Oggi, 14 gennaio 2015, si è dimesso il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dopo due mandati di sette più due anni, un record, poiché nessun presidente precedente era stato rieletto. Un giudizio su questa lunga presidenza purtroppo è già possibile, io personalmente gli darei un’insufficienza netta, diciamo 4/5 e per alcune ragioni molto evidenti.
La prima, un dato inconfutabile, è che durante le sue presidenze il paese ha vissuto la crisi più lunga e grave dal dopoguerra. Crisi economica, ma non solo. E’ in corso una crisi politica e morale che non è certo separabile dalla prima come dai principali protagonisti. La seconda ragione è per come risolse la prima grave crisi politica del suo primo mandato. Fu la forzatura con cui sostituì il decotto governo Berlusconi (maggio 2008 – novembre 2011) con il governo Monti (novembre 2011 – aprile 2013). Certo non fu il solo responsabile politico. Tutto il Pd di allora lo fu almeno altrettanto. Ma lì si cominciò una deriva, in particolare la subalternità verso le cosiddette istituzioni europee, in realtà la troika (Bce, Fmi, Commissione europea).
La terza ragione per dare un pessimo giudizio è perché accettò di essere rieletto dopo sette anni. Non fu un atto di responsabilità, anzi. Fu la conferma del delirio di onnipotenza rispetto al processo che aveva innescato con l’operazione Monti. Pensava ancora di guidare un paese complesso e in crisi come fosse un cavallo, con le redini.
E’ naturalmente chiaro che un giudizio più pacato, se non proprio definitivo, su Napolitano presidente lo daranno gli storici nel tempo. E’ appena uscito dal Quirinale e sul breve periodo il giudizio è destinato ad oscillare in relazione all’esito di alcune manovre appena iniziate con lui, a partire dalla riforma costituzionale del Senato. Ma a noi intanto è chiaro che dopo questi nove anni, lo ripeto, lo stato morale, politico, sociale e perfino culturale del paese è peggiorato, quasi catastrofico. L’affermazione che con un altro Presidente le cose sarebbero andate peggio è risibile, degna di un pensiero primitivo o della propaganda di un regime dispotico.