Il solare rilocalizza

In un paese, il nostro, che sembra non riuscire a trovare la rotta, a causa di un’intera classe politica degenerata, e di un manipolo di tecnici fin troppo cinici, qualche sferzata di speranza proviene dal mondo imprenditoriale.

Parliamo di solare termodinamico, una delle tecnologie che promette di sfruttare il sole 24 ore al giorno per produrre energia. Il solare termodinamico a concentrazione si basa sulla produzione di energia elettrica generata da vapore. I tubi ricevitori, elemento chiave di questa tecnologia, sono installati nel fuoco di grandi specchi parabolici che, riflettendo i raggi solari, riscaldano i sali fusi. Il calore viene utilizzato per trasformare in vapore l’acqua all’interno di uno scambiatore.

La Siemens aveva a lungo corteggiato l’impresa umbra Archimede Solar Energy del gruppo Angelantoni (lo stabilimento è a Massa Martana, 20 chilometri da Todi) e ne aveva prima acquisito un 28% facendo poi salire la sua quota al 45%. A questo punto aveva iniziato un pressing per portare il cuore della produzione fuori dall’Italia. La contromossa è stata secca: le quote sono state ricomprate.

In questo scenario tecnologico l’Italia ha messo a punto una tecnologia (i sali fusi) nata da un’intuizione del premio Nobel Carlo Rubbia che all’epoca era presidente dell’Enea. Il gruppo Angelantoni ha aggiunto il brevetto di un materiale super coibentante per i tubi. Il risultato è una macchina che permette di raggiungere una temperatura di 550 gradi.

La filiera ha prospettive di sviluppo ampie. Da una parte ci sono le regioni meridionali italiane e la sponda sud del Mediterraneo dove un cartello di imprese e banche europee ha pianificato lo sviluppo di Desertec, un progetto da 400 miliardi di euro. Dall’altra  Archimede Solar Energy ha già stretto contatti per forniture in India, Cina e Marocco, paesi nei quali sono in via di realizzazione impianti che saranno operativi entro l’estate del 2012.

(Dal blog Eco-logica di Antonio Cianciullo)

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