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Diario elettorale: Mercoledì 20 maggio 2015 (-11)

20 maggio 2015
Pubblicato da Fausto Coppi

Caro diario,
al Giro è finalmente successo qualcosa d’interessante, seppur strano (come al solito le situazioni si possono leggere in almeno due modi). Ieri infatti, nel finale della tappa che portava a Forlì, vinta dal sandonatese Nicola Boem, l’australiano Richie Porte, nativo della Tasmania (un’isola ed uno stato australiano), leader del team Sky, è stato aiutato dal suo amico e connazionale Simon Clarke dell’Orica GreenEdge, che gli ha passato la ruota della sua bici perché lui aveva bucato. E gli ha anche dato una spinta per ripartire. Così oltre a perdere 47″, la giuria gli ha dato altri due minuti di penalizzazione che potrebbero essergli fatali nella graduatoria finale.

Sulla stampa sportiva la cosa è stata assai commentata, sia in termini di regolamento che in termini di etica sportiva. Chi sottolinea il fair play, chi lo strano isolamento di Porte. Com’è possibile che il capitano di un squadra non abbia nelle vicinanze né un gregario né l’ammiraglia? I maligni parlano di rapporti freddi tra capitano e resto della squadra, col primo piuttosto maniaco ossessivo ma coccolato dai dirigenti che lo mettono, ma solo lui, sull’elicottero per fargli risparmiare la trasferta più lunga, e altro ancora. Insomma, bisogna star attenti, quando c’è un evento che sembra semplice e lineare, come una foratura e l’aiuto generoso di un amico, che la cosa più esser assai più complessa.

Uno dei miei maestri, Edgar Morin, mi ha insegnato che la realtà è sempre complessa e che i momenti di crisi “aggravano le incertezze e favoriscono gli interrogativi” (Come vivere in tempi di crisi?, BookTime, Milano 2011, pp. 5-26), e ancora:

Per capire quel che succede e sta per succedere a questo mondo, occorre avere una certa sensibilità per l’ambiguità. Che cos’è l’ambiguità? L’ambiguità si traduce nel fatto che una realtà, una persona e una società, si presentano sotto l’aspetto di due verità diverse e opposte, o comunque si manifestano con due facce, di cui non si sa quale sia quella vera. (…) La seconda cosa necessaria da comprendere è l’ambivalenza. Quando una situazione presenta due ordini di valori diversi e a volte addirittura contrari, questa situazione è ambivalente. (…) Si può discutere a lungo sui fatti e misfatti della globalizzazione, ma io credo che la miseria sia il dato dominante. Ciò che è importante, tuttavia, è la sua profonda ambivalenza (…). La globalizzazione è tutto quel che di meglio e di peggio vi è nello stato di cose. (…) La sfida della globalità è una sfida della complessità. (…) Il più grande apporto di conoscenza del XX secolo è stata la conoscenza dei limiti della nostra conoscenza. L’incertezza è il nostro terreno (…). L’incertezza cognitiva e l’incertezza storica. (…)

Per quel che ci riguarda, la probabilità è che noi stiamo andando verso l’abisso. (…) Siamo forse giunti a una tappa, che sia preludio a una metamorfosi da cui potrà nascere una società-mondo di nuovo tipo? (…) Ma perché no? Nella storia vediamo che grandi eventi, cominciano in tono minore: in Galilea il cristianesimo è il credo di una dozzina d’apostoli, prima di diventare una religione universale. Un profeta cacciato dalla Mecca si rifugia a Medina e diventa il fondatore di una religione. (…) Il presente, il reale, non è ciò che appare stabile. Essere realisti: che utopia! Bisogna essere aperti alle minuzie, all’inatteso. (…) La presa di coscienza del rischio può stimolare le difese; bisogna scommettere. (…) L’incertezza è stimolante perché induce a scommettere e a elaborare una strategia. Non bisogna certo andare avanti in modo passionale irriflessivo, ma agire sì. Una scommessa, un piano strategico, e avanti!

E non pensare, caro diario, che abbia divagato tanto. Dopo qualche giorno di pedalate a vuoto, cioè di vacanza, ho solo ripreso a usare la testa. Adesso siamo pronti per l’ultima parte della corsa.

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