Terza corsia. L’insostenibile leggerezza di un progetto
29 novembre 2010Ho sempre pensato (e più volte detto) che la costruzione della III corsia dell’autostrada Venezia-Trieste è inutile, dannosa e molto costosa. Più volte ho tentato di far comprendere le mie motivazioni sollevando sempre incredulità e disattenzione. Passo spesso sopra l’autostrada nel tragitto fra Teglio Veneto ed Alvisopoli e ogni volta guardo la file di tir, quasi tutti con targa straniera, che occupano in maniera quasi ininterrotta una corsia dell’autostrada, per portare merci prodotte chissà dove e chissà per quale compratore. Con lo stesso sguardo contemplo il nostro territorio, i colori degli alberi, il grande e possente quadro impressionista composto da tratti di colore che ti accompagnano dal verde al marrone, dalla primavera all’inverno.
Ogni volta mi irrito pensando alla III corsia. E’ mai possibile che in un periodo come questo, con una crisi economica che ci obbliga a fare delle scelte, a definire delle priorità e con il succedersi di frequenti disastri ambientali, di fronte alla bellezza del nostro territorio si pensi che per risolvere il problema del traffico bisogna allargare le strade? Per risolvere l’intasamento dei tir si allarga l’autostrada anziché spostare le merci via ferrovia o via acqua.
Avanti con la III corsia! A Brescia è stata appaltata la quarta corsia e poi casomai la quinta; tanto paga Pantalone. Sì, paghiamo noi, residenti intorno all’autostrada, due volte: la prima con il pedaggio, la seconda con una pessima qualità dell’aria che ci mina la salute. Perché allora si insiste su questo progetto? Perché si spendono soldi per far transitare i tir e inquinare l’aria?
Semplice. Chi decide la costruzione, chi progetta, chi controlla e chi attua, sono attori che hanno un unico interesse: aumentare il traffico autostradale. Più mezzi, più pedaggi, più soldi da spartire fra gli azionisti, più soldi alla regione Friuli. Alla faccia della solidarietà e sussidiarietà . Da 40 anni la Regione Friuli incassa circa l’80% delle entrate senza aver mai piantato neanche un albero: milioni di euro ogni anno (33 milioni nel 2007). Chi se ne frega dei cittadini; noi oltretutto siamo veneti.
Ma come, chi decide sull’opera è anche quello che ci guadagna sopra? Troppo facile, troppo semplice: se poi nominiamo un commissario straordinario per l’emergenza, togliamo di mezzo anche la partecipazione, nelle decisioni, non solo dei cittadini ma anche degli amministratori. Bene. Anzi, male, non c’è niente da fare: troppi interessi, troppi soldi.
Cerchiamo perlomeno di limitare i danni, obbligando chi decide a fare le opere di mitigazione e compensazione previste dal decreto di attuazione della III corsia del 2005. Alcuni cittadini di Teglio Veneto, Fossalta di Portogruaro e di Portogruaro hanno costituito un comitato per l’attuazione delle opere di mitigazione e compensazione previste dal decreto del CIPE del 2005, indicate dalla Commissione statale di Valutazione di Impatto Ambientale.
Un comitato per far fare le opere previste per legge: avete capito bene. Abbiamo lavorato per due anni per far fare le opere di mitigazione e compensazione cercando di vivere in un ambiente con una migliore qualità dell’aria (l’autostrada produce 7mila tonnellate di CO2 all’anno per chilometro), senza le inondazioni, senza i rumori dei mezzi che transitano, riducendo al massimo l’impatto visivo.
Il 13 agosto 2010, abbiamo presentato alla Commissione Europea per l’ambiente, al commissario delegato alla III corsia, ai comuni di Portogruaro, Teglio Veneto e Fossalta di Portogruaro le osservazioni al progetto esecutivo come previsto per legge. Nessuna risposta da parte del Commissario. Chi se ne frega dei cittadini e della loro salute. Avanti con il “fareâ€.
Tutto a posto? Ovviamente no! Cosa facciamo oggi del progetto della III corsia che non ha tenuto conto del tracciato dell’alta velocità e alta capacità chiamato “Corridoio 5â€? Non importa, era importante vincere le elezioni, salvare la “caregaâ€, per il resto tutto si sistemerà , magari con l’aiuto non solo del commissario ma anche dell’esercito.
Chi se ne frega.