Povero Francesco

L’elezione a Papa del cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio che si è nominato per la prima volta Francesco, dopo ben 265 papi, ha aperto un fiume di analisi e ricostruzioni storiche anche sulla figura di Francesco Bernardone di Assisi. In qualche caso queste sono state fatte da o con intellettuali che si sono occupati per molto tempo di questa figura storica e che così hanno avuto l’occasione, oltreché l’obbligo, di essere sintetici al massimo grado.

Uno è lo storico Franco Cardini, su Il Sole 24 Ore del 15 marzo (p.13).

Non c’è dubbio che Francesco, vissuto tra il 1181/2 e il 1226, ha reagito alla società del denaro e del profitto che allora si andava configurando in Occidente con un scelta di povertà: ma tale dato va interpretato tenendo conto di due fatti.

Primo: se non possiamo dire che fosse un “reazionario” in quanto avrebbe respinto sul nascere uno dei fondamentali elementi della Modernità, la dinamica del danaro, non possiamo definirlo nemmeno “rivoluzionario” in quanto sarebbe insorto contro la ricchezza e la sperequazione che le è inseparabile compagna; egli si limitò a una scelta di povertà e di umiltà assolute che però riguardava solo se stesso e quanti volontariamente sceglievano di seguirlo, senza voler coinvolgere in alcuna proposta radicalmente pauperistica o egalitaria l’intera società.

Secondo: la povertà abbracciata da Francesco non era semplicemente assenza e rifiuto di beni materiali, come di solito interpretiamo noialtri moderni ossessionati dalla priorità dell’economia. La paupertas di Francesco era il contrario non di divitia, bensì di potentia. Egli rinunziò a qualunque forma di potere e di superiorità sugli altri, compresa la stessa scienza, il sapere mondano, lo studio. (…) Ma in ciò l’ordine non lo seguì.

Questo secondo fatto è stato sottolineato dallo storico medioevalista Jacques Le Goff, intervistato dal Corriere della Sera dello stesso 15 marzo.

«Il nuovo Papa è Francesco, ma anche gesuita», chiede il giornalista. «Qui sta l’altro aspetto senza precedenti. Come riuscirà Bergoglio a conciliare queste due caratteristiche apparentemente contraddittorie? I gesuiti sono intellettuali, e San Francesco detestava ogni sapere che non fosse religioso. Non per oscurantismo, ma perché riteneva che anche il sapere fosse uno strumento nelle mani dei ricchi e potenti per sottomettere i poveri. Accolse con dispiacere la notizia che Antonio da Padova entrava all’università. (…)».

Mentre Liliana Cavani, regista del film Francesco d’Assisi nel lontano 1966, intervistata da la Repubblica dello stesso giorno (p.48), rafforza il primo fatto e mette un dubbio atroce:

Ecco, vedremo se il cardinal Bergoglio ha scelto il nome come papa perché ha ben assorbito l’idea forte di Francesco Bernardone, la rivoluzione di se stessi, o come ennesimo atto nella chiesa cattolica per rovinare quanto nella sua storia c’è stato di grande e nobile. Chi vivrà vedrà.

Repetita juvant: rivoluzionare se stessi, a partire dal Papa, o distruggere definitivamente il mito di Francesco? Chi vivrà vedrà.

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