Contro la privatizzazione dell’acqua
Questo numero di LCF è dedicato al tema dell’acqua, una questione sulla quale si sta concentrando l’interesse di centinaia di gruppi e comiÂtati e quindi di centinaia di migliaia, anzi milioni, di persone.
La questione è ormai nota: si vuole considerare l’acqua come una merce e non come un bene e un servizio, volendo applicare la normaÂtiva europea che prevede che la gestione economica appartenga al mercato si deve dunque far entrare il privato nella gestione, nell’ottica della massima concorrenza, ovviamente certi che la concorrenza migliori il servizio e abÂbatta i costi.
Ebbene non è così, è dimostrato che in realtà nessuno ci obbliga a considerare l’acqua una merce, e quindi a metterla sul mercato, ma si vuole andare avanti lo stesso su questa strada del liberismo più sfrenato. Chi l’ha già percorsa (vedi Francia, ma gli stessi USA) sta tornando indietro, noi arriviamo per ultimi e non impariamo dagli errori degli altri.
Del resto lo stesso ragionamento vale pari pari anche per il nucleare. In entramÂbi i casi si fa prevalere l’interesse dei pochi disponibili ad investire a discapito dei molti (tutti noi) che si troveranno ad avere a che fare con mega societĂ estranee al territorio, facendo venir meno l’aspetto della vicinanza che garantisce il controllo del cittadino e una maggiore responsabilitĂ del gestore.
Al momento invece la preoccupazione principale dei nostri governanti non è quella di rispondere nel merito delle questioni sollevate dai cittadini, piuttosto di far passare attraverso i media messaggi assolutamente apodittici, cioè di verità assoluta che non ha bisogno di alcuna dimostrazione.
Ormai sono sempre piĂą convinto che l’unica speranza è che i cittadini e le amÂministrazioni locali diano messaggi diversi e che si mettano assieme. Sul tema dell’acqua ciascuno può fare qualcosa, gli Enti locali si stanno mobilitando per ricoÂnoscere nel proprio statuto comunale il servizio idrico integrato come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica in quanto servizio pubblico essenziale e quindi sottraibile alla privatizzazione. E in questo senso è giĂ stato presentato un ordine del giorno al Consiglio Comunale di Portogruaro.
Presentiamo in queste pagine tale documento, a costo di ripetere più volte le stesse cose, anche se tecniche e burocratiche, perché i cittadini devono essere ben informati, anzi ben preparati. Se da parte di questo governo l’operazione è stata impostata in sordina, anzi come un atto dovuto, noi dobbiamo svelare la reale posta in gioco e dobbiamo saper usare l’unica arma che conosciamo, la partecipazione.
Per questo, i cittadini possono in questo momento mobilitarsi tutti a sostegno dei tre quesiti referendari proposti dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, perchĂ© se è vero che il numero di firme necessarie ad indire il referendum sono giĂ state raggiunte, è vero anche che lo strumento referendario ultimamente non ha visto partecipaÂzione al voto sufficiente, per cui va continuata la raccolta firme e la militanza civile nell’ottica di portare poi al voto quante piĂą persone informate possibile.
L’acqua non è una merce
Contro la privatizzazione dell’acqua
Questo numero di LCF è dedicato al tema dell’acqua, una questione sulla quale si sta concentrando l’interesse di centinaia di gruppi e comiÂtati e quindi di centinaia di migliaia, anzi milioni, di persone.
La questione è ormai nota: si vuole considerare l’acqua come una merce e non come un bene e un servizio, volendo applicare la normaÂtiva europea che prevede che la gestione economica appartenga al mercato si deve dunque far entrare il privato nella gestione, nell’ottica della massima concorrenza, ovviamente certi che la concorrenza migliori il servizio e abÂbatta i costi.
Ebbene non è così, è dimostrato che in realtà nessuno ci obbliga a considerare l’acqua una merce, e quindi a metterla sul mercato, ma si vuole andare avanti lo stesso su questa strada del liberismo più sfrenato. Chi l’ha già percorsa (vedi Francia, ma gli stessi USA) sta tornando indietro, noi arriviamo per ultimi e non impariamo dagli errori degli altri.
Del resto lo stesso ragionamento vale pari pari anche per il nucleare. In entramÂbi i casi si fa prevalere l’interesse dei pochi disponibili ad investire a discapito dei molti (tutti noi) che si troveranno ad avere a che fare con mega societĂ estranee al territorio, facendo venir meno l’aspetto della vicinanza che garantisce il controllo del cittadino e una maggiore responsabilitĂ del gestore.
Al momento invece la preoccupazione principale dei nostri governanti non è quella di rispondere nel merito delle questioni sollevate dai cittadini, piuttosto di far passare attraverso i media messaggi assolutamente apodittici, cioè di verità assoluta che non ha bisogno di alcuna dimostrazione.
Ormai sono sempre piĂą convinto che l’unica speranza è che i cittadini e le amÂministrazioni locali diano messaggi diversi e che si mettano assieme. Sul tema dell’acqua ciascuno può fare qualcosa, gli Enti locali si stanno mobilitando per ricoÂnoscere nel proprio statuto comunale il servizio idrico integrato come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica in quanto servizio pubblico essenziale e quindi sottraibile alla privatizzazione. E in questo senso è giĂ stato presentato un ordine del giorno al Consiglio Comunale di Portogruaro.
Presentiamo in queste pagine tale documento, a costo di ripetere più volte le stesse cose, anche se tecniche e burocratiche, perché i cittadini devono essere ben informati, anzi ben preparati. Se da parte di questo governo l’operazione è stata impostata in sordina, anzi come un atto dovuto, noi dobbiamo svelare la reale posta in gioco e dobbiamo saper usare l’unica arma che conosciamo, la partecipazione.
Per questo, i cittadini possono in questo momento mobilitarsi tutti a sostegno dei tre quesiti referendari proposti dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, perchĂ© se è vero che il numero di firme necessarie ad indire il referendum sono giĂ state raggiunte, è vero anche che lo strumento referendario ultimamente non ha visto partecipaÂzione al voto sufficiente, per cui va continuata la raccolta firme e la militanza civile nell’ottica di portare poi al voto quante piĂą persone informate possibile.