Qualche giorno dopo della proposta di Luciano Gallino del 15 maggio (“C’è solo da scegliere, dagli acquedotti che perdono il 40 per cento dell’acqua che distribuiscono alle scuole per metà fuori norme di sicurezza, dal riassetto idrogeologico del territorio alla tutela dei beni culturali.”), il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera rendeva pubblico un documento (Agenda per la Crescita Sostenibile) e un nuovo sito (Cantieri Italia) lanciando la notizia ai media. Così la Repubblica del 18 maggio titolava: Passera: “Infrastrutture per 100 mld di euro.” Previsti circa 120mila nuovi posti di lavoro. Grandi opere quindi, questa la “novità” del governo tecnico.
Non mi fermerò neanche un secondo su questo punto, chi mi legge sa benissimo cosa significano in Italia le grandi opere. Lascio eventualmente la curiosità di leggerne la critica da un altro documento (Spostare la priorità dalla crescita del PIL alla crescita dell’occupazione in lavori utili: una proposta concreta), redatto e firmato da svariati tecnici ed intellettuali e pubblicato il 24 maggio sul sito di MDF, il Movimento per la Decrescita Felice. Si può leggere:
Si può fare diversamente? Certo che si! Bisogna solo cambiare le priorità e spendere il denaro in altro modo, partendo anche dalla consapevolezza che è convenienza di tutti investire subito le poche risorse disponibili in molte migliaia di piccoli e micro cantieri e solo successivamente, eventualmente, in grandi opere infrastrutturali.
I micro cantieri dovrebbero riguardare in primo luogo l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati. Poi anche le bonifiche ambientali e per la messa in sicurezza del territorio rispetto agli eventi catastrofici. In uno studio dell’ENEA del 2009 (vedi Allegato1) si proponevano interventi di riqualificazione energetica in 15.000 scuole ed edifici pubblici, che attualmente spendono circa 1,8 Mld di € ogni anno in energia elettrica e termica. Con gli 8,2 miliardi di € previsti per il TAV si può risparmiare il 20% dei consumi di questi edifici, pari a oltre 420 mln€/anno e si possono creare almeno 150.000 nuovi posti di lavoro. Inoltre lavorerebbero decine di migliaia di pmi e artigiani installatori. E siccome a cambiare infissi, montare caldaie di nuova generazione, montare cappotti, costruire case efficienti, rifare tetti, ecc. non servono macchine, ma persone, si darebbe lavoro ad un sacco di gente facendo tra l’altro ripartire in maniera virtuosa il settore dell’edilizia, attualmente in grande sofferenza.
Purtroppo in questi giorni, oltre agli obiettivi di efficienza energetica degli edifici pubblici e privati sono nuovamente d’attualità quelli relativi alla sicurezza degli stessi. Il terremoto continuo in zone della pianura emiliana, oltre ai danni ed ai traumi immediati, ci ricorda che in Italia abbiamo bisogno di un’altra e diversa attenzione al territorio, dal paesaggio alle costruzioni. Abbiamo bisogno proprio di un altro legame sociale, quindi certamente di un’altra politica.