Il nucleare è morto, guardiamo avanti

 
In questo momento siamo stressati dalle notizie dure ed importanti: Libia, Fukushima, Bin Laden, tra le prime. Ma c’è chi lavora per non diffonderle o deformarle. Com’è successo in occasione del concerto del 1° maggio in piazza San Giovanni, visto che i protagonisti sul palco hanno dovuto firmare l’impegnativa a non parlare dei referendum, con la scusa della par condicio. Anzi, a quaranta giorni dal voto referendario, non c’è ancora un regolamento per le comunicazioni televisive, cioè Rai. Se oggi ci fosse, anche un dio ambiguo come il greco Hermes (il latino Mercurio) avrebbe senz’altro già chiesto a suo padre Zeus (Giove) di fulminare qualcuno per tanta slealtà.

Ma le cose vanno avanti lo stesso, senz’altro le tendenze di lungo periodo non si fermano solo perché non vengono rese note a tutti. Così possiamo leggere da un report del Worldwatch Institute che il nucleare era già morto prima di Fukushima, adesso quindi possiamo seppellirlo in pace (si fa per dire).

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