Il limite e la felicità

Oggi la Repubblica ha dedicato alcune pagine ai problemi del pianeta e un trafiletto di Zygmunt Bauman ne riassume il senso. Poiché non è ancora online sul sito del quotidiano lo prendo da quello del Pd (!!).

Bauman generalizza un po’ troppo sullo stile di vita, magari a livello planetario qualcuno avrebbe qualcosa da ridire, ma il senso storico del trafiletto è chiaro, non servono altri commenti (il grassetto è mio).

Siamo pagando il prezzo dell’eccesso di consumismo in cui abbiamo vissuto negli ultimi trenta-quaranta anni. Uno stile di vita non più praticabile. Non si può più vivere a credito, si deve limitare la crescita, non promuoverla; non si può più pensare di aumentare il volume di prodotti che poi andranno sprecati.
Leggete le storie di Italo Calvino, “Le città invisibili”. Mi riferisco in particolare alla città di Eolia che descrive una storia profetica. Ci stiamo comportando in modo molto simile e questo è disastroso per la nostra moralità e per la nostra salute psicologica, ma è catastrofico anche per il nostro Pianeta. E il prezzo non lo paghiamo solo noi, ma anche i nostri nipoti. Quelli che non sono ancora nati e che nasceranno già con un enorme debito sulle spalle.
Dobbiamo iniziare a pensare al futuro dell’umanità, non a come produrre e consumare di più, ma a come riorganizzare il rapporto con il consumo, ridistribuendo le risorse disponibili e facendo in modo di puntare di più sulle persone, insegnando loro altri modi per raggiungere la felicità, che non si riduce solo agli acquisti nei negozi.
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