Aquafollie. Anche a Portogruaro si gioca con l’acqua
22 giugno 2010Stiamo ancora distribuendo LCF5, come la chiamiamo noi, dedicata alla battaglia contro la privatizzazione dell’acqua, avevamo deciso di dedicare LCF6 allo sport portogruarese, un tema estivo, adatto anche ad una meritata pausa politica, che dobbiamo invece rimanere sul vecchio tema e con gravità e determinazione.
Cos’è successo di tanto grave? E’ successo che mentre si raccoglievano le firme e le idee su come bloccare l’iter della privatizzazione, firme che sono state messe anche dai maggiori protagonisti portogruaresi sul tema dell’acqua, quali il sindaco Antonio Bertoncello ed il presidente di ABL (Acque Basso Livenza) Alessio Alessandrini, abbiamo ‘scoperto’ che questo iter è avviato da tempo, con scadenze ravvicinate e tali da indire la gara per la privatizzazione del 40% del consorzio ABL già entro il mese di agosto.
Era noto che – a causa del ritardo con cui si era formato l’ATO locale di pertinenza – la scadenza che il decreto Ronchi prevede è il 31 dicembre 2010, anziché 2011 come per tutti gli altri. Ci era stato detto nelle interviste su LCF5 sia da Alessio Alessandrini che da Corrado Fontanel (CAIBT). Ma ci dicevano anche che “non è ancora stato approvato il decreto attuativo” (Fontanel) e che “il panorama è particolarmente incerto e fumoso” (Alessandrini).
Proprio Alessandrini ci era parso un convinto, anzi convincente, alleato rispondendo così alla domanda sulle conseguenze della privatizzazione:
La conseguenza principale sarà che i cittadini non pagheranno più la bolletta solo per garantire la qualità del servizio e i necessari investimenti per rinnovare e potenziare gli impianti, come avviene oggi, ma anche per creare un profitto a favore dei privati. Le tariffe dunque cresceranno. Inoltre, come si è puntualmente verificato dove la gestione dell’acqua è diventata privata, la qualità dei servizi peggiorerà e gli investimenti diminuiranno. Ed è inevitabile che sia così perché questo è l’unico modo per ricavare il massimo profitto dalla gestione nel periodo di concessione previsto, che sarà di 30 anni. Dato che si tratta di un monopolio naturale, non soggetto alla concorrenza, le entrate saranno sicure. Minori saranno le spese, più crescerà il guadagno. Acque del Basso Livenza negli ultimi 10 anni ha sempre avuto i bilanci in attivo, ma gli utili sono sempre rimasti alla Società e riutilizzati nel bilancio successivo. Così non sarà più e quindi in sintesi: prezzi maggiori, qualità minore.
Bravo Alessio! Meglio di così non si poteva dire. Ma a questo punto sorgono tanti dubbi. E’ successo qualcosa che non sappiamo? Perché tanta premura? Se i tecnici dicono che per chiudere la gara entro fine anno i tempi giusti sono proprio questi, perché almeno non denunciare apertamente tali strettoie, metterle in vista? Anzi, perché far in modo che l’iter in atto, quindi lanciato da mesi, non sia noto se non agli strettissimi addetti ai lavori, meglio se sodali politici, visto che p.es. un assessore con delega alle risorse idriche come Ivo Simonella non era per niente informato? Infine, ha dunque ragione il bravo Lorenzo Bussi che fa dire ad una gru del Pilacorte: “acqua in bocca”?
Eppoi, perché non prendere mai in considerazione l’opzione zero, quella che resetta tutto il problema, dichiarando in Comune e lavorando su tutti i Comuni vicini per dichiarare l’acqua un servizio pubblico e non una merce? In fin dei conti una mossa del genere è arcinota, a Torino l’hanno votata il 1° febbraio del 2010, non senza ampio dibattito e risonanza. Sul tema, sul web si possono trovare dibattiti e pareri legali, dubbi e certezze.
Dunque, da un lato si fanno le cose in perfetto silenzio, con fredda efficacia, dall’altro si dichiara apertamente che si è contrari a quello che si sta facendo. Si dice una cosa e se ne fa un’altra, anzi qui, in ordine cronologico, si fa una cosa e poi se ne dice un’altra. Senza cercare troppe sfumature ed escludendo il dilettantismo, un giudizio che non possiamo legittimamente permetterci, noi pensiamo che ci sia del metodo in questa follia, come diceva il principe di un paese marcio.
Oppure se metodo, cioè – fuor di metafora – malafede, non c’è, siamo proprio in presenza di un grave caso di schizofrenia politica, di sdoppiamento della personalità. Certo non sarebbe la prima volta, a livello nazionale sembra una prassi consolidata o, se si vuole, una malattia diffusa, ma a livello locale non eravamo abituati a tanto.
I rimedi a malattie simili non sono tanti, il migliore e anche più efficace è far funzionare la democrazia, la partecipazione, parlare con la gente e diffondere la coscienza dei problemi, non nasconderli o nasconderci dietro scuse tecniche.
Noi faremo fino in fondo la nostra parte. Chi non lo sapesse già, avrà modo di verificarlo.
Ieri sera (martedì 22) nella Commissione consigliare sono emerse chiaramente alcune cose. La prima è che, partendo dalla gestione dell’asta trimestrale da chiudere entro il 31-12-10, il calendario è stato fatto da ABL e tutti i tempi della politica sono stati dettati da questa agenda. La seconda è che la politica, con il silenzio organizzato, non ha voluto sfuttare il tempo, pur poco, ma un trimestre c’era tutto, per discutere. Adesso tutto pare vincolato all’Assemblea dei soci del 29 giugno che deve deliberare tante (troppe) cose e non può aspettare tante discussioni dei comuni (cioè dei proprietari). La terza cosa è che Presidente e Direttore di ABL non avevano minimamente preso in considerazione l’opzione zero, pur nota, considerata il frutto di fantasie. La sensibilità democratica di Alessandrini ha comunque permesso al Presidente ABL di accettare l’invito dell’assessore Simonella di andare ad un incontro con un legale torinese particolarmente preparato sulla questione. Ora però i tempi sono stretti e tutto dipende dalla reale volontà politica degli attori in campo, a partire dal Sindaco di Portogruaro.
Infine, questa vicenda fa emergere un dato chiarissimo: a Portogruaro senza i rossoverdi si sarebbe molto più insipienti.