Lo scorso week end, 30 giugno e 1 luglio, a Parma c’è stato il primo meeting di Alba (Alleanza Lavoro Benicomuni Ambiente), il soggetto politico nuovo nato il 28 aprile con l’assemblea di Firenze.
I due giorni di Parma avevano lo scopo di definire lo statuto e discutere le parole chiave. Sul sito è stato presentato un primo report, ma in questi giorni saranno inseriti tutti i video ed i materiali prodotti.
Dal primo report faccio, se possibile, un’ulteriore sintesi usando solo i punti più importanti.
Niente somme spente di partitini vecchi. Tanto meno liste civiche con volti decenti di supporto a un centrosinistra impresentabile. Nessuna alleanza con questo PD.
Si è aperta una fase costituente della democrazia italiana. L’ambizione che ci anima è alta: contribuire alla costruzione di un’alternativa a questa Italia e questa Europa.
Esiste una parte ampia della società italiana, che ha riempito le strade di questi anni. E anche le urne, una volta tanto, nei referendum e in molte elezioni amministrative. Questa Italia non è minoritaria e non è figlia di appartenenze ideologiche chiuse ed escludenti. Chiede forme politiche nuove per poter partecipare a uno spazio pubblico allargato, all’altezza della devastazione anche antropologica che si è manifestata in questi venti anni.
Una proposta aperta, che si caratterizza sul tratto discriminante della democrazia, con un ruolo attivo di tante e tanti, dagli intellettuali ai precari per “una grande alleanza tra la classe operaia più battagliera, i ceti medi progressisti e i giovani precari o disoccupati”.
Centrale nella riflessione e costruzione di ALBA è stato anche il tema del LAVORO. Per questo organizzeremo una prima conferenza nazionale, sul tema del LAVORO, CRISI, EUROPA a Torino a fine settembre.
E poi centrale è la necessità di un reddito di cittadinanza (diffuso in tutta Europa, salvo Italia e Grecia), di un intervento pubblico per la creazione di posti di lavoro (purché gestito a livello locale e con la partecipazione dei cittadini), il tutto in un’ottica di riconversione ecologica del sistema produttivo e della nostra vita.
In questo senso possiamo dichiararci europei, ma per un’Europa delle Donne, degli Uomini e dei Popoli, solidale: una Europa altra da questa. Con un vero parlamento, con potere legislativo, eletto su liste transazionali. E in questa ottica confrontarsi su Euro e debito.
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