“Ci voleva un po’ più di tempo per mettere in atto una riforma così importante. Non era necessaria questa fretta così evidente. La questione è chiusa, è stato detto da parte del premier Mario Monti. Si poteva dire: la questione è posta, ora dialoghiamo, nelle fabbriche, negli uffici, in Parlamento, nella società civile, ovunque perché il lavoro è il tema cruciale del nostro Paese. Ma c’è un terzo rilievo, forse il più importante e profondo”
– E quale?
“Bisogna chiedersi, davanti alla questione dei licenziamenti, chiamati elegantemente, con un eufemismo, “flessibilità in uscita”, se il lavoratore è persona o merce. E’ la grande istanza dell’enciclica sociale Rerum Novarum. La questione di fondo. Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio, perché resta invenduto in magazzino. Leone XIII lo scrisse nella pietra miliare del cattolicesimo sociale, emanata nel 1891, più di un secolo fa. E’ un po’ come nella questione della domenica derubricata a giorno lavorativo. In politica ormai l’aspetto tecnico sta diventando prevalente sull’aspetto etico”.
Parola del Signore, via Giancarlo Bregantini, presidente della commissione Lavoro, giustizia e pace della Cei. Dalla Famiglia Cristiana.
(Sul tema si veda la recente nota di Piero Bevilacqua.)