Sul sito del PD, con data 23 giugno, si può leggere sotto il titolo “Riduciamo i costi della politica“:
“Sarà un ordine del giorno al bilancio interno di Montecitorio quello che il PD presenterà per i primi di luglio per abolire la pensione vitalizia dei parlamentari eletti a partire dalla prossima legislatura. Il testo, che avrà come primo firmatario il segretario Pier Luigi Bersani, mira ad equiparare i costi della politica italiana con quelli europei e tagliare molti dei 125 milioni che rappresentano il bilancio che è stato predisposto dai deputati questori per questo anno.”
Bene! Ho pensato. E’ lo spirito dei referendum che finalmente scuote la politica. Ma alla fine della nota si legge:
“I vitalizi attualmente erogati dalla camera per gli ex deputati sono circa 2.000: 1.400 in favore degli ex inquilini di Montecitorio e circa 600 a titolo di reversibilità per i loro eredi. Gli effetti benefici della misura per le casse della Camera, dunque, non si vedranno a breve termine, ma per avvertirli dovranno passare decine di anni.”
Capito? Decine di anni… Diciamo tra il 2021 e il 2031? A quell’epoca il petrolio sarà usato col contagocce, i reattori nucleari ci saranno solo in Francia (cinque, costretti a funzionare perché quello è l’unico modo per giustificare la presenza di scorie radioattive arrivate da tutta l’Europa), il livello del mare sarà aumentato di trenta centimetri su tutto il pianeta (ma non sull’Adriatico perché altrimenti Venezia andrebbe sotto), il Sahara sarà arrivato nel cuore della Sicilia, eppoi per il resto vedete voi… E cosa pensa Bersani? Pensa al suo amico Veltroni che nel 2031 avrà solo 76 anni, ma grazie ai 25 già maturati ad oggi di vitalizio parlamentare avrà comunque una bella vecchiaia, serena.