Lo so che Natale è una grande festa di speranza. Per tutti, cristiani e non, è un momento di ripartenza, ma purtroppo siamo dentro tempi bui e per uscirne bisogna essere assolutamente realisti. Una buona iniezione di realismo è l’ultimo libro di Marco Revelli (Poveri, noi – Einaudi, pp. 127 , euro 10.-).
La fotografia non è bella da vedere perché “l’Italia non è come ce la raccontano, abbiamo creduto di crescere e stiamo declinando, la nostra presunta «modernizzazione» è un piano inclinato verso la fragilità e l’arretratezza. E’ nello spazio sempre più ampio che si apre tra presunto benessere e fatica quotidiana del vivere crescono l’invidia, i rancori, le intolleranze.”
Revelli dunque non ci mette insieme solo dei numeri ma ci spiega come questi siano alla base degli umori sociali e politici di questi tempi. Impoverimento e diseguaglianze crescenti sono un terreno fertile per le peggiori soluzioni politiche, da sempre.
Che fare? Intanto, prender atto che siamo su un piano inclinato, senza tante piroette per far finta che si riesce a stare bene in piedi. Poi valutare attentamente come rimetterci in piano. Certo, quasi tutti gli opinion makers ci dicono quotidianamente che dobbiamo tornare a crescere, da Emma Marcegaglia a Pier Luigi Bersani. C’è anche chi pensa a scorciatoie, tipo le grandi opere, cioè grandi spese, attingendo da risorse inesistenti mentre siamo già pieni di debiti. E’ chiaro che non si può continuare a seguire un simile delirio.
Noi pensiamo che la decrescita si possa governare, che il cortocircuito economico tra produzione e consumo possa essere interrotto e che si possano fare delle scelte consapevoli di crescita sociale e civile che passano anche attraverso una decrescita economica, e che questo non sia una strana fantasia ma un grande e consapevole progetto fondato sui processi reali, quindi necessario. Naturalmente è necessario cambiare molto, non poco poco, a partire dall’idea che crescere sempre, crescere all’infinito è bello e possibile.
Ma qui mi fermo, è un tema da affrontare come si mangerebbe (metaforicamente) un elefante, un boccone alla volta.
Intanto faccio a tutti noi i migliori auguri di una BUONA E FELICE DECRESCITA!
Gran bel augurio Adriano. Solo da questo approccio arrivano idee veramente nuove e innovative per questo passaggio epocale.
“In questi ultimi tempi spesso mi sono state poste domande relative alla crisi, quanto questa avrebbe cambiato il nostro modo di vivere e quanto, una maggiore attenzione ambientale, avrebbe risolto questo problema. Penso che per avere dei cambiamenti reali nella nostra società serva una rivoluzione filosofica che riesca a spostare l’attuale linea guida dettata dall’economia, così sintetizzata: “aumento continuo dei consumi sostenuti dalla felicità del possesso, con una linea guida dettata dall’etica che porti ad altre forme di felicità; felicità dell’amore, felicità della bellezza”.” (Da un’intervista a Gabriele Centazzo per Interni Magazine.)