Sono sempre alla disperata ricerca di segnali dal mondo politico ed econonomico di qualche consapevolezza sulla realtà della finanza. E’ possibile che non solo non ci sia nessuna volontà d’intervenire sul settore finanziario internazionale, – come per esempio ha auspicato l’ex Governatore della Banca d’Italia, ex Primo Ministro, ex Ministro del Tesoro ed ex Presidente della Repubblica, nonché ex partigiano, Carlo Azeglio Ciampi – ma che siano proprio così ciechi?
E’ con questa costante curiosità che ho colto questa parte dell’intervista di Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, a Vittorio Grilli, ministro dell’Economia da pochi giorni, in sostituzione dell’interim del premier Mario Monti.
A cinque anni dallo scoppio della bolla dei subprime, qual è la sua personale valutazione, qual è stato il più grande errore commesso?
«La velocità della globalizzazione ci ha colto di sorpresa e nessuno di noi pensava che l’attività di supervisione dei governi fosse così lenta e miope, a volte persino inconsapevolmente complice delle patologie dei mercati».
Lei pensa che la scelta della banca universale, senza la separazione dell’attività di investimento da quella commerciale, sia la causa principale?
«Il modello andrebbe cambiato. Dovremmo avere l’onestà di dirlo. Guardi, una volta le banche d’affari erano boutique e tutti conoscevano tutti. Oggi sono istituzioni estremamente complesse con migliaia di persone dove la cultura super tecnocratica dei prodotti finanziari domina su tutti».
Dunque ci vedono bene e sanno anche che “il modello andrebbe cambiato”. Forse dobbiamo solo aspettare Godot.