E’ di questi giorni la notizia che la banca d’affari americana JP Morgan ha qualche problema. Perché? Nella “versione romanzesca”, perché un tale Bruno Iksil, un francese che lavora nella city londinese, “si sarebbe messo a giocare con i derivati perdendo 2,3 miliardi in quindici giorni, tra la fine di aprile e l’inizio di maggio”. In realtà, era tutto previsto dalla catena di comando, come scritto oggi, lunedì 14 maggio, da Paolo Mastrolilli su La Stampa. Era stato “dato l’ordine di fare queste operazioni rischiose sui derivati, proprio per proteggersi dal pericolo di perdite sui turbolenti mercati del Vecchio Continente”.
Su la Repubblica ne parla anche Federico Rampini, una star del giornalismo economico, che conferma: “non siamo di fronte a un caso di trader-pirata”, poiché “tutti sapevano che lui sapeva”, cioè Jamie Dimon, il boss della JP Morgan. Costui in questi anni avrebbe anche “distribuito milioni di dollari ai suoi lobbisti di Washington perché facessero pressione sui parlamentari”. Per far cosa? Per svuotare la legge Dodd-Frank, per impedirne i regolamenti attuativi. Questa legge prevede che le banche “too big to fail” (troppo grandi per fallire) non pratichino il “proprietary trading”, cioè il trading con mezzi propri, ma solo con mezzi e per conto di clienti.
Sabato 12 maggio, Il Sole 24 Ore titolava “Ritorna la paura dei derivati” e Donato Masciandaro finiva in questo modo il suo commento:
Negli Stati Uniti c’è un Presidente che ha l’originalità di accusare l’Europa di lassismo, quando nel girone dell’accidia i posti d’onore andrebbero di diritto a chi continua a non legiferare sulla finanza in quel Paese, sia esso democratico o repubblicano. E forse perché entrambi hanno proprio la finanza-ombra tra i più generosi sostenitori delle rispettive campagne elettorali?
Insomma, i politici americani prendono soldi (anche se li chiamano finanziamenti) da chi non vuole o vuole svuotare le leggi sulle attività della finanza-ombra. E nella stessa domenica 13 maggio il giornale della Confindustria titolava: “E’ boom per i derivati: valgono 14 volte le Borse”.
Finanza-ombra? Derivati? Va bene, ne riparliamo.