La Città Futura

il progetto rossoverde per Portogruaro
 

Basta voltare pagina

1 luglio 2010
Pubblicato da Ermes Drigo

Sono nato a Portovecchio e ho passato gran parte della mia gioventù a giocare al pallone, ovviamente dopo aver fatto i compiti per casa. Domani alle tre ci troviamo a casa di Vittorino per giocare a pallone, porta la palla; bastava poco per riunire una squadra, trovare uno spazio più o meno adeguato e giocare. Non c’era l’arbitro, non ne avevamo bisogno, sapevamo riconoscere il fallo eseguito, tuttalpiù potevi discutere ma senza perdere tempo. Poche le regole; scegliere i giocatori uno per volta a turno, comunque tutti giocavano, e un rigore ogni tre corner. Due borse per fare la porta e attenzione al filo spinato e alcune volte anche alle rose perchè potevano bucare il pallone appena comperato. Si giocava anche con un pallone bucato ma era meglio avere un bel pallone gonfio per poter calciare meglio. Il cortile di una casa era normalmente il campo da calcio preferito, meglio se il cortile confina con vicini tolleranti; non si sa mai capitava poche volte ma succedeva che un calcio troppo alto mandasse la palla nella proprietà degli altri e il pallone venisse requisito oppure rinviato bucato. Alcune volte, al sabato ci si organizzava con quattro pali di legno per giocare in un campo di erba medica (spagnèr) nel periodo che andava tra l’ultimo raccolto e l’aratura. C’era anche un piccolo campo sportivo, ogni tanto con l’erba alta da tagliare, ma sopratutto gestito dal prete. Aperto dopo il vespero della domenica e solo per chi andava a messa. “Uffa Don vogliamo giocare, vogliamo usare un po’ il campo sportivo.†Certamente potevamo giocare dappertutto ma era un’altra cosa calciare verso porte vere e soprattutto con la rete che si gonfiava quando facevi goal. Ho fatto parte anche della squadra di Portovecchio, mi ricordo di aver giocato anche sul campo dell’attuale Oratorio Pio X di Portogruaro, centravanti e di aver sbagliato un goal facile perchè di fronte alla porta il cuore mi batteva troppo forte, troppa emozione. Ho un dolce ricordo del calcio che è parte della mia vita.

Oggi il calcio non mi piace più, mi disturba e mi rende nervoso. Non posso accettare una partita di calcio piena di violenti, di tifosi che armati di spranghe spaccano tutto, di squadre organizzate che mettono a ferro e fuoco l’area intorno allo stadio. Mi disgusta ancora di più vedere centinaia e migliaia di poliziotti costretti a limitare i danni da tutti previsti, considerati inevitabili e soprattutto tollerati. Il calcio è una scuola di violenza, di razzismo ed è un luogo dove si forma anche illegalità. Partite vendute, comprate, manager che vengono condannati, società per azioni fondate sul nulla con debiti elevati.

Il calcio pieno di opinionisti pagati da noi, costretto, per i diritti comperati, a farti vedere un cronista che ti racconta la partita. Guardi la televisione per vedere uno che racconta la partita. Il calcio che muove truppe di tifosi per festeggiare una coppa, uno scudetto vinto da una squadra italiana con tutti giocatori stranieri, mercenari per uno sport che viene narrato con parole di guerra. Il calcio spendaccione con un proprietario che, grazie alle tasse che noi paghiamo sul petrolio spende una barca di soldi per vincere i trofei vinti già anni prima da suo padre.

Un calcio per mettersi in mostra – anche a costo di mandare in rovina un’attività (Pansac). Un calcio che da tempo non è più uno sport inteso come un insieme di attività, fisiche e mentali, compiute al fine di migliorare e mantenere in buona condizione l’intero apparato psicofisico umano e di intrattenere chi le pratica
o chi ne è spettatore.

Viva lo sport dunque e grazie a tutti quelli che lo praticano e che ci danno possibilità di un gioioso intrattenimento. In fondo basta voltare pagina.

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Aquafollie. Anche a Portogruaro si gioca con l’acqua

22 giugno 2010
Pubblicato da La Città Futura

Stiamo ancora distribuendo LCF5, come la chiamiamo noi, dedicata alla battaglia contro la privatizzazione dell’acqua, avevamo deciso di dedicare LCF6 allo sport portogruarese, un tema estivo, adatto anche ad una meritata pausa politica, che dobbiamo invece rimanere sul vecchio tema e con gravità e determinazione.

Cos’è successo di tanto grave? E’ successo che mentre si raccoglievano le firme e le idee su come bloccare l’iter della privatizzazione, firme che sono state messe anche dai maggiori protagonisti portogruaresi sul tema dell’acqua, quali il sindaco Antonio Bertoncello ed il presidente di ABL (Acque Basso Livenza) Alessio Alessandrini, abbiamo ‘scoperto’ che questo iter è avviato da tempo, con scadenze ravvicinate e tali da indire la gara per la privatizzazione del 40% del consorzio ABL già entro il mese di agosto.

Era noto che – a causa del ritardo con cui si era formato l’ATO locale di pertinenza – la scadenza che il decreto Ronchi prevede è il 31 dicembre 2010, anziché 2011 come per tutti gli altri. Ci era stato detto nelle interviste su LCF5 sia da Alessio Alessandrini che da Corrado Fontanel (CAIBT). Ma ci dicevano anche che “non è ancora stato approvato il decreto attuativo†(Fontanel) e che “il panorama è particolarmente incerto e fumoso†(Alessandrini).

Proprio Alessandrini ci era parso un convinto, anzi convincente, alleato rispondendo così alla domanda sulle conseguenze della privatizzazione:

La conseguenza principale sarà che i cittadini non pagheranno più la bolletta solo per garantire la qualità del servizio e i necessari investimenti per rinnovare e potenziare gli impianti, come avviene oggi, ma anche per creare un profitto a favore dei privati. Le tariffe dunque cresceranno. Inoltre, come si è puntualmente verificato dove la gestione dell’acqua è diventata privata, la qualità dei servizi peggiorerà e gli investimenti diminuiranno. Ed è inevitabile che sia così perché questo è l’unico modo per ricavare il massimo profitto dalla gestione nel periodo di concessione previsto, che sarà di 30 anni. Dato che si tratta di un monopolio naturale, non soggetto alla concorrenza, le entrate saranno sicure. Minori saranno le spese, più crescerà il guadagno. Acque del Basso Livenza negli ultimi 10 anni ha sempre avuto i bilanci in attivo, ma gli utili sono sempre rimasti alla Società e riutilizzati nel bilancio successivo. Così non sarà più e quindi in sintesi: prezzi maggiori, qualità minore.

Bravo Alessio! Meglio di così non si poteva dire. Ma a questo punto sorgono tanti dubbi. E’ successo qualcosa che non sappiamo? Perché tanta premura? Se i tecnici dicono che per chiudere la gara entro fine anno i tempi giusti sono proprio questi, perché almeno non denunciare apertamente tali strettoie, metterle in vista? Anzi, perché far in modo che l’iter in atto, quindi lanciato da mesi, non sia noto se non agli strettissimi addetti ai lavori, meglio se sodali politici, visto che p.es. un assessore con delega alle risorse idriche come Ivo Simonella non era per niente informato? Infine, ha dunque ragione il bravo Lorenzo Bussi che fa dire ad una gru del Pilacorte: “acqua in bocca�

Eppoi, perché non prendere mai in considerazione l’opzione zero, quella che resetta tutto il problema, dichiarando in Comune e lavorando su tutti i Comuni vicini per dichiarare l’acqua un servizio pubblico e non una merce? In fin dei conti una mossa del genere è arcinota, a Torino l’hanno votata il 1° febbraio del 2010, non senza ampio dibattito e risonanza. Sul tema, sul web si possono trovare dibattiti e pareri legali, dubbi e certezze.

Dunque, da un lato si fanno le cose in perfetto silenzio, con fredda efficacia, dall’altro si dichiara apertamente che si è contrari a quello che si sta facendo. Si dice una cosa e se ne fa un’altra, anzi qui, in ordine cronologico, si fa una cosa e poi se ne dice un’altra. Senza cercare troppe sfumature ed escludendo il dilettantismo, un giudizio che non possiamo legittimamente permetterci, noi pensiamo che ci sia del metodo in questa follia, come diceva il principe di un paese marcio.

Oppure se metodo, cioè – fuor di metafora – malafede, non c’è, siamo proprio in presenza di un grave caso di schizofrenia politica, di sdoppiamento della personalità. Certo non sarebbe la prima volta, a livello nazionale sembra una prassi consolidata o, se si vuole, una malattia diffusa, ma a livello locale non eravamo abituati a tanto.

I rimedi a malattie simili non sono tanti, il migliore e anche più efficace è far funzionare la democrazia, la partecipazione, parlare con la gente e diffondere la coscienza dei problemi, non nasconderli o nasconderci dietro scuse tecniche.

Noi faremo fino in fondo la nostra parte. Chi non lo sapesse già, avrà modo di verificarlo.

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Le vignette di Lorenzo Bussi: Privatizzata

19 giugno 2010
Pubblicato da Lorenzo Bussi

Privatizzata

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Intanto che raccogliamo firme, vendono l’acqua

Pubblicato da La Città Futura

Intanto che i cittadini italiani firmano per non vendere l’acqua le nostre amministrazioni (Bacino della Livenza e del Tagliamento) si preparano a vendere (il 28 giugno 2010) il 40% della gestione del nostro acquedotto ai privati. Fermiamoli, fate adottare il fac simile di delibera allegata e troviamoci martedì 22 giugno alle 18 a Portogruaro in Municipio.

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Il portogruarese sarà il primo territorio a cedere ai privati il 40% delle quote degli acquedotti

Pubblicato da La Città Futura

Lo scorso 26 maggio l’assemblea dei Comuni azionisti della Società Acque del Basso Livenza ha deliberato su tutta una serie di atti. In particolare è stato deciso all’unanimità di avviare l’iter tecnico-amministrativo che porterà entro l’anno alla cessione del 40 % delle azioni ai privati

L’obbligo deriverebbe dal fatto che l’Autorità d’Ambito Interregionale “Lemene†è stata istituita dopo il 22.08.2008, data fissata dall’art. 15 della legge 29/11/2009 n.166 per poter continuare con il cosiddetto affidamento in house.

Nelle altre realtà italiane, dove l’ATO era già costituito, la scadenza è invece fissata al 31.12.2011.

L’iter approvato prevede entro il corrente mese di giugno che i Consigli Comunali deliberino

  • sulle modifiche allo statuto necessarie
  • sull’aumento del capitale sociale che consentirà ad 8 comuni friulani di entrare nella società
  • la scissione parziale della società con affidamento delle strutture ad una società partrimoniale ad intero capitale pubblico.

I comuni che lo vorranno potranno deliberare entro tale data anche la cessione del 40% della società di gestione. Entro agosto 2010 si indirà la gara per la vendita delle quote ai privati.

E’ stato inoltre deciso che i sindaci dei comuni soci individuino una delegazione, designata tra gli stessi, con il compito di avviare da subito i rapporti con i Presidenti delle Regioni Veneto e Friuli-Venezia Giulia, al fine di aprire un confronto politico finalizzato all’ottenimento di una modifica normativa che consenta anche alla gestione di Acque del Basso Livenza spa di decadere alla data del 31.12.2011, analogamente alla maggior parte delle gestioni pubbliche in essere.

Si profila dunque una vera beffa per le centinaia di cittadini che nel nostro territorio hanno sottoscritto la richiesta di referendum per l’acqua pubblica, che in ogni caso non potrà essere indetto prima della scadenza fissata dal Basso Livenza per la cessione delle quote.

Una situazione analoga dovrebbe interessare anche il Basso Tagliamento, che però pare non così avanti nell’iter.

La realtà normativa in questo momento è piuttosto complessa, tanto che è prevista anche l’abolizione dello stesso ATO che deve affidare la gestione del servizio idrico, si è anche in attesa di pronunciamenti della corte costituzionale su ricorsi presentati da alcune Regioni (è previsto per ottobre un primo pronunciamento che potrebbe anche dichiarare illegittime alcune parti delle norme).

Siamo perciò realmente certi che l’unica strada da percorrere sia quella indicata? Quali sono i pareri legali che sostengono l’iter?

Ma l’aspetto che più ci lascia interdetti è che se si è arrivati a fine maggio con tutto predisposto, vuol dire che è da parecchio tempo che si sta lavorando su questa strada, e su un tema così importante non si è ritenuto di coinvolgere la cittadinanza.

Solo un dilettante della politica può pensare che senza l’appoggio dell’opinione pubblica si riuscirà a far modificare la legge ed ottenere almeno la proroga fino al 2011.

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Ermes Drigo e la 3 corsia

Pubblicato da La Città Futura

Ermes Drigo intervistato da Gianfranco Battiston sulla 3 corsia

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=3vsmqeNQSto[/youtube]

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Porto nel pallone

1 giugno 2010
Pubblicato da Adriano Zanon

Serie B: opportunità o sciagura?

Il 9 maggio 2010 verrà ricordato dai portogruaresi come quel giorno in cui nei chioschi della Festa della “Terra dei Dogi†e in tutti i bar della città il vino e la birra sono fluiti come non mai. Nel pomeriggio infatti la squadra di calcio, che in verità di chiama Portogruaro-Summaga, ha espugnato il Bentegodi di Verona, segnando all’89° la rete decisiva per rimanere in testa e approdare direttamente in serie B.

La gioia e la festa sono state grandi. Hanno partecipato non solo i milleduecento che sono andati a Verona, compreso il sindaco Bertoncello, suo padre quasi novantenne ed il vicesindaco Villotta, ma tanti portogruaresi e tanti cittadini del portogruarese che hanno gremito la palestra Mecchia, attrezzata con schermo gigante e in difficile collegamento con la diretta web. La fiducia nella prestazione della squadra non è mai mancata, ma si sa che il calcio è una brutta bestia e che senza la buona sorte non si vince niente. E la buona sorte, meritatissima, c’è stata.

Ancora a caldo ci chiediamo: e adesso, cosa facciamo? Non sono pochi quelli che auspicavano – letteralmente – una debâcle, quelli che sono comunque rassegnati ad un rapido rientro nei ranghi, quelli che vedono il tutto come una disgrazia, qualcosa che non doveva proprio succedere nel nostro comune e nel nostro territorio. Queste tre categorie che chiameremo semplicemente di ‘pessimisti’ sono trasversali dal punto di vista sociale, economico, politico, culturale. Sono presenti anche nel nostro gruppo rossoverde. Già, proprio così! Ma perché?

Il calcio è forse il luogo della nostra forma di vita in cui si concentrano e si dilatano le maggiori contraddizioni della stessa. Il calcio spaventa qualcuno, tanti, perché è il luogo dove certa gente è strapagata e dove si manifestano forme di violenza assurde, eppur organizzate. Come si fa a conciliare uno sforzo economico, magari collettivo, magari pubblico, per sostenere un simile ambiente, alimentarne gli appetiti e le perversioni? Personalmente tornerò con più calma sui possibili vantaggi e sui grandi rischi di questa nuova situazione, qui m’interessa solo introdurre il dibattito.

Calcisticamente parlando il nostro territorio finora è stato sostanzialmente ai margini. In tutto il Triveneto sono pochissime le squadre che galleggiano ad alti livelli. Solo il Verona, nel 1985, ha vinto uno scudetto e anche società con una certa storia e dentro un grande ambiente economico come il Padova, il Vicenza, la Triestina, soffrono per salvarsi in serie B. Però con una certa costanza in serie A c’è l’Udinese, bandiera della nazione furlana, e c’è il Chievo, un vero miracolo ricordato ironicamente dai propri stessi tifosi come “i mussi che volanoâ€.

Ma c’è lo spettro del Treviso, la società che in tre anni, dal 1994 al 1997 passa dai dilettanti alla serie B, nel 2001 torna in C1, nel 2003 risale in B e nel 2005, anche grazie a revoche, arriva in serie A, dove rimane solo un anno. Poi scivola, scivola, soprattutto economicamente e nel luglio 2009 viene dichiarato fallito e deve ripartire come società dilettantistica dall’Eccellenza, una divisione con un nome assai crudele.

Si potrà fare i virtuosi come il Chievo o si finirà male come il Treviso? Per rispondere a questa domanda non c’è che un criterio: provarci. E per provarci tutti devono fare la loro parte, a partire dall’Amministrazione comunale.

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L’acqua non è una merce

31 maggio 2010
Pubblicato da Ivo Simonella

Contro la privatizzazione dell’acqua

Questo numero di LCF è dedicato al tema dell’acqua, una questione sulla quale si sta concentrando l’interesse di centinaia di gruppi e comi­tati e quindi di centinaia di migliaia, anzi milioni, di persone.

La questione è ormai nota: si vuole considerare l’acqua come una merce e non come un bene e un servizio, volendo applicare la norma­tiva europea che prevede che la gestione economica appartenga al mercato si deve dunque far entrare il privato nella gestione, nell’ottica della massima concorrenza, ovviamente certi che la concorrenza migliori il servizio e ab­batta i costi.

Ebbene non è così, è dimostrato che in realtà nessuno ci obbliga a considerare l’acqua una merce, e quindi a metterla sul mercato, ma si vuole andare avanti lo stesso su questa strada del liberismo più sfrenato. Chi l’ha già percorsa (vedi Francia, ma gli stessi USA) sta tornando indietro, noi arriviamo per ultimi e non impariamo dagli errori degli altri.

Del resto lo stesso ragionamento vale pari pari anche per il nucleare. In entram­bi i casi si fa prevalere l’interesse dei pochi disponibili ad investire a discapito dei molti (tutti noi) che si troveranno ad avere a che fare con mega società estranee al territorio, facendo venir meno l’aspetto della vicinanza che garantisce il controllo del cittadino e una maggiore responsabilità del gestore.

Al momento invece la preoccupazione principale dei nostri governanti non è quella di rispondere nel merito delle questioni sollevate dai cittadini, piuttosto di far passare attraverso i media messaggi assolutamente apodittici, cioè di verità assoluta che non ha bisogno di alcuna dimostrazione.

Ormai sono sempre più convinto che l’unica speranza è che i cittadini e le am­ministrazioni locali diano messaggi diversi e che si mettano assieme. Sul tema dell’acqua ciascuno può fare qualcosa, gli Enti locali si stanno mobilitando per rico­noscere nel proprio statuto comunale il servizio idrico integrato come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica in quanto servizio pubblico essenziale e quindi sottraibile alla privatizzazione. E in questo senso è già stato presentato un ordine del giorno al Consiglio Comunale di Portogruaro.

Presentiamo in queste pagine tale documento, a costo di ripetere più volte le stesse cose, anche se tecniche e burocratiche, perché i cittadini devono essere ben informati, anzi ben preparati. Se da parte di questo governo l’operazione è stata impostata in sordina, anzi come un atto dovuto, noi dobbiamo svelare la reale posta in gioco e dobbiamo saper usare l’unica arma che conosciamo, la partecipazione.

Per questo, i cittadini possono in questo momento mobilitarsi tutti a sostegno dei tre quesiti referendari proposti dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, perché se è vero che il numero di firme necessarie ad indire il referendum sono già state raggiunte, è vero anche che lo strumento referendario ultimamente non ha visto partecipa­zione al voto sufficiente, per cui va continuata la raccolta firme e la militanza civile nell’ottica di portare poi al voto quante più persone informate possibile.

L’acqua non è una merce

Contro la privatizzazione dell’acqua

Questo numero di LCF è dedicato al tema dell’acqua, una questione sulla quale si sta concentrando l’interesse di centinaia di gruppi e comi­tati e quindi di centinaia di migliaia, anzi milioni, di persone.

La questione è ormai nota: si vuole considerare l’acqua come una merce e non come un bene e un servizio, volendo applicare la norma­tiva europea che prevede che la gestione economica appartenga al mercato si deve dunque far entrare il privato nella gestione, nell’ottica della massima concorrenza, ovviamente certi che la concorrenza migliori il servizio e ab­batta i costi.

Ebbene non è così, è dimostrato che in realtà nessuno ci obbliga a considerare l’acqua una merce, e quindi a metterla sul mercato, ma si vuole andare avanti lo stesso su questa strada del liberismo più sfrenato. Chi l’ha già percorsa (vedi Francia, ma gli stessi USA) sta tornando indietro, noi arriviamo per ultimi e non impariamo dagli errori degli altri.

Del resto lo stesso ragionamento vale pari pari anche per il nucleare. In entram­bi i casi si fa prevalere l’interesse dei pochi disponibili ad investire a discapito dei molti (tutti noi) che si troveranno ad avere a che fare con mega società estranee al territorio, facendo venir meno l’aspetto della vicinanza che garantisce il controllo del cittadino e una maggiore responsabilità del gestore.

Al momento invece la preoccupazione principale dei nostri governanti non è quella di rispondere nel merito delle questioni sollevate dai cittadini, piuttosto di far passare attraverso i media messaggi assolutamente apodittici, cioè di verità assoluta che non ha bisogno di alcuna dimostrazione.

Ormai sono sempre più convinto che l’unica speranza è che i cittadini e le am­ministrazioni locali diano messaggi diversi e che si mettano assieme. Sul tema dell’acqua ciascuno può fare qualcosa, gli Enti locali si stanno mobilitando per rico­noscere nel proprio statuto comunale il servizio idrico integrato come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica in quanto servizio pubblico essenziale e quindi sottraibile alla privatizzazione. E in questo senso è già stato presentato un ordine del giorno al Consiglio Comunale di Portogruaro.

Presentiamo in queste pagine tale documento, a costo di ripetere più volte le stesse cose, anche se tecniche e burocratiche, perché i cittadini devono essere ben informati, anzi ben preparati. Se da parte di questo governo l’operazione è stata impostata in sordina, anzi come un atto dovuto, noi dobbiamo svelare la reale posta in gioco e dobbiamo saper usare l’unica arma che conosciamo, la partecipazione.

Per questo, i cittadini possono in questo momento mobilitarsi tutti a sostegno dei tre quesiti referendari proposti dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, perché se è vero che il numero di firme necessarie ad indire il referendum sono già state raggiunte, è vero anche che lo strumento referendario ultimamente non ha visto partecipa­zione al voto sufficiente, per cui va continuata la raccolta firme e la militanza civile nell’ottica di portare poi al voto quante più persone informate possibile.

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Le vignette di Lorenzo Bussi: Yuuu

26 maggio 2010
Pubblicato da Lorenzo Bussi

Yuuu

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Le vignette di Lorenzo Bussi: Veneto leghista

Pubblicato da Lorenzo Bussi

Veneto Leghista

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