Una delle prime cose lette online sul nuovo terremoto italiano che ha colpito alcuni borghi in un punto in cui si incrociano Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo, tra cui la notissima Amatrice, diceva sull’Huffington Post che “il campanile di Amatrice si ferma alle 3:36”. La foto è chiara.
E a questo proposito il commento più appropriato ancora una volta l’ho trovato su il manifesto, in un testo di Piero Bevilacqua:
L’immagine della torre dell’orologio di Amatrice (tredicesimo secolo), che svetta ancora intatta su un cumulo di abitazioni in macerie, è un atto di accusa che i costruttori dei secoli passati lanciano contro la modernità di cartapesta dei contemporanei.
Ma a noi pare che la torre sia rimasta su sì perché bella e forte rispetto a tanti edifici posteriori, ma anche per dirci con chiarezza che è ora di svegliarci.
Di giorno, ma soprattutto di notte, in Italia e soprattutto in quella appenninica, il terremoto è la regola, cioè è regolare, il suo arrivo è certo, senz’altro più di quello dei treni. Certo, non sappiamo bene il suo “programma”, ma siamo certi che c’è.
Infatti, quel genio del terremoto non improvvisa un bel niente e se la prende sempre con i soliti cittadini, quelli attaccati a zone difficili da raggiungere, un po’ strane per il pensiero architettonico attuale, quindi anche per la rendita e la speculazione edilizia e che finiscono perlopiù nelle graduatorie dei borghi più belli d’Italia. Al punto che per sapere dove ci sarà la prossima scossa distruttrice basta far scorrere il mouse sulla distribuzione geografica di questi.
Sappiamo quindi dove e quando ci saranno le prossime scosse. E’ il caso di darci una mossa noi, ma in anticipo.