L’esorcista

Non essendo proprio un assiduo frequentatore del Corriere della Sera, dove il nuovo premier Mario Monti scrive da molti anni, in questi giorni ho cercato di leggere gran parte dei suoi articoli ivi pubblicati (al momento 73 sono online). Uno di questi, piuttosto recente (2 gennaio 2011), mi pare significativo, sia per l’impostazione che per i giudizi che si trovano sintetizzati, in particolare in questi passaggi.

In Italia, data la maggiore influenza avuta dalla cultura marxista e la quasi assenza di una cultura liberale, si è protratta più a lungo, in una parte dell’ opinione pubblica e della classe dirigente, la priorità data alla rivendicazione ideale, su basi di istanze etiche, rispetto alla rivendicazione pragmatica, fondata su ciò che può essere ottenuto, anche con durezza ma in modo sostenibile, cioè nel vincolo della competitività.

Questo arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati, è un grosso ostacolo alle riforme. Ma può venire superato. L’abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po’  ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili.

La seconda parte di questo memorabile scritto rende comprensibile il tentativo della prima parte: esorcizzare (ancora!) il fantasma del vecchio Marx, un “insostenibile” predicatore etico, anzi peggio, un “idealista” fondatore di un “arcaico stile di rivendicazione”. Peccato che la sostituzione di questo con la “rivendicazione pragmatica” venga dimostrata con due tristi aborti: in Italia si fanno sempre meno, ma soprattutto non si faranno di più, né automobili né ricerca. Sinceramente, speravo di trovare qualcosa di meglio sul Corriere della Sera.

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