Sì tagliare, ma con metodo
15 settembre 2010In questo periodo tutti gli enti locali stanno facendo i conti con due strumenti fondamentali di gestione della cosa pubblica: il patto di stabilità e la manovra economica del Governo. Il primo è uno strumento perverso che obbliga, per dirlo in modo semplicistico, gli enti locali a non spendere più di una certa cifra in base a dei parametri piuttosto complicati. E’ un discorso che incide particolarmente sulle opere pubbliche. L’assurdo è che, al fine del patto, un avanzo di amministrazione non può essere considerato come una entrata. Quindi se un comune ha dei soldi risparmiati non può spenderli. Mentre lo sforamento del patto dà luogo a ricadute molto gravi, come l’ulteriore taglio di trasferimenti dallo Stato al Comune per un importo pari allo sforamento e l’impossibilità di assumere personale.
La manovra economica invece, proprio come scelta principale, ridurrà in maniera significativa i trasferimenti dello stato verso comuni, regioni e province: Portogruaro si stima avrà oltre 500 mila euro in meno; ulteriore effetto sarà anche una riduzione del personale, dato che solo un pensionato su cinque potrà essere sostituito. Certo non bisogna piangersi addosso, ma è anche vero che la rabbia è tanta, se si pensa a quanto lo Stato potrebbe risparmiare e, soprattutto, al fatto che il comune virtuoso viene trattato come quello spendaccione: se il nostro è un comune con un basso rapporto di dipendenti per abitante, perché è obbligato a non assumere tanto quanto ad esempio un comune del vicino Friuli, dove i dipendenti sono in proporzione molti più dei nostri?
Comunque quello che è certo è che si dovrà ragionare per priorità e per aggregazioni, quindi bisogna farlo con metodo. Tornano utili qui i ragionamenti, per nulla scherzosi, fatti per l’area protetta del portogruarese centrale per la tutela del centrosinistra. Il metodo per scelte così importanti non può che essere quello partecipativo e della condivisione, con la maggioranza, con i dipendenti e con la cittadinanza, cittadinanza che deve possedere tutti gli strumenti – ad esempio un bilancio semplificato comprensibile – di conoscenza utili alle decisioni. Ma se è vero che bisogna fare di necessità virtù, perché non avviare rapporti di collaborazione e di messa in comune di personale e servizi almeno tra le quattro amministrazioni di centrosinistra ‘superstiti’?
Qualche sasso nello stagno comunque lo lanciamo. Sassi, non certezze, ma che esigono una risposta di fondo.
Scuola, cultura. Per la scuola è giusto che continuiamo a svolgere un ruolo suppletivo rispetto alla latitanza dello Stato o è il momento di tagliare alcuni servizi non obbligatori come il trasporto scolastico? Le attività del teatro Russolo e del Santa Cecilia si possono ridimensionare? Possono costare meno per il Comune?
Ambiente, diritti. Conoscere lo stato di salute del nostro ambiente rimane una priorità ? E tutelare la mobilità dei più deboli? Garantire il sostegno ai cassintegrati e ai non abbienti in continuo aumento certamente deve, secondo noi, essere al primo posto.
Personale comunale. Bisogna comunque che tutti ci rendiamo conto che la situazione è diversa, che il personale del nostro Comune è fortemente carente specie in alcuni settori e che la distribuzione dei dipendenti nelle varie aree deve essere legata a ciò che si deciderà di fare. Per esempio, la sensazione, anzi la certezza, è che le opere pubbliche diminuiranno considerevolmente.
Priorità . L’importante è che tutto venga deciso con chiarezza e trasparenza e che non si adoperi il criterio dell’accontentare un po’ tutti. Le priorità , una volta condivise, devono diventare patrimonio comune. Siamo abituati a dire sempre di sì a tutto ciò che chiede il cittadino, dovremmo far capire che non può più essere così, a molte piccole cose cui si corre dietro continuamente bisogna che un po’ tutti rinuncino, a partire da quei consiglieri comunali che girano per gli uffici con le loro listarelle di richieste: anche per le manutenzioni bisogna trovare dei criteri di priorità e di monitoraggio che non consentano solo a chi alza la voce di essere accontentato, quando magari molti altri stanno peggio, ma non si lamentano.
Ivo si chiede: “Conoscere lo stato di salute del nostro ambiente rimane una priorità ?” Se c’è un assessore verde che riesce a mettere in discussione le fondamenta del proprio credo, è sperabile che qualcuno sappia almeno rinunciare a qualcuna delle “molte piccole cose” quotidiane.