Come uscire dalla merda

Cercherò di essere essenziale sulla manovra di Ferragosto. Meglio parlare coi numeri. Certo non sono bruscolini. Già nel 2012 saranno 23,8 miliardi di euro, 49,8 nel 2013,  55,3 nel 2014. Si tratta per 3/4 di maggiori entrate (tasse) e solo per 1/4 di minori spese. E “sono quasi tutte tasse sul lavoro” (Tito Boeri su Lavoce.info). 

Per avere la giusta misura bisogna però ricordare altri numeri e per usare dati certi, seppur arrotondati al miliardo di euro, prendiamo quelli pubblicati per l’ultima Assemblea annuale della Banca d’Italia. Dunque, nel 2010 il Pil nazionale è stato di 1.549 miliardi di euro, il debito pubblico di 1.843 (119% del Pil). Nello stesso anno, il totale delle entrate è stato di 722 (46,6% del Pil) e delle spese 794 (51,2% del Pil), mentre l’indebitamento è stato di 71 (4,6% del Pil). 

Come si vede i dati vengono sempre riferiti al Pil, ma la manovra viene in realtà fatta su un organismo, lo Stato, che pesa circa il 50% di questo. Questo particolare è importante per misurare la reale incidenza di una manovra da 55 milioni, che vale sì il 3% del debito, ma circa il 7% del conto economico dello stato. Questa è una percentuale enorme, ma poiché è concentrata soprattutto sulle entrate, senza un simultaneo intervento per favorire le attività produttive, è destinata a prosciugare ulteriormente la propensione sia al consumo che al risparmio della collettività nazionale. E’ quella che si chiama una mazzata finale.

Che fare? Io ho un’idea fissa. Un recupero dell’evasione fiscale. Dai conti dello Stato si sa che nel 2010 sono entrati 225 miliardi di imposte dirette e 217 di imposte indirette, per un totale di 442 miliardi. All’ultima Assemblea della Banca d’Italia citata sopra, il governatore Draghi ha affermato che «se l’Iva fosse stata pagata il nostro rapporto tra il debito e il Pil sarebbe tra i più bassi dell’Unione europea» e che  – anche secondo stime dell’Istat – «il valore aggiunto sommerso ammonta al 16% del Pil», cioè circa 250 miliardi. E’ una cifra assurda. Possiamo pensare di lavorare per avere 150 (il 10% del Pil) – non dico 250 – miliardi alla fine di dieci anni? A metà strada saranno 70-80, l’attuale debito pubblico, che nei primi anni dev’esser quindi finanziato con un intervento secco, tipo patrimoniale, ma a fine corsa avremo ridotto il debito sia in valore assoluto che percentuale, visto che così sarà maggiore anche il Pil nominale (come lo chiama sempre Draghi).

A me hanno insegnato che – metaforicamente – un elefante può essere mangiato, ma un boccone alla volta. Quando si comincia?

Questa voce è stata pubblicata in Politica e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *