Sarà quel che sarà

In senso economico e finanziario, quindi politico, sta succedendo di tutto sulla nostra testa e non si vede una reazione adeguata. Sarà che siamo un paese che va avanti così da sempre, da mesi, da anni, da secoli, sempre a rimorchio delle rivoluzioni altrui. Ma forse sono il solito pessimista e dipende solo dalla feria d’agosto… come si fa a rovinarla?

Sarà quel che sarà, tanto “per fortuna ci sono i fatti che fanno da castigamatti” come disse Paolo Sylos Labini (Un paese a civiltà limitata, Laterza, Roma-Bari 2001).

Buone vacanze!

Pubblicato in Politica | Contrassegnato | Lascia un commento

Sogno di una notte di mezza estate

Sono rimasto  stordito nel leggere in questi giorni che ben due personaggi nazionali, prima Ilvo Diamanti e poi Nichi Vendola, hanno usato la parola decrescita come fosse un’abitudine quotidiana degli italiani (il primo) o una necessità del nuovo programma (il secondo).

Qualcosa mi sfugge. Non vorrei trovarmi alla fine dell’estate solo col mio amaro risveglio.

Pubblicato in Poesia, Politica | Contrassegnato | 1 commento

Il seme dello sfacelo

Riporto l’inizio e la fine dell’articolo di Luciano Gallino pubblicato oggi su la Repubblica e online su Eddyburg, dal titolo Quella miopia politica delle misure di austerità. Credo non abbia bisogno di alcun commento.

Le drastiche misure di austerità che i governi europei, incluso il nostro, stanno infliggendo ai loro cittadini non riguardano soltanto l’economia. Pongono questioni cruciali per il futuro della democrazia nella Ue. Prima questione: le organizzazioni cui i governi mostrano di avere ceduto la sovranità economica, quali il Fmi, la Bce, la Commissione europea e le agenzie di valutazione, non godono di alcuna legittimazione politica. Inoltre si sono mostrate incapaci sia di capire le cause reali della crisi, sia di predisporre interventi efficaci per rimediarvi. Come si spiega allora l’atteggiamento di supina deferenza che verso di loro mostrano i governi? Dopodiché occorre chiedersi quale sbocco politico le misure di austerità potrebbero avere nel medio periodo. Sia la storia del Novecento che molti segni recenti attestano che lo sbocco più probabile potrebbero essere regimi autoritari di destra.
(…)
Nel 1920 il giovane Keynes un’idea ce l’aveva. In merito alle riparazioni follemente punitive imposte alla Germania con il trattato di Versailles del 1919, scriveva in Le conseguenze economiche della pace: “La politica di ridurre la Germania alla servitù per una generazione, di degradare la vita di milioni di esseri umani, e di privare della felicità un’intera nazione dovrebbe essere considerata ripugnante e detestabile… anche se non fosse il seme dello sfacelo dell’intera vita civile dell´Europa” (enfasi di chi scrive). Keynes era rimasto colpito durante le trattative, cui aveva partecipato, dall’ottusa incapacità dei governanti delle potenze vincitrici di ragionare sulle conseguenze di misure che strappavano la sovranità economica a intere nazioni. I governanti di oggi non sembrano mostrare una maggiore lungimiranza di quelli di ieri, permettendo alle destre di guadagnare un crescente favore popolare al grido di “l’austerità uccide l’economia” (lanciato tra gli altri da Antonis Samara, leader della destra greca). Un grido destinato a far presa, perché coglie il nocciolo della questione, sebbene provenga paradossalmente dalla parte politica che reca le maggiori responsabilità della crisi.
Pubblicato in Politica | Contrassegnato | Lascia un commento

Spread

Lo spread (pronuncia ‘spred’) è il differenziale tra i rendimenti dei diversi titoli. Sui titoli di stato misura la distanza dal primo (il Bund tedesco, il più affidabile). Maggiore è lo spread e maggiori sono i costi dello Stato in interessi sulle obbligazioni emesse per far fronte al debito. Ma non è una gara semplice, lineare, perché dipende anche dal mercato dei derivati.

Un derivato semplice è lo swap, che è uno scambio o baratto tra due istituzioni finanziarie. Per esempio, un soggetto A acquista un’obbligazione a tasso variabile e corrisponde gli interessi che percepisce a un soggetto B che, a sua volta, acquista un bond a tasso fisso, percepisce gli interessi variabili di A e gli gira gli interessi a tasso fisso. Gli swap che sono contratti diffusissimi, capaci di moltiplicare più volte il valore di possesso dei titoli originari, ma non sono regolamentati. 

In generale, con questi strumenti fisicamente non si scambia nulla o ben poco, è una specie di gioco al computer che mette in rete nuovi indici e valori di tutto un po’, non solo titoli o merci  (come il petrolio o il rame). Concretamente i derivati servono solo per allargare a dismisura il giro d’affari. Ma lo scambio di questi influisce molto sui rendimenti dei titoli ufficiali, perché gli operatori sono sempre gli stessi e gli umori, sui titoli ufficiali o sui derivati, fanno comunque il mercato.

Non è chiaro? Significa solo che non siete portati a fare i soldi con la finanza. Ma sappiate che c’è comunque chi li fa e noi tutti siamo tenuti a contribuire concretamente verso lo Stato italiano per far sì che lo spread non aumenti, cioè non aumenti la misura di quella cosa che abbiamo già in quel posto.

Pubblicato in Economia | Contrassegnato | 1 commento

Fukushima mon amour

I più anziani forse ricorderanno un film del francese Alain Resnais, “Hiroshima mon amour”, con la sceneggiatura di Marguerite Duras. E’ del 1959 e anch’io l’ho visto al cineforum e poi su cassetta vhs, ma mi è tornato prepotentemente in mente quando ho letto sul sito di greenreport lo stato della situazione attuale a Fukushima. Lì c’è la scritta HiroFukushima, la sostituzione è facile.

Ma io ricordo proprio il film, una storia quasi in tempo reale, che dura poco più di ventiquattr’ore e – semplificando al massimo – racconta l’incontro tra una francese ed un giapponese, un dozzina d’anni dopo la guerra, quindi la bomba. Ma anche la francese ha i suoi ricordi e un dialogo (mi pare all’inizio) è proprio su questo. Lo cito a memoria, ma non sbaglio il senso, solo qualche parola, perché è una di quelle cose che non si dimenticano (anche se qui sembra un gioco di parole):

LEI: Come te anch’io conosco l’oblìo…
LUI: No, tu non conosci l’oblìo.
LEI: Come te, io ho memoria. Io conosco l’oblìo.
LUI: No, tu non hai memoria.
LEI: Come te, io ho dimenticato. Perché negare la necessità della memoria?

Ecco, ne riparliamo tra dieci o vent’anni?

Pubblicato in Ecologia | Contrassegnato , | Lascia un commento

Tav, l’inutilità necessaria

Su La Stampa di oggi e anche online, ma subito sparito dalla prima pagina, c’è l’articolo di Guido Ceronetti che ha visitato il cantiere in val di Susa. Ne riporto una parte saliente, ma invito a leggerlo tutto.

(Riporto questa conversazione a memoria). Ma perché, essendo evidente l’inutilità dell’opera, dal momento che il treno c’è già e che il tunnel del 1857 è oggimolto più largo e più sicuro, la si vuole fare ad ogni costo? Non arriviamo da anni in sole 5 ore e trenta a Parigi? Perché il transito Tgv da Lione è stato soppresso?
Rispondo così: perché la ragione d’essere della cosa è proprio la sua inutilità. Il predominio tecnologico non ha per fine l’utile, e ha rapporti vaghi, ormai, col necessario.
Pubblicato in Ecologia | Contrassegnato | Lascia un commento

I giorni più lunghi

No Tav

Questi sono i giorni più lunghi dell’estate, quindi dell’anno. E le temperature stanno crescendo, in tutti i sensi.

Dal punto di vista politico, anche per la batosta dei referendum, abbiamo un governo allo sbando totale, senza una politica reale, senza un piano per risollevare le sorti del lavoro e dell’ambiente, incapace di garantire nuove prospettive materiali e spirituali al paese. Ma in verità abbiamo un’intera classe politica, quella che ha ricevuto segnali fortissimi anche poco prima, con le elezioni a sindaco di Pisapia a Milano e di De Magistris a Napoli, due personaggi votati perché poco, o comunque i meno, ‘politici’, che si trastulla con riformette di facciata (come quella fiscale) o corporative (come quella sulle intercettazioni) o ridicoli segnali per la riduzione dei costi della politica (come la proposta del Pd di togliere i vitalizi dei parlamentari, ma solo per il futuro siderale). Crisi di governo e crisi dell’opposizione, insieme. Gran paese il nostro.

Così un problema grosso e pesante come un macigno, pregno di presente e di futuro, quello della Tav in Val di Susa, non è neanche oggetto di discussione tra le forze parlamentari, tutto è in mano al coraggio, all’iniziativa, all’organizzazione della gente, delle forze locali.

Ci sono tante ragioni per dire no alla Tav, un sito ne elenca 150. A noi ne basta una: quando c’è uno scontro frontale tra un’intera popolazione e le istituzioni centrali bisogna fermarsi e discutere, non usare la forza dell’esercito per imporre la decisione presa. Neanche se questa forza è comandata da un ministro leghista, un presunto campione di federalismo ed autonomia dei popoli.

Pubblicato in Ecologia | Contrassegnato | Lascia un commento

Decrescita, ma serena

Sul sito del PD, con data 23 giugno, si può leggere sotto il titolo “Riduciamo i costi della politica“:

“Sarà un ordine del giorno al bilancio interno di Montecitorio quello che il PD presenterà per i primi di luglio per abolire la pensione vitalizia dei parlamentari eletti a partire dalla prossima legislatura. Il testo, che avrà come primo firmatario il segretario Pier Luigi Bersani, mira ad equiparare i costi della politica italiana con quelli europei e tagliare molti dei 125 milioni che rappresentano il bilancio che è stato predisposto dai deputati questori per questo anno.”

Bene! Ho pensato. E’ lo spirito dei referendum che finalmente scuote la politica. Ma alla fine della nota si legge:

“I vitalizi attualmente erogati dalla camera per gli ex deputati sono circa 2.000: 1.400 in favore degli ex inquilini di Montecitorio e circa 600 a titolo di reversibilità per i loro eredi. Gli effetti benefici della misura per le casse della Camera, dunque, non si vedranno a breve termine, ma per avvertirli dovranno passare decine di anni.”

Capito? Decine di anni… Diciamo tra il 2021 e il 2031? A quell’epoca il petrolio sarà usato col contagocce, i reattori nucleari ci saranno solo in Francia (cinque, costretti a funzionare perché quello è l’unico modo per giustificare la presenza di scorie radioattive arrivate da tutta l’Europa), il livello del mare sarà aumentato di trenta centimetri su tutto il pianeta (ma non sull’Adriatico perché altrimenti Venezia andrebbe sotto), il Sahara sarà arrivato nel cuore della Sicilia, eppoi per il resto vedete voi… E cosa pensa Bersani? Pensa al suo amico Veltroni che nel 2031 avrà solo 76 anni, ma grazie ai 25 già maturati ad oggi di vitalizio parlamentare avrà comunque una bella vecchiaia, serena.

Pubblicato in Politica | Contrassegnato | Lascia un commento

Santa Lobby del Piave

In questi giorni in Consiglio comunale di Portogruaro si parla di sanità, a partire dalla ‘Bozza del Piano strategico socio-sanitario 2011-2013’ anticipato dall’amministrazione regionale. Il tema a Porto è diventato sempre più spinoso. Perché?

Ugo Padovese, che per i portogruaresi non ha certo bisogno di presentazione, ne ha recentissimamente data la sua versione:

Nel Portogruarese, che risente il richiamo della vicinanza di Ospedali bene attrezzati nel Friuli e con attese brevissime, è funzionante un unico ospedale. Nel Sandonatese i nosocomi sono tre: quello di rete di San Donà e poi quello di Jesolo e la Casa di Cura Rizzola. Nell’unico ospedale di Portogruaro nel 2006 i posti letto erano 212 , nei tre ospedali sandonatesi i posti letto erano 422, con tutto il conseguente: più primari, più medici, più strutture tecniche di ricerca, più infermieri.
Le lobby sandonatesi, al di fuori di ogni regola, hanno notevolmente depotenziato l’ospedale di Portogruaro, nosocomio che ora attende la fuga del reparto maternità. Sono anni che il territorio attende altre scelte alternative, ma fino ad ora il gruppo del Piave – per difendere l’ospedale di Jesolo e la Casa di Cura Rizzola – ha bloccato ogni intervento di rinnovamento e potenziamento sanitario nel Nord Est. E visto che Jesolo pretende un ospedale completo per la funzione turistica, tanto varrebbe proporne uno nuovo anche a Bibione che nel 2009 segnava un incremento turistico di quasi un milione di presenze in più rispetto a Jesolo.
Il sindaco Bertoncello ha mille ragioni di essere arrabbiato per queste strane manovre indegne di una Regione civile come il Veneto; e se il sindaco metterà in cantiere delle azioni di rivendicazioni e di protesta, tutta la città del Lemene e gli altri centri del Mandamento saranno al suo fianco.
Ci sembra un’aspettativa sostenibile, anche se preferiremmo che almeno la “sanità” fosse gestita con razionalità ed equità e non decisa soltanto in base a maggioranze politiche e da altri gruppi di potere.

L’analisi della formazione della lobby ha un suo fondamento, poi il giornalista si ferma qui. D’altronde lui non ha il compito di dare soluzioni. Questo compito – e  non solo quello di mettere “in cantiere delle azioni di rivendicazioni e di protesta” – è delle forze politiche.

Pubblicato in Politica | Contrassegnato | Lascia un commento

Decrescita? Vade retro!

Su il manifesto dei giorni scorsi si è arrivati a scrivere di “decrescita”, una parola che su questo giornale (come fosse Il Sole 24 Ore) è stata finora centellinata. Ci sono stati tre veloci interventi di Guido Viale, Valentino Parlato e Paolo Cacciari. E’ possibile seguire questo dibattito grazie al sito Eddyburg, dove oggi c’è anche l’intervento di Giorgio Nebbia, il decano dei merceologisti italiani e tra i più antichi ‘rossoverdi’ (se mi è permessa l’espressione).

Dibattito che pare una disputa tra teologi, si tratta infatti del significato di una parola. C’è chi è sostanzialmente favorevole alla prassi della decrescita ma non alla parola (Viale), chi è contrario ad entrambe (Parlato), chi considera la parola indispensabile, quasi taumaturgica (Cacciari). In verità, come sempre accade nelle dispute teoriche, si tratta di ben altro, si tratta di politica o di politiche concrete. 

Qui, riporto solo la conclusione dell’intervento di Cacciari, mentre chi ne avesse voglia può vedersi le due interviste ad André Gorz che sono linkate da mesi sotto la testata di Ratatuia.

Io credo che il termine decrescita infastidisca proprio perché colpisce il cuore del problema che molti dei critici della decrescita preferiscono non affrontare, credendolo “impresentabile” per la radicalità del cambiamento richiesto: immaginare e rivendicare una società fuori dal capitalismo e scegliere comportamenti, abitudini, stili di vita improntati al saper fare il più possibile da sé, alla sobrietà, alla sufficienza, al controllo consapevole e responsabile delle conseguenze del proprio agire.
Una società di liberi perché eguali, semplicemente, deve scegliere di farsi la raccolta differenziata, di astenersi dal mangiare hamburger, di evitare di servirsi di lavoro schivo, di servirsi delle banche che imprestano ad interesse, di rinunciare a produrre e vendere armi e via dicendo. Insomma, dentro i paradigmi della crescita non credo vi potrà mai essere l’auspicato – da Viale e da tutti noi – autogoverno dei processi economici.
Scriveva André Gorz (anche lui “povero di contenuti”?): «La decrescita è una buona idea: essa indica la direzione nella quale bisogna andare e invita a immaginare come vivere meglio consumando e lavorando meno e altrimenti». Chissà perché non dovrebbe essere un mondo auspicabile, desiderabile, per il quale vale la pena lottare.
Pubblicato in Critica, Ecologia, Economia | Contrassegnato , | 2 commenti