Donato Masciandaro è un docente universitario della Bocconi, dove anche in quest’anno accademico tiene tre cattedre, una in Economia della Regolamentazione Finanziaria. Di lui non conosco se non quello che scrive con una certa regolarità sul Il Sole 24 Ore, quotidiano degli industriali italiani. Anche ieri, 20 giugno, ha pubblicato qualcosa d’interessante, “Una spirale da fermare“.
Masciandaro parte da un dato, la dimensione del mercato dei derivati, che un altro articolo dello stesso giornale dice che ormai “vale la metà del Pil europeo” (p.2), e afferma subito che “la ricerca individuale della migliore gestione del rischio attraverso uno strumento finanziario può creare dei rischi sistemici, e quindi l’uso di quello strumento va limitato”. Va superata, scrive il nostro autore, la regolamentazione «a tocco leggero» della fine degli anni Ottanta, “in due modi congiunti: regolamentare i derivati e tassarli in funzione del loro rischio sistemico, quindi scoraggiando l’uso dei derivati speculativi”.
Ma chi deve e cosa si deve fare?
Una prima strada è continuare ad attendere che negli Stati Uniti e/o in Europa si facciano passi concreti. Una seconda strada – magari in attesa che la prima si concretizzi – è disegnare subito provvedimenti di deterrenza, che aiutino l’Europa ad intraprendere la strada giusta. Ad esempio: il Governo propone ed il Parlamento approva una legge che autorizza le autorità di vigilanza a vietare temporaneamente i derivati speculativi sui titoli di stato. In situazioni eccezionali – come quelle che stiamo vivendo – divieti mirati e temporanei possono far molto bene all’economia di mercato. Almeno a quella sana.
Capito? Basta una legge del Parlamento italiano. Restiamo in attesa.