Su la Repubblica di oggi (p. 40) c’è la notizia che la vecchia olma, come la chiamavano gli abitanti di Campagnola (Reggio Emilia), alla bell’età di 300 anni è morta. “Non si piange per un albero che se ne va, ma il dolore c’è.” – scrive Jenner Meletti nel bell’articolo. (Si vedano qui altre foto non scaricabili.)
A me invece viene proprio da piangere, soprattutto confrontando la notizia con quella della pagina accanto (p. 41) (non ancora online):
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Alla Cina della grande urbanizzazione, pronta ad inaugurare la prima metropoli da 80 milioni di abitanti, mancava un record: quello del palazzo più grande del pianeta. L’ha conquistato ieri. A Chengdu, capoluogo del Sichuan, è stato aperto il “New Century Global Center” (…).
Si tratta di un edificio-città di 500 m (lunghezza) per 400 m (larghezza) per 100 m (altezza) che potrà contenere ben 300 mila persone in una struttura “completa”, con università, poliambulatorio, cinema, palestre, hotel a 5 stelle, parco acquatico con spiaggia artificiale da 500 mq, pista di pattinaggio, etc. – ci sarà naturalmente anche un piccolo cimitero.
Già, perché nel New Century Global Center uno ci potrà stare dalla nascita alla morte. Ma non credo potrà mai stare all’ombra di un olmo centenario. E questa a me pare una condizione molto triste.