Riporto l’intervista a Gad Lerner pubblicata oggi su il Fatto Quotidiano. Le evidenziazioni sono mie.
Gad Lerner fa un lungo ragionamento, lo avvolge con citazioni storiche, rimandi ideologici e schiette constatazioni, e poi estrapola la sintesi, che non può essere interpretata male: “Matteo Renzi cerca la rissa, la rottura, l’emorragia a sinistra per riparare in mediana, dove si mescolano moderati di centro e di destra. È un raffinato giocatore, uno spregiudicato, ma stavolta rischia molto”. Lerner è un giornalista, scrive sui giornali e conduce programmi tv, ma è anche un fondatore del Partito democratico e un componente dell’assemblea nazionale. Il disagio è evidente, e ogni risposta ne riflette la portata: “Il premier scherza con il fuoco”.
Italicum e Liguria, uscite volontarie e cacciate minacciate, cosa accade?
Mi sto convincendo, spero di avere torto ma temo di no, che Renzi persegua la scissione. E questo atteggiamento non è dovuto solo alla sua proverbiale impulsività, il dileggio a Stefano Fassina e Gianni Cuperlo, il sarcasmo sulla minoranza o su Susanna Camusso o piuttosto sui professoroni, ma è evidente che faccia parte di un calcolo consapevole. Nei giorni scorsi, per la prima volta, una persona misurata come Cuperlo ha ipotizzato una mutazione genetica del Pd. Senza chiamare in causa la bioetica, ci sono dei segnali che vanno in questa direzione, oltre il patto del Nazareno.
E cosa fa scattare l’allarme?
La scelta dichiarata in Liguria di un’alleanza con il centrodestra fa venire più di un sospetto. Renzi vuole l’incidente a sinistra per poi occupare uno spazio in mezzo e attrarre i berlusconiani delusi. Pensa che può anche permettersi di perdere qualche punto a sinistra, perché convinto che li possa recuperare altrove. Per Renzi l’ideale sarebbe stato un movimento magari guidato da Maurizio Landini, uno schieramento subalterno però vicino. Il meccanismo che ha innescato è pericoloso. In Italia non esiste un Alexis Tsipras. Ma da fondatore del Pd resto dell’idea che sia necessario un contenitore con dentro le culture riformiste.
Renzi vuole riesumare la Democrazia cristiana un po’ colorata di rosso?
Non uso l’espressione mutazione genetica che è demonizzante, ma trasformismo. Un tipico fenomeno politico. Giovanni Giolitti fu trasformista, un uomo che ha fatto e disfatto l’Italia. Giovanni Orsini, che non è uno storico di sinistra, fu il primo a paragonare Renzi a Giolitti. Tanti temi e le parole d’ordine di Renzi sono di destra, vedi la campagna contro i sindacati. Lo ritengo un trasformista perché vuole trasformare il Pd in un grande partito di centro. E ha assegnato il Pd alla famiglia dei socialisti europei per fare liberamente questa operazione. Ma i democratici di Renzi, in questa evoluzione europea, stanno con Berlino e Bruxelles o con i greci di Syriza e gli spagnoli di Podemos?
Un renziano potrebbe replicare che il “giglio magico” ha trascinato il partito al 40,8 per cento.
E devono sapere che gli elettori italiani fanno molto in fretta a rinchiudersi nell’astensionismo di massa, a manifestare fenomeni di volubilità. Il successo europeo è un’illusione ottica. Così Renzi rischia di commettere il suo più grosso errore politico. Il Pd non è solo dei militanti, ma anche dei suoi elettori, e questo valore hanno le primarie. Significa che non potrà mai essere il partito di un leader, mentre Renzi lo sta plasmando come partito del leader che da solo può manovrare e rimodulare il sistema politico. Ai sindacati ha concesso un’inutile ora di tempo sulla riforma del lavoro, li ha convocati pur sapendo di voler mettere la fiducia. Dopo lo sciopero generale, ha detto: “Io non mi faccio impressionare”. Il disagio sociale non lo comprendi così, non attraverso bravi consulenti come Andrea Guerra o accanto a bravi imprenditori come Enzo Manes, ma dando la giusta importanza a una piazza che incarna la protesta sociale, pacifica e democratica.
Lerner, non ci sono vie di fuga per chi si dichiara un sofferente di sinistra?
Renzi vuole far fuori l’anima rossa, spero che l’anima rossa non cada in questa trappola. O dia libero sfogo a uscite individuali come quelle di Sergio Cofferati che, nonostante i clamorosi brogli che dovevano far annullare la consultazione, ha sbagliato a candidarsi: era una mossa improvvisata, incomprensibile per gli elettori; sei mesi fa s’era proposto per un mandato a Strasburgo e l’aveva ottenuto. Adesso c’è Nichi Vendola che si sta muovendo, c’è il sindaco Giuliano Pisapia, un bravo amministratore che potrà essere un riferimento nazionale. Sabato a Milano, città laboratorio della sinistra, ci sarà la manifestazione Human Factor, e io ci andrò, un modo per agire insieme. Ma agire davvero.
(il Fatto Quotidiano, 21 gennaio 2015, p. 5)
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