Memo per gli Stati generali
3 ottobre 2010Nel cuore di una crisi economica tutt’altro che superata, che sta anzi oggi mostrando le sue conseguenze più tragiche a livello sociale, la discussione politica a Portogruaro pare aver toccato l’acme. Sul tavolo ci sono i problemi attuali, ma dal loro approccio dipenderà il futuro della nostra comunità .
Il problema cruciale è naturalmente il lavoro. In questi giorni la V commissione consiliare (Innovazione Sviluppo Lavoro) ha ospitato, in un’affollatissima riunione nella sede municipale, le rappresentanze sindacali del territorio, in particolare, ma non solo, quelle delle due maggiori aziende in crisi: il Linificio Zignago e la Nuova Pansac. Lungi dall’essere un elenco di richieste e recriminazioni, si è rivelato invece un incontro ricco di spunti di riflessione. Quello che induce alla solidarietà con questi lavoratori è infatti la loro forza e dignità più che il loro bisogno di aiuto. Non voglio quindi soffermarmi sugli impegni immediati che l’Amministrazione Comunale se è assunta: la disponibilità a reperire in bilancio, per quanto possibile, fondi per affiancare gli ammortizzatori sociali stanziati dai livelli di governo superiori e la disponibilità , per altro già ampiamente dimostrata, di fare da intermediario delle esigenze dei lavoratori presso il Ministero o altri protagonisti. Mi sembra infatti più interessante sottolineare le questioni strategiche che le rappresentanze sindacali hanno posto: qual è la nostra vocazione territoriale? Che futuro vogliamo per quest’area?
Non è la prima volta che ci poniamo queste domande, ma il panorama di crisi potrebbe proprio incentivare a trovare delle risposte. Risposte che non possono essere date dalla sola Amministrazione Comunale, ma che richiedono un ragionamento corale di tutti gli attori del territorio, economici e sociali, nonché dei cittadini stessi. Proprio per questo, ritengo che i tempi siano maturi per convocare i cosiddetti ‘Stati generali’ per parlare del futuro del portogruarese in campo economico, commerciale e turistico in primis.
Nello stesso incontro è emersa, ad esempio, la critica a un comparto turistico che non riesce, come molti altri in Italia, a fare sistema, ad applicare un’ottica manageriale, a trasformarsi in un’industria del turismo, dove poter anche ricollocare le persone che vengono sempre più frequentemente espulse dal mercato del lavoro locale, e che riesca a dare prospettive di maggiore continuità occupazionale alle persone che da anni lavorano solo stagionalmente.
Mi chiedo se il nostro litorale, il secondo per presenze turistiche dopo quello romagnolo, non rappresenti una domanda sufficiente per indurre l’insediarsi di un’offerta produttiva, artigianale, distributiva logistica dedicata nell’area Ex-ENI. Un’offerta centrata, magari, sull’avvio di un comparto turistico sostenibile, che muova i suoi passi da una scelta che già a suo tempo Bibione aveva fatto, ottenendo, tra i primi territori in Italia, la certificazione EMAS. Le nostre spiagge sono piene di edifici da riqualificare dal punto di vista costruttivo ed energetico ed è ormai consolidata e apprezzata, a livello italiano ed europeo, l’esperienza di catene di eco-hotel, che adottano sistemi energetici, prodotti per l’igiene, prodotti alimentari a ridotto impatto ambientale.
Non posso esimermi, inoltre, dal fare una riflessione specifica su una questione per cui l’Italia è tra gli ultimi Paesi in Europa: il lavoro e l’occupazione femminile. La Pansac e il Linificio Zignago sono realtà ad alta occupazione femminile: donne per lo più in un’età troppo avanzata per essere ricollocate facilmente e troppo giovani per andare in pensione. Cosa possiamo fare per loro? Nel breve periodo possiamo cercare di usufruire di quei bandi che finanziano la riqualificazione e la ricollocazione di queste donne, che costituiscono notoriamente un target critico. Ma, siccome ne richiedono l’effettivo reinserimento, richiedono, ancora una volta, un’azione corale, che metta attorno al tavolo oltre al Comune anche le parti sociali, l’ufficio del lavoro e le imprese, sperando di poter poi arrivare, attingendo dal meglio delle esperienze di ognuno, a un ripensamento più strategico su come rendere il mercato del lavoro più women-friendly, più accogliente nei confronti delle donne.
Io penso che una svolta sia necessaria, quindi possibile. Andiamo dunque agli ‘Stati generali’ e ognuno faccia fin in fondo la sua parte.