Come uscire dalla merda, definitivamente (2)

Segnalo che anche il Corriere della Sera ha una posizione di denuncia sulla questione fiscale. Sull’odierno giornale online, Sergio Rizzo scrive su “Il fisco alla guerra dei trent’anni. Così l’evasione è quintuplicata. Dai 54 miliardi dell’81 ai 275 di oggi. E in mezzo tre condoni e tre scudi”.

Naturalmente non ci sono grosse novità.  Alla fine di agosto, all’epoca dell’ennesima manovra del precedente governo criminal-politico, avevo già sostenuto che essendo questa la causa principale del debito, lì c’è anche la soluzione. Bisogna risolvere la questione fiscale per uscire dalla merda e farlo definitivamente, attraverso le elezioni.

Ma oggi abbiamo il governo professoral-tecnico. Alle elezioni non pensa neanche la sinistra. Perché non c’è.

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Una risposta a Come uscire dalla merda, definitivamente (2)

  1. Adriano Zanon scrive:

    Stasera a Ballarò, Vito Tanzi, economista e per 20 anni a capo del Dipartimento affari fiscali del Fondo monetario internazionale (Fmi), ha detto che il problema dell’evasione fiscale non può essere risolto pensando solo di far pagare le tasse a chi non le paga. Poiché la pressione fiscale in Italia è già al 45%, inferiore solo a Svezia e Norvegia che sono al 47-48%, questa operazione avrebbe “implicazioni macroeconomiche”.

    Dopo gli schizo-professori ci mancava anche il robot del Fmi. Si dà il caso che se si individuano redditi evasi non aumentano solo le tasse sul Pil esistente (nominale, come lo chiamava sempre Draghi alla Banca d’Italia), cioè il numeratore, ma anche il Pil stesso, cioè il denominatore. Con ovvie conseguenze sull’incidenza del debito pubblico sul Pil.

    Facciamo un conto, usando dati storici. Nel 2010 il Pil nazionale è stato di 1.549 miliardi di euro, il debito pubblico di 1.843 (119% del Pil). Nello stesso anno, il totale delle entrate è stato di 722 (46,6% del Pil) e delle spese 794 (51,2% del Pil), mentre gli interessi da indebitamento sono stati di 71 (4,6% del Pil). Usando le stesse proporzioni, 150 miliardi di maggiori entrate sarebbero le tasse (al 46,6%) di una emersione di Pil di 321 miliardi. Così che il Pil nominale diventerebbe 1.549+321=1.871. Il debito sarebbe ‘solo’ il 98,5% del Pil, anziché il 119%. Il Pil aumenterebbe di oltre il 20%, risolvendo i problemi dei patiti della crescita e magari anche riducendo la pressione fiscale di tutti.

    Mi dite che le maggiori tasse impoverirebbero i detentori di quei redditi e quello sarebbe il problema macroeconomico? No, questa non sarebbe macreconomia, ma politica e giustizia sociale.

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