Pil o Bes, la misura non cambia la felicità

Segnalo che oggi l’ISTAT e il CNEL hanno congiuntamente presentato al Presidente della Repubblica e messo online il primo rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile, il BES, che ha anche un suo sito autonomo.

Pare però che il Bes non sia stato pensato per sostituire il famigerato Pil, il Prodotto Interno Lordo, anzi è singolare leggere da la Repubblica di ieri 10 marzo (p. 24) questa anticipazione del presidente dell’Istat, Enrico Giovannini.

Cosa può fare il Bes per l’Italia?
«Cambiare il dibattito pubblico e orientare meglio le scelte della politica. Promuovere un modello di sviluppo diverso con al centro la persona, non i prodotti. Veicolare il messaggio che avere carceri umane, sconfiggere il femminicidio, valorizzare il patrimonio culturale, preservare l’ambiente, leggere i libri, sostenere la ricerca, restituire credibilità alla politica – punti in cui dobbiamo progredire – migliora la vita di tutti. E poi fa crescere pure il Pil e occupazione».

Capito? Il Bes “orienta”, “promuove”, “veicola”, non misura la felicità interna lorda (FIL), come fanno già in Bhutan. E infine il Bes “fa crescere pure il Pil e occupazione”.

Così tutto sommato, due istituzioni statali, un ente ed un organo come l’ISTAT ed il CNEL, hanno pensato e lavorato sodo per dare una mano al povero Pil nazionale. Già, perché il problema non è il metro, lo strumento di misura, se si punta a fare sempre le stesse cose: produrre e consumare.

(Per noi del profondo nordest nell’acronimo “bes” c’è anche qualcosa di comico, di farsesco. Infatti i “bes” in furlàn sono i soldi, “bessi” in venexian, “bezzi” nelle commedie di Goldoni.)

PS: comunque leggiamo i vari report linkati qui sopra, le fotografie nuove fanno sempre vedere qualcosa di nuovo.

Questa voce è stata pubblicata in Economia, Politica e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Una risposta a Pil o Bes, la misura non cambia la felicità

  1. Adriano Zanon scrive:

    Oggi su Il Fatto Quotidiano (p.7) Alberto Crepaldi scrive che il Cnel “brucia ogni anno 20 milioni di euro di denaro pubblico” e ne fornisce alcuni dettagli. Ma per far cosa? Be’ soprattutto “per convegni e per produrre studi” – come quello sul Bes, per esempio.

    Così mi viene in mente il proverbio friulano: “I bes bisugne saveju spindi.” (“I soldi bisogna saperli spendere.”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *