(Foto di Berengo Gardin)
Anche oggi e chissà ancora per quanto tempo il tema delle grandi navi in transito sul canale della Giudecca è al centro dei giornali locali e non solo. (Per chi volesse seguire la discussione c’è il tag su la Nuova Venezia.)
Ma questa non è una storia speciale. E’ una tipica storia italiana. Vedi l’Ilva a Taranto.
C’è chi fa affari mentre fa un danno certo anche se lento e progressivo e rischia ogni giorno di provocare una catastrofe. C’è chi ha progettato tutto ciò e ha avuto i permessi per realizzarlo. C’è chi lo ha permesso per molto tempo e dice di non volerlo più. C’è chi lo permette oggi e dice che non dipende da lui. C’è chi dice che non farlo è un grave danno per la città e l’area tutta. C’è chi s’incazza ma non viene neanche preso in considerazione, se non viene anche denunciato per manifestazioni di protesta. L’unica cosa strana è che non sia ancora intervenuta la magistratura.
Anzi, la foto della grande nave in canale che nessuno può dirottare o fermare è proprio una sintesi dell’Italia di oggi. Ma così non può durare.
Luigi D’Alpaos, questo è il nome da seguire, anche se comparirà sempre poco. Chi è costui? E’ un docente di ingegneria idraulica all’Università di Padova, ma ha il grande difetto che non vuole le navi in laguna. Per comodità, riporto il breve articolo di Mario Pirani pubblicato su la Repubblica del 18 luglio 2012.
Per salvare la laguna serve il divieto totale di transito
di Mario Pirani
Non lanciamo i fuochi d’artificio per l’annuncio che i mastodontici condomini navali potrebbero rinunciare ad attraversare la Laguna dal Canale della Giudecca al Bacino di San Marco. Intanto perché per ora si tratta solo di una ipotesi di studio su una rotta alternativa, tirata fuori dai cassetti per rispondere alle proteste dei cittadini e della stampa (vedi nostro articolo di lunedì scorso) sulla pericolosa ignominia di sfidare la statica di palazzi, chiese e monumenti alti in media 1015 metri facendoli sfiorare da mega, super-navi che li sovrastano di almeno 60 metri. Quel che va sottolineato è che non ci troviamo affatto di fronte ad un progetto reale, accompagnato da una legge e relativi disegni esecutivi da parte della Magistratura alle Acque, del Comune, della Regione e delle rappresentanze cittadine.
Il sindaco Orsoni si compiace che le due maggiori compagnie da crociera abbiano riconosciuto che «passare davanti al Palazzo Ducale e nel Canale della Giudecca non è un elemento essenziale per mantenere l’attività crocieristica a Venezia». Ringraziamo per il tardivo riconoscimento ma dobbiamo far presente che così si sfiora solo il punto centrale: la salvaguardia della Laguna e l’urgenza di bloccarne l’erosione.
Ai primi del Novecento la profondità media della Laguna era di 40 centimetri, oggi siamo a un metro e 50. Il più noto idraulico universitario veneto, il prof. Luigi D’Alpaos, ha calcolato che se non si bloccheranno i traffici marittimi e d’altro genere ad un livello compatibile in 50 anni la laguna salirà a 2 metri e mezzo. Rimarrà un reticolo di fiumi e torrenti. E allora, se vogliamo riprendere un discorso serio, con l’obbiettivo di salvare la Laguna dobbiamo porci l’obbiettivo di espellere le grandi navi da turismo dalle sue acque e riservare la navigazione “smisurata” alla portualità in grado di accoglierla, da Trieste ai nuovi scali adriatici da progettare.
Anche questo si chiama spending review.