Lance Armstrong è al redde rationem, alla resa dei conti. Anzi al dies irae, il giorno del giudizio. L’Usada (United States Antidoping Agengy) ha girato all’Uci (Unione Ciclistica Internazionale) il documento che accusa il ciclista americano del più grande e organizzato sistema di doping ciclistico della storia di questo sport, con tutte le conseguenze.
La Gazzetta rosa riporta il documento originale e ne fa la sintesi. L’Equipe, il quotidiano sportivo francese legato al Tour, è più generoso e spiega anche le tecniche adottate da Armstrong per “déjouer” (eludere) i test, a cui non è mai stato trovato positivo. Oltre alle fughe logistiche c’era un metodo usato da tutta la squadra US Postal, bastava iniettarsi con venti minuti di anticipo una fiala di siero fisiologico (acqua e sale) per eliminare tutte le conseguenze negative di una trasfusione sanguigna.
Così noi amanti del ciclismo agonistico dobbiamo resettare la memoria dell’impresa di vincere sette Tour di seguito, dal 1999 al 2005, anche se secondo me mai in gare tanto esaltanti, sempre molto calcolate, noiose – ma questo sembrava un ciclismo scientifico.
Una vera impresa scientifica è stata invece quella di aver organizzato (certo non da solo) così bene tutto di nascosto, a partire proprio da quell’anno, il 1999, in cui al penultimo giorno del Giro “incastrarono” il povero Pantani. L’inizio della sua fine. Adesso Pantani non c’è più, rimane solo nei nostri cuori, mentre Armstrong sta pedalando verso l’inferno. Lo aspetta solo il traguardo.
Mentre si aspetta che Lance Armstrong parli pubblicamente, è uscita la notizia che – almeno nel 2001 – il laboratorio Cio di Losanna si faceva “battere” il test per l’epo. Cioè il controllore veniva controllato, anzi corretto, dal controllato. Chissà perché, ma a me viene in mente la mafia. E ricordo che stiamo parlando di ciclismo, non di calcio.
Fiorenzo Magni è morto oggi, 19 ottobre 2012, avrebbe compiuto 92 anni il 7 dicembre.
Della sua generazione, i protagonisti negli anni Quaranta e Cinquanta, è rimasto Ferdi Kübler (1919-), mentre se ne erano già andati Fausto Coppi (1919-1960), Hugo Koblet (1925-1964), Jean Robic (1921-1980), Louison Bobet (1925-1983), Gino Bartali (1914-2000) e Rik Van Steenbergen (1924-2003). E tra quelli più giovani e già protagonisti negli anni Cinquanta, Gastone Nencini (1930-1980), Jacques Anquetil (1934-1987) e Charly Gaul (1932-2005).
Così abbiamo ricordato i principali protagonisti del ciclismo epico. Poi, già da Felice Gimondi (1942-) e Eddy Merckx (1945-), le cose sono cambiate, fino al primo decennio del Duemila con il caso Lance Armstrong (1971-). Ma questa è un’altra storia… un altro (diciamo così) ciclismo.