzazione dell’acqua

Questo numero di LCF è dedicato al tema dell’acqua, una questione sulla quale si sta concentrando l’interesse di centinaia di gruppi e comi­tati e quindi di centinaia di migliaia, anzi milioni, di persone.

La questione è ormai nota: si vuole considerare l’acqua come una merce e non come un bene e un servizio, volendo applicare la norma­tiva europea che prevede che la gestione economica appartenga al mercato si deve dunque far entrare il privato nella gestione, nell’ottica della massima concorrenza, ovviamente certi che la concorrenza migliori il servizio e ab­batta i costi.

Ebbene non è così, è dimostrato che in realtà nessuno ci obbliga a considerare l’acqua una merce, e quindi a metterla sul mercato, ma si vuole andare avanti lo stesso su questa strada del liberismo più sfrenato. Chi l’ha già percorsa (vedi Francia, ma gli stessi USA) sta tornando indietro, noi arriviamo per ultimi e non impariamo dagli errori degli altri.

Del resto lo stesso ragionamento vale pari pari anche per il nucleare. In entram­bi i casi si fa prevalere l’interesse dei pochi disponibili ad investire a discapito dei molti (tutti noi) che si troveranno ad avere a che fare con mega società estranee al territorio, facendo venir meno l’aspetto della vicinanza che garantisce il controllo del cittadino e una maggiore responsabilità del gestore.

Al momento invece la preoccupazione principale dei nostri governanti non è quella di rispondere nel merito delle questioni sollevate dai cittadini, piuttosto di far passare attraverso i media messaggi assolutamente apodittici, cioè di verità assoluta che non ha bisogno di alcuna dimostrazione.

Ormai sono sempre più convinto che l’unica speranza è che i cittadini e le am­ministrazioni locali diano messaggi diversi e che si mettano assieme. Sul tema dell’acqua ciascuno può fare qualcosa, gli Enti locali si stanno mobilitando per rico­noscere nel proprio statuto comunale il servizio idrico integrato come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica in quanto servizio pubblico essenziale e quindi sottraibile alla privatizzazione. E in questo senso è già stato presentato un ordine del giorno al Consiglio Comunale di Portogruaro.

Presentiamo in queste pagine tale documento, a costo di ripetere più volte le stesse cose, anche se tecniche e burocratiche, perché i cittadini devono essere ben informati, anzi ben preparati. Se da parte di questo governo l’operazione è stata impostata in sordina, anzi come un atto dovuto, noi dobbiamo svelare la reale posta in gioco e dobbiamo saper usare l’unica arma che conosciamo, la partecipazione.

Per questo, i cittadini possono in questo momento mobilitarsi tutti a sostegno dei tre quesiti referendari proposti dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, perché se è vero che il numero di firme necessarie ad indire il referendum sono già state raggiunte, è vero anche che lo strumento referendario ultimamente non ha visto partecipa­zione al voto sufficiente, per cui va continuata la raccolta firme e la militanza civile nell’ottica di portare poi al voto quante più persone informate possibile.

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