Fabrizio Gatti, giornalista de l’Espresso
Lo stato, anzi lo Stato della vergogna è quello nostro, lo Stato italiano che permette quello che succede nel Cara (Centro d’accoglienza per richiedenti asilo) di Borgo Mezzanone vicino a Foggia, il terzo per dimensioni in Italia. Ancora una volta a raccontarci tale stato è Fabrizio Gatti, giornalista d’assalto de l’Espresso.
Riporto solo un estratto iniziale, ma invito a leggere e guardare tutto il materiale pubblicato anche online sul sito del settimanale.
No, questa non è una bidonville. È un ghetto di Stato: il Cara di Borgo Mezzanone vicino a Foggia, il Centro d’accoglienza per richiedenti asilo, il terzo per dimensioni in Italia. Ce ne sono molti altri di stanzoni ricoperti di corpi. I ragazzi africani vengono sfruttati anche quando dormono. Per trattarli così, il consorzio “Sisifo” della Lega delle cooperative rosse, e la sua consorziata bianca “Senis Hospes”, amministrata da manager cresciuti sotto l’ombrello di Comunione e liberazione, incassano dal governo una fortuna: ventidue euro al giorno a persona, quattordicimila euro ogni ventiquattro ore, oltre quindici milioni d’appalto in tre anni. Più eventuali compensi straordinari, secondo le emergenze del momento.
La quinta notte rinchiuso qui dentro ho già visto i gangster nigeriani entrare nel Cara a prelevare le ragazzine da far prostituire. I cani randagi urinare sulle scarpe degli ospiti messe all’aria ad asciugare. E perfino i trafficanti afghani offrire viaggi nei camion per l’Inghilterra. Mi hanno anche interrogato. Un picciotto dei nigeriani, non la polizia. Agenti e soldati di guardia non si muovono dal piazzale asettico del cancello di ingresso. In una settimana, mai incontrati. Nessuno protegge i 636 ospiti dichiarati nel contratto d’appalto. Ma siamo sicuramente più di mille. Contando gli abusivi, forse millecinquecento. Perché da quattro buchi nella recinzione, chiunque può passare. E da lì sono entrato anch’io. Un nome falso, una storia personale inventata. Da lunedì 15 a domenica 21 agosto. Una settimana come tante. Nulla è cambiato, nemmeno oggi. Quello che segue è il mio diario da finto rifugiato nel Ghetto di Stato.
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Su la Repubblica di oggi, p. 10: “Ghetto di Foggia, ora indaga Alfano”. Indaga su un’attività di sua responsabilità? In un paese normale il Ministro degli Interni si sarebbe dimesso lo stesso giorno dell’apparizione dell’articolo. Sono curioso di vedere chi sarà considerato responsabile di questa vergogna.