Pasolini, un patrimonio da curare

maria-callas-e-ppp-alle-riprese-di-medea-1969

Ho avuto occasione di visitare bene il Centro Studi Pier Paolo Pasolini che ha sede nella Casa Colussi a Casarsa della Delizia. E’ gestito dall’Associazione omonima, voluta dalla Provincia di Pordenone e dal Comune di Casarsa, a cui si è aggiunta la Regione Friuli Venezia Giulia.

Fisicamente si tratta proprio della casa della famiglia materna, mantenuta nell’edificio principale e dotata di altri spazi per il ricevimento dei visitatori e l’esposizione dell’archivio. Questo è costituito da carte autografe e da dattiloscritti di Pasolini, risalenti al periodo friulano della sua attività letteraria, da carteggi epistolari, da prime edizioni a stampa di opere pasoliniane o promosse da Pasolini, come i numeri degli “Stroligut”. Ma ci sono anche manifesti politici dell’epoca della sua attività politica (1949), documentazione fotografica e quadri di mano pasoliniana. Nonché carte autografe manoscritte e dattiloscritte di Nico Naldini, cugino di Pasolini, poeta e suo biografo.

L’attività del Centro Studi si può seguire bene grazie al sito che appare ben organizzato e puntualmente aggiornato. (E lo troverete sempre tra i link di questo blog.)

Io consiglio caldamente la visita del Centro Studi a coloro che sono interessati alla figura di Pasolini. Su prenotazione possono essere organizzate visite guidate alla Casa Colussi e nei luoghi d’interesse pasoliniano dislocati nelle immediate vicinanze del territorio casarsese. Durante il periodo estivo anche con biciclette fornite dal Centro. La mia visita, in compagnia di altre cinque persone, ha avuto la bellissima guida di Marco Salvadori, segretario del Centro, nonché coordinatore bibliotecario di Casarsa.

Pur nella sua singolare esperienza umana ed intellettuale, Pasolini sta emergendo come un punto di riferimento sempre più forte per il pensiero critico. La sua opera è uno strumento ancora assai efficace per capire il nostro spazio-tempo. A lui, alla sua grande attaulità, si attaglia perfettamente questo suo stesso verso:

la morte non è
nel non poter comunicare
ma nel non poter più essere compresi.
(Poesia in forma di rosa, 1964)
Questa voce è stata pubblicata in Cultura e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *