Abbiamo tre priorità politiche:
1. Porre fine all’austerità e alla crisi.
2. Mettere in moto la trasformazione ecologica della produzione.
3. Riformare le politiche dell’immigrazione in Europa.
Riporto integralmente un articolo odierno, solo qualche evidenziazione per “alleggerire” la lettura.
Gli autodafé dei democratici
di Barbara Spinelli
(la Repubblica, 19 febbraio 2014)
Seconda puntata breve sulle tasse. (Anche se il nuovo premier incaricato ha già comunicato una scaletta dove la riforma fiscale viene messa in fondo.)
Pubblico un articolo di due vecchie conoscenze, che ripetono cose vecchie (p.es. la distinzione tra fisco e previdenza) e ne ribadisce due vecchissime ma attualissime: (1) solo un miglioramento dei redditi bassi può migliorare tutto il sistema, (2) servono grandi investimenti pubblici.
Finalmente parliamo di tasse in modo diverso. “La ricchezza deve essere tassata”, dice Thomas Piketty, economista francese. Parla proprio di tasse sul patrimonio, non sul reddito. E considera questa una grande novità. (Riporto il link e l’ultima parte.)
State tranquilli, non mi occupo qui dell’attuale staffetta tra il pisano Enrico Letta ed il fiorentino Matteo Renzi, ma di quella storica tra il fiorentino Michelangelo Buonarroti ed il pisano Galileo Galilei.
Questi si sono passati il testimone 450 anni fa. Michelangelo Buonarroti (Caprese Michelangelo, 6 marzo 1475 – Roma, 18 febbraio 1564) e Galileo Galilei (Pisa, 15 febbraio 1564 – Arcetri, 8 gennaio 1642): il primo è morto dopo tre giorni che il secondo era nato. Solo tre giorni, eppure a me viene facile unirli, leggerli insieme. Perché? Cosa hanno in comune questi due uomini?
Sono stati certamente longevi per i loro tempi (quasi 89 anni Michelangelo, quasi 78 anni Galileo). Erano entrambi di origine fiorentina, perché il primo nacque per caso in provincia (ora di Arezzo), il secondo per caso a Pisa. Ed entrambi sono sepolti a Firenze, in Santa Croce. Ma hanno fatto cose diversissime tra loro, riuscendo il primo a lasciar segni profondi nella scultura, nella pittura e nell’architettura, mentre il secondo ha letteralmente inventato la nuova indagine della natura, mettendo insieme l’osservazione sperimentale e l’astrazione matematica come nessuno prima di lui.
Hanno vissuto tempi certamente non facili (anche se non c’era ancora l’euro). Michelangelo visse appieno l’epoca delle guerre d’Italia (1494-1559), in un tempo in cui c’erano poche certezze anche per chi aveva il potere, come scriveva il Machiavelli. Galileo invece visse nel cuore del dominio spagnolo e clericale, cercando i pochi angoli disponibili, come a Padova (1592-1610), nella Repubblica veneziana, prima di dover scendere anche lui a compromessi con chi deteneva la Verità.
Ma entrambi avevano uno spirito che guardava avanti, al futuro. Facevano, costruivano qualcosa per essere utilizzato nel tempo. Per Michelangelo dipingere la volta della Cappella Sistina, con tutti quei corpi nudi poi pudicamente ricoperti, come progettare la tomba di Giulio II, con il Mosè che guarda di sbieco per non vedere quella chiesa lì, significava rileggere la tradizione e rimettere al centro l’uomo. Per Galileo, mettere in Dialogo – cioè a confronto – i modelli geocentrico ed eliocentrico, significava mettere per iscritto il diritto del pensiero alla critica ed al cambiamento.
Lavoravano su due cose diverse, ma guardavano criticamente il passato per cambiare. Il loro presente era tensione al futuro. Ecco perché ricordo volentieri questa staffetta.
Dieci anni fa moriva Marco Pantani (Cesena, 13 gennaio 1970 – Rimini, 14 febbraio 2004), l’ultima leggenda del ciclismo su strada, probabilmente quella finale.
Si sono scritte e pubblicate tante cose, ma su Pantani il migliore resta sempre Gianni Mura che non pretende di saperne più di altri, ma solo di continuare ad avere dei dubbi. Estraggo questo:
Per una sintesi anche sportiva rimando (immodestamente) anche alla Lettera a Fausto del 1° agosto 2009, su questo stesso sito. Dove (modestamente) Marco scriveva già a Fausto: “A Parigi mi sentivo un dio. Ero bello come un dio. Ero un dio.”
Infine, commemorare Pantani con la foto di lui ed Armstrong sul Mont Ventoux nel 2000 è volutamente provocatorio. Con Armstrong – che è il simbolo dell’organizzazione del business sportivo nel mondo attuale – il ciclismo storico è finito definitivamente, ci resteranno solo alcune leggende, come quella di Marco Pantani.
Noi portogruaresi siamo decisamente dentro alla questione Electrolux. Sappiamo che se si svuotasse un sito industriale che occupa 1.200 persone direttamente e altre 4-5mila indirettamente si produrrebbe un buco nero tale da risucchiare tutta la nostra galassia economica, cioè ben oltre i 30 km che ci separano da Porcia.
La vicenda Electrolux ha avuto un’eco nazionale, ma molte questioni non sono state affrontate dai media, sia per insipienza che per reticenza. In quello che sembra essere un momento di pausa della discussione vorrei partire da un paio di aspetti evocati da due ex manager, protagonisti storici.
Il primo è Aldo Burello. Classe 1935, già nel 1960 era capo della progettazione lavaggio. Dal 1984, con l’arrivo di Electrolux, ha assunto progressivamente un ruolo nella direzione generale. Dal 1990 al 2002, quando è andato in pensione, è stato l’ad della società italiana, oltre che nodo importante dell’organigramma di gruppo. E’ il padre di questo stabilimento di Porcia. Di una sua intervista del 29 gennaio a Il Messaggero Veneto riporto solo il finale:
In tutta la discussione, ci sono stati pochi riferimenti ai siti potenziali concorrenti di Porcia. Qui Burello accenna alla Polonia, di cosa si tratta? Credo non sia un riferimento generico, né troppo interno, specifico di Electrolux. Credo si riferisca alla particolare situazione della Polonia come paese agevolato.
Nel quinquennio 2014-2020 l’Ue mette a disposizione 72,9 miliardi di euro (attenzione alla cifra!) per favorire gli investimenti in 14 ZES (Zone Economiche Speciali) della Polonia. Anche se appare favoritissima l’industria automobilistica e quindi tedesca, in una di queste zone c’è lo stabilimento di Oława.
I vantaggi nell’investire in Polonia in questo periodo sono enormi, tali da assorbire nei conti della multinazionale svedese i possibili costi della chiusura di uno stabilimento come Porcia. Le tentazioni dunque ci sono e rimangono tutte. (Certo, per noi italiani è paradossale contribuire al finanziamento Ue per far chiudere le nostre attività industriali. Chissà se chiamano anche questo “vincolo competitivo”.)
Burello, con molto realismo, tocca in fondo un problema della politica industriale, nazionale e locale: bisogna che la politica si dia gli strumenti adatti. Ci torneremo.
Il paese è alla deriva. La politica al marasma. Il governo è nudo. Il Pd è in coma – o meglio resuscita il 20 di febbraio (tra 10 giorni!), con una direzione decisiva per le sorti di tutti noi. Ma ci sono delle vie d’uscita? Ci sono energie residue o mal utilizzate da chiamare ancora a raccolta? Come ci attrezziamo? Sentite cosa pensa una nostra vecchia conoscenza.
Massimo Cacciari dà la sua pressoché quotidiana intervista. Il suo ragionamento è semplice. Renzi non s’intrighi con questa situazione. E’ compito del governo “definire al più presto un programma decente per affrontare l’emergenza occupazionale e favorire la ripresa industriale” (una monata!). Ma Renzi non continui a dar segnali sul suo possibile coinvolgimento diretto. Anzi:
Se ho ben capito, è come se in questa situazione ci possano essere due mondi, due sfere separate. Il governo Letta che trascina (ma bene, mi raccomando!) la situazione attuale, Renzi che prepara tutto il cambiamento possibile, ma questo comincia solo tra diciotto mesi. Dietro parole di questo tipo vedo solo la coazione a parlare. Poveri noi.
Il Circolo del Partito Democratico di Portogruaro ha annunciato una serata di riflessione sui problemi del lavoro, “Rimettiamo al Centro il Lavoro” (giovedì 13 febbraio 2014, ore 20.30, in Villa Comunale, Sala del Caminetto).
Visti i relatori ed i titoli, il nostro interesse è massimo. Bruno Anastasia (ben noto ai portogruaresi) sull’impatto locale della crisi economica in corso, il prof. Luciano Greco (docente di scienza della finanza) sulle opzioni per uscire dalla “grande recessione”, Livio Marini (della segreteria provinciale del Pd) sulle proposte “per una nuova occupazione” (vediamo cosa intende).
Se devo leggere qualcosa di astratto sul nostro futuro preferisco rileggermi i paradossi in Le cosmicomiche di Italo Calvino piuttosto che i titoli più ripetuti in questi giorni dalle parti interessate e dalla stampa sulla vicenda Electrolux.