Finisco l’anno pubblicando l’articolo odierno di Giorgio Nebbia, il decano dei nostri ambientalisti, sulla presenza della mucca, un animale amato da tutti noi. Bisogna riflettere sempre e su tutto. (Grassetto e evidenziazioni sono miei.)
A guardarla da lontano, con il suo lento ruminare, non si pensa che quel tranquillo animale sia una macchina, non molto diversa da quelle di una fabbrica. L’erba o il mangime sono le materie prime per il funzionamento della mucca.
Immaginiamo una mucca media che pesa 500 chili; nel corso di un anno questa mucca mangia circa 3.000 chili di erba e mangimi, e beve circa 10.000 chili di acqua. Qualche tempo prima, la mucca era stata fecondata e aveva partorito un vitello per la cui alimentazione la mucca (come succede per tutte le femmine di mammiferi) trasforma una parte del suo cibo nel latte. Per nostra fortuna il latte della mucca è abbondante e in eccesso rispetto alle necessità del vitello, tanto che una mucca media è in grado di rendere disponibili a noi umani da 5.000 a 8.000 (in Italia) chili all’anno di latte, ricco di proteine, grassi, zuccheri, vitamine e sali contenenti gli elementi calcio e fosforo.
Di tutto il latte prodotto in un paese, in Italia circa 10 milioni di tonnellate all’anno, a cui si aggiungono altri tre milioni di tonnellate di latte importato, soltanto circa un terzo viene avviato al consumo diretto. Il resto viene inviato nei caseifici dove viene trasformato in parte nei numerosissimi formaggi commerciali, dopo separazione della maggior parte del grasso che viene commerciato come burro. La soluzione restante viene fatta coagulare: la parte dei grassi e delle proteine insolubili in acqua (globuline) si separa dalla soluzione acquosa in cui restano disciolti una parte delle proteine (le albumine), e gli zuccheri.
Una parte del cibo ingerito dalla nostra mucca, nel corso del processo vitale viene trasformata in rifiuti gassosi: circa 3.000 chili all’anno di anidride carbonica immessi nell’aria con la respirazione, e anche in una certa quantità di gas puzzolenti che fuoriescono da una parte del corpo della mucca che non nomino, fra cui il metano, circa 100 chili all’anno. Anidride carbonica e metano sono gas che, immessi nell’atmosfera, contribuiscono a modificare negativamente il clima.
Infine la nostra mucca elimina una parte dell’acqua e dei residui del cibo sotto forma di escrementi: circa 6.000 chili all’anno di una miscela puzzolente e inquinante di sostanze liquide e solide fangose, contenenti azoto, fosforo e molecole organiche.
Nel mondo ci sono circa 1.300 milioni di bovini, 6 milioni in Italia.
Un bel po’ delle modificazioni climatiche sono dovute anche alla zootecnia: il prezzo ambientale che si deve pagare per avere carne, latte e formaggi. Niente è gratis in natura.
(il manifesto, 28 settembre 2017)
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