Leggo da la Repubblica (pp. 10-11) di oggi un bellissimo e terribile reportage di Giampaolo Visetti intitolato “Tra i fantasmi di un’ecatombe i cadaveri nelle reti dei pescatori”. E’ una lettura per me non facile, dalla quale comincia ad emergere la durissima realtà delle zone più colpite.
Visetti trova il modo di finire l’articolo con la cronaca di un matrimonio già programmato e la redazione mette in occhiello questa riflessione:
“Perdere amici e parenti – dice Hiroshi Suzuki, docente all’università di Sendai – è un trauma personale che modifica il carattere. Assistere al crollo di una società ritenuta invincibile, di un intero territorio, delle strutture più avanzate della nazione-simbolo della modernità globale, può segnare il capolinea di una generazione e di un modello di sviluppo”.
E come vedete non scrivo ancora niente sulla questione nucleare. Temo ci sarà l’occasione.