Attenzione! Sta succedendo qualcosa di molto strano: vivere con poco, molto poco, sta diventando un elemento di successo negli Stati Uniti!
Sono le pagine culturali de la Repubblica di oggi (51-53) che riportano l’articolo di Graham Hill sul New York Times del 9 marzo (“Living With Less. A Lot Less”) ed il commento del solito Federico Rampini: “La situazione economica sta cambiando in modo radicale le abitudini degli americani. Il trionfo del modello slow nel paese del supermarket”. In attesa di avere i testi online, vi saggio qualcosa:
La nostra passione per le cose materiali influenza quasi tutto nelle nostre vite. (…) L’enorme consumo ha conseguenze globali, ambientali e sociali. Molti esperti reputano che il consumismo abbia un ruolo importante nello spingere il nostro pianeta sull’orlo del baratro. E molti dei prodotti a poco prezzo che compriamo sono spesso fabbricati all’estero da manodopera sfruttata, dove sono in vigore norme ambientali molto permissive. Ma tutto questo infinito consumo, porta a un quantificabile aumento di felicità?
Graham Hill, un imprenditore che ancora prima dei trent’anni ha fatto fortuna vendendo un’azienda informatica appena avviata, sa di essere “un fortunato, ovviamente” e si è già convertito su un nuovo business: “progettare piccole case pensate per aiutarci a vivere bene”. Io quindi non m’illudo che il pensiero della decrescita abbia già conquistato la cima dell’egemonia consumistica mondiale e che stia per invadere facilmente le valli. Per il momento mi accontento che si usino certe espressioni: vivere bene, vivere con meno.
Poi si vedrà. Anche le vie per la decrescita felice sono infinite. Perché no?