Prima o poi pensavo di scrivere qualcosa sulle cause remote del conflitto in Israele/Palestina, quelle in grado di spiegare l’attuale comportamento dei governanti di Israele nei confronti di Gaza, come le posizioni palestinesi ed in particolare di Hamas, ma aldilà delle note ufficiali e delle comunicazioni mediatiche, che in tempo di guerra non possono certo essere attendili tout court. Ma proprio una lettura calda, di giornata, mi suggerisce di rimandare il discorso sulle cause remote. Ci saranno, purtroppo, tante altre occasioni.
Così riporto qui l’articolo di Gideon Levy, un giornalista di Haaretz molto noto per le sue chiarissime prese di posizione.
Per la cronaca, il titolo principale dato da Internazionale (“L’obiettivo di Israele sono i civili”) traduce l’incipit ma è politicamente più neutro del vero titolo originale (“Israel’s real purpose in Gaza operation? To kill Arabs”) e della sintesi online (“Since the first Lebanon war over 30 years ago, Israel’s main strategy has been killing Arabs. The current atrocious war in Gaza is no different.”). (Le evidenziazioni nel testo sono mie. La parentesi del titolo riporterà sempre il numero dei morti secondo le agenzie internazionali al momento della pubblicazione del post.)
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Lo scopo dell’operazione Margine protettivo è riportare la calma. Il mezzo per raggiungerlo è uccidere civili. Lo slogan della mafia è diventato la politica ufficiale di Israele.
Israele crede davvero che, se uccide centinaia di palestinesi nella Striscia di Gaza, regnerà la calma. Distruggere i depositi di armi di Hamas, che ha dimostrato di sapersi riarmare, è inutile. Abbattere il governo di Hamas è un obiettivo irrealistico (e illegittimo) che Israele non vuole raggiungere, ben sapendo che l’alternativa potrebbe essere molto peggiore. Quindi l’unico scopo possibile di questa operazione militare è questo: morte agli arabi, con il plauso delle masse.
L’esercito israeliano ha già una “mappa del dolore”, un’invenzione diabolica che ha preso il posto della non meno diabolica “banca degli obiettivi”, e questa mappa si sta allargando a ritmi nauseanti. Basta guardare le trasmissioni di Al Jazeera in lingua inglese – una tv equilibrata e professionale, a differenza della sua versione araba – per comprendere la portata del successo. La verità non la vedrete negli studi “aperti” di Israele – aperti, come al solito, soltanto alle vittime israeliane – ma la vedrete tutta intera su Al Jazeera, e forse resterete perfino scioccati.
A Gaza si stanno ammucchiando i cadaveri. È il conteggio disperato, e incessantemente aggiornato, delle uccisioni di massa di cui Israele si vanta, e che a mezzogiorno di sabato scorso già comprendeva decine di civili, compresi 24 bambini, più centinaia di feriti che andavano a sommarsi all’orrore e alla devastazione. Sono già stati bombardati una scuola e un ospedale. Lo scopo è colpire case, e nessuna giustificazione al mondo può bastare: è un crimine di guerra, anche se le forze armate israeliane definiscono questi obiettivi “centri di comando e controllo” o “sale riunioni”.
Fin dalla prima guerra del Libano, cioè da più di trent’anni, uccidere arabi è il principale strumento strategico di Israele. L’esercito israeliano non combatte contro altri eserciti: il suo obiettivo primario sono i civili. Tutti sanno che gli arabi nascono solo per uccidere ed essere uccisi: non hanno altro scopo nella vita, e così Israele li uccide.
Naturalmente, non si può non indignarsi per il modus operandi di Hamas. Non solo punta i suoi razzi contro centri abitati da civili in Israele e si posiziona all’interno di centri abitati (forse non ha alternativa, considerato l’affollamento della Striscia di Gaza): Hamas lascia la popolazione civile di Gaza indifesa di fronte ai brutali attacchi israeliani e non predispone sirene antiaeree, rifugi o spazi protetti. È un comportamento criminale. Ma i bombardamenti dell’aviazione israeliana non sono meno criminali, negli effetti e nelle intenzioni.
Nella Striscia di Gaza non c’è un solo edificio in cui non abitino decine di donne e bambini, quindi l’esercito israeliano non può sostenere di non voler colpire civili innocenti. Se la recente demolizione della casa di un terrorista in Cisgiordania ha ancora suscitato qualche protesta, per quanto flebile, in queste ore si stanno distruggendo decine di case, e con esse i loro abitanti.
Generali a riposo e commentatori in servizio attivo fanno a gara per avanzare la proposta più mostruosa: “Se gli ammazziamo i parenti, si spaventeranno”, ha spiegato senza batter ciglio il generale Oren Shachor. “Dobbiamo creare una situazione tale per cui, quando usciranno dalle loro tane non riconosceranno più Gaza”, ha detto qualcun altro. Senza pudore e senza essere messi in discussione, almeno fino alla prossima inchiesta delle Nazioni Unite.
Le guerre senza scopo sono quelle più spregevoli. Prendere deliberatamente di mira i civili è uno dei mezzi più atroci. Ora il terrore regna anche in Israele, ma è improbabile che anche un solo israeliano possa immaginare cosa significa questa parola per il milione e 800mila abitanti di Gaza, la cui vita, già infelice, ormai è assolutamente raccapricciante. La Striscia di Gaza non è “un nido di vespe”, come è stata chiamata, ma una provincia della disperazione umana. Nonostante le sue strategie del terrore, Hamas è tutt’altro che un esercito. Se è vero, come si va dicendo, che a Gaza Hamas ha scavato una rete tanto sofisticata di tunnel, perché non costruisce anche la metropolitana leggera di Tel Aviv?
La soglia delle mille incursioni e delle mille tonnellate di bombe sganciate è stata quasi raggiunta, e Israele aspetta una “foto della vittoria” che è già stata ottenuta: morte agli arabi.
(da Internazionale, 14 luglio 2014)
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