I più anziani forse ricorderanno un film del francese Alain Resnais, “Hiroshima mon amour”, con la sceneggiatura di Marguerite Duras. E’ del 1959 e anch’io l’ho visto al cineforum e poi su cassetta vhs, ma mi è tornato prepotentemente in mente quando ho letto sul sito di greenreport lo stato della situazione attuale a Fukushima. Lì c’è la scritta HiroFukushima, la sostituzione è facile.
Ma io ricordo proprio il film, una storia quasi in tempo reale, che dura poco più di ventiquattr’ore e – semplificando al massimo – racconta l’incontro tra una francese ed un giapponese, un dozzina d’anni dopo la guerra, quindi la bomba. Ma anche la francese ha i suoi ricordi e un dialogo (mi pare all’inizio) è proprio su questo. Lo cito a memoria, ma non sbaglio il senso, solo qualche parola, perché è una di quelle cose che non si dimenticano (anche se qui sembra un gioco di parole):
LEI: Come te anch’io conosco l’oblìo…
LUI: No, tu non conosci l’oblìo.
LEI: Come te, io ho memoria. Io conosco l’oblìo.
LUI: No, tu non hai memoria.
LEI: Come te, io ho dimenticato. Perché negare la necessità della memoria?
Ecco, ne riparliamo tra dieci o vent’anni?