In attesa di giudizio, l’ultimo

Questo blog finora non si è mai riferito direttamente a Silvio Berlusconi, il personaggio pubblico più importante della cronaca politica di questi tempi. Non ho mai scritto niente per un’esigenza di libertà, per non farmi dettare i temi da questo grande manipolatore e casomai toccare solo gli aspetti più strutturali del fenomeno, cioè il blocco storico che ne prende il nome, il berlusconismo. Ma è venuto il momento in cui non si può più girare attorno al nome e alla persona.

L’occasione è la sentenza della Corte d’Appello del Tribunale di Milano che riguarda Silvio Berlusconi, come ha scritto Massimo Giannini su la Repubblica del 10 maggio:

    Al Cavaliere, per il periodo 2002 e 2003, viene contestata una frode al fisco di circa 7 milioni di euro, per l’acquisto di diritti su film e prodotti tv comprati e rivenduti, a prezzi gonfiati, tra società offshore controllate dalla stessa Mediaset. I pm De Pasquale e Spadaro avevano scoperto operazioni fraudolente per 370 milioni di dollari. All’inizio del processo Berlusconi era infatti indagato anche per appropriazione indebita e falso in bilancio. Ma le leggi ad personam hanno dato buoni frutti: due capi d’imputazione sono caduti, grazie alla prescrizione accorciata. L’entità delle cifre si è ridotta. Ma lo schema scoperto e descritto dai magistrati, nelle motivazioni della sentenza di primo grado, è chiarissimo.

    Le imputazioni descrivono un meccanismo fraudolento di evasione fiscale sistematicamente e scientificamente attuato fin dalla seconda metà degli anni ’80 nell’ambito del gruppo Fininvest, connesso al cosiddetto “giro dei diritti televisivi”… I diritti di trasmissione televisiva, provenienti dalle majors o da altri produttori e distributori, venivano acquistati da società del comparto estero e riservato di Fininvest, e quindi venivano fatte oggetto di una serie di passaggi infragruppo, o con società solo apparentemente terze, per essere poi trasferite ad una società maltese che a sua volta li cedeva, a prezzi enormemente maggiorati, alle società emittenti. Tutti questi passaggi erano privi di qualunque funzione commerciale…”. (…)

    A questo punto si può trarre qualche conclusione. Gli atti certificano, ancora una volta, che i soldi del comparto B delle società Fininvest, direttamente riconducibile a Berlusconi, servirono a foraggiare politici e magistrati fin dai tempi della Prima Repubblica. Si conferma (come scrisse Giuseppe D’Avanzo sul nostro giornale, l’ultima volta nel luglio 2011) che sulle oltre 60 società del Group B “very discreet” della Fininvest transitarono allora fondi neri per quasi mille miliardi di lire. I 21 miliardi che hanno ricompensato Craxi per la legge Mammì. I 91 miliardi, poi trasformati in Cct, erogati per la stessa ragione ad “altri politici” mai scoperti. Le risorse destinate da Cesare Previti alla corruzione dei giudici di Roma, tra i quali Vittorio Metta, per manipolare il verdetto sulla battaglia di Segrate. Gli acquisti di pacchetti azionari che, in violazione delle regole di mercato, favorirono le scalate a Mondadori, Standa, Rinascente.

Si tratta dunque di un’attività criminosa in atto da metà degli anni Ottanta, quando serviva a finanziare Craxi, e che ha inquinato e corrotto la vita politica italiana fino ad oggi, quando ci troviamo in una situazione catastrofica, ma non per caso.

Personalmente non ho mai sottovalutato la struttura e la capacità del berlusconismo. A tredici giorni dalle ultime elezioni, quando nel Pd stavano già festeggiando, scrivevo che il risultato non era così scontato. Non sono così sicuro neanche sull’esito dell’attuale fase. L’unica cosa di cui sono certo è che un’attenta analisi e un accurato giudizio del fenomeno avrebbe dovuto portare ad una strategia politica, cioè un’azione di lungo periodo, assolutamente intransigente sui principi e radicale sugli obiettivi. Il tentativo di convivere col berlusconismo da parte di una forza politca antagonistica come il Pd, e delle istituzioni, come il presidente Napolitano, presuppone almeno la spartizione di privilegi e di rendite politiche ed economiche che la maggioranza assoluta dei cittadini italiani sta rifiutando ormai da anni.

Il Pd come antagonista di Berlusconi ha avuto dagli elettori, nel 2008 e nel 2013, due giudizi negativi. Il terzo, se ci arriverà in certe condizioni sarà anche l’ultimo. (E al momento appare più probabile la capacità di Berlusconi di cavarsela in Cassazione…)

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