La centrale inquina?

Sabato 10 novembre ho partecipato a Fossalta di Portogruaro ad una assemblea organizzata dal gruppo culturale PortogruaroVive sulla centrale Zignago Power di Fossalta di Portogruaro con la presenza dell’avvocato Cristiani e Liotti dello studio legale Bianca di Roma.

Da questa assemblea sono uscito con alcuni pensieri che riporto:

1) il nostro territorio non può permettersi attività di alcun genere che per funzionare hanno bisogno della combustione;
2) vanno perseguite tutte le strade per controllare gli effetti delle centrali sulla popolazione e sull’ambiente in riferimento sopratutto al concetto di soglia di tollerabilità;
3) è fondamentale comprendere se sono rispettati gli adempimenti previsti dalla convenzione sottoscritta dal comune e dalla Zignago Power, che è parte integrante del decreto di approvazione del progetto stesso soprattutto in riferimento al controllo da parte dei cittadini, al monitoraggio e al concetto di saldo di emissioni;
4) pretendere che la centrale non inquini e di conseguenza pretendere che venga fatto tutto il necessario per valutare il possibile inquinamento e nel caso quest’ultimo metta in discussione il concetto di tutela della salute pubblica, pretendere la sua chiusura non dovrebbe essere solo una esigenza di qualche comitato, ma dovrebbe essere innanzitutto un impegno di chi ci amministra;
5) infine, vorrei semplicemente comprendere, con dati scientifici, se la centrale Zignago Power inquina superando la soglia di tollerabilità di questo territorio.

Pubblicato in Energia, Sostenibilità | Contrassegnato | Lascia un commento

Schizofrenici

Per fra transitare comodamente i tir e fare soldi (fatturato 2010 di 139 milioni di euro con 16 miloni di euro di utile in un anno di crisi) inquinando l’aria e devastando il territorio, la Autovie Venete spa, concessionaria dell’autostrada A4 VE-TS, procede, grazie al commissariamento, nella costruzione della terza corsia. Sono in discussione gli espropri per il tratto San Donà di Piave – Alvisopoli. Per i proprietari residenti nel comune di Portogruaro rivolgersi al piano primo della villa comunale, ufficio lavori pubblici dal lun al ven dalle 10 alle 12 e il merc dalle 15 alle 17.

Riporto anche quanto indicato nel sito delle Autovie Venete: “Progetto definitivo relativo all’Ampliamento dell’Autostrada A4 con la terza corsia – Tratto San Donà di Piave (progr.va km. 29+500) – Svincolo di Alvisopoli (progr.va km. 63+000) – C.U.P. I61B07000360005. Avvio del procedimento diretto all’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e l’avvio del procedimento diretto all’approvazione del progetto definitivo. Per maggiori informazioni visitate anche il sito http://www.commissarioterzacorsia.it/.”

Allargare le strade per risolvere il problema del traffico dovuto ai tir e contemporaneamente fare l’alta capacità per spostare i tir dalla strada alla ferrovia. Qualcosa non funziona: o è malafede o schizofrenia oppure grandi interessi. Comunque ancora una volta a rimetterci siamo noi.

Pubblicato in Ambiente, Sostenibilità | Contrassegnato | Lascia un commento

Veneto Orientale, 29 evasori totali scoperti nel 2012

Veneto Orientale, 29 evasori totali scoperti nel 2012 con una ipotesi di recupero di 16 milioni di euro. Avete letto bene: 16 milioni di euro di evasione in un anno nel nostro Veneto Orientale.

Pubblicato in Economia, Politica | Contrassegnato | Lascia un commento

Jacques II de Chabannes de La Palice

Si dice: “La persona che decide di fare politica e sopratutto di amministrare la cosa pubblica deve avere un buon lavoro che lo rende indipendente e libero da qualsiasi tentativo di corruzione. In caso contrario, un politico e/o amministratore che non ha un lavoro, aspirando ad una vita più che dignitosa farà di tutto per ottenere e mantenere un alto tenore di vita. Sarà perciò facilmente corruttibile”. Ovvio, lapalissiano. Anche io conosco politici cha non hanno mai avuto un lavoro.

Pubblicato in Politica | Contrassegnato | Lascia un commento

Peccato

Quando una giusta battaglia contro le centrali viene trasformata in continua campagna elettorale contro il comune di Portogruaro in particolare il Sindaco e l’Assessore Ivo Simonella, normalmente la battaglia è persa, i cittadini allontanati e rimane impunito l’unico vero colpevole, la Regione Veneto che non ha fatto il piano energetico ed ha sempre votato le centrali. Peccato.

Pubblicato in Politica | Contrassegnato | Lascia un commento

Intervista a Bauman (parte1)

LE DUE VIE PER USCIRE DALLA CRISI

Sulla crisi attuale, l’uomo che ha vissuto molto vede nero. Ma, da sociologo, è molto lineare e lascia la porta aperta.

«Ci sono due possibilità», spiega a Lettera43.it. «O, come è già successo nella storia, l’umanità cambia rotta e, per sopravvivere, imbocca una strada alternativa alla crescita» oppure, se l’homo consumens non accetterà, con sacrificio, di tornare indietro, «la natura prenderà il sopravvento e sarà la guerra di tutti contro tutti per la redistribuzione delle risorse».

In entrambi i casi, il processo sarà «doloroso», soprattutto nei Paesi occidentali, dove «lo stato sociale è in via di demolizione». Per Bauman, «non è più una questione di destra o di sinistra», ma di lotta per la sopravvivenza.

Le insidie non mancano, a partire dal capitalismo al tramonto, che «riserva sempre sorprese imprevedibili», e dall’impotenza della politica che, se non riacquisterà il potere di agire, non potrà traghettare i Paesi verso modelli più sostenibili.

Pubblicato in Società | Contrassegnato , | Lascia un commento

Decrescita a Venezia 2012. Appunti

Mercoledì 19 09 2012 teatro Malibran
Relatori Latouche, Hodge, Bennholdt, Hopkins.
Bello il teatro ed è un piacere esserci, guardare ed ascoltare.

– Latouche e il concetto di decrescita.
Latouche si presenta come obiettore di crescita.
Il programma della decrescita è definito dalle 8 R che qui riporto:
1 Rivalutare, 2 Ricontestualizzare, 3 Ristrutturare, 4 Rilocalizzare, 5 Ridistribuire,
6 Ridurre, 7 Riutilizzare, 8 Riciclare
Latouche si è soffermato sull’attuale crisi economica che per essere superata bisogna RILOCALIZZARE le fonti di produzione, RICONVERTIRE sopratutto il settore energia ed agricoltura e RIDURRE la produzione di merci, i consumi, le ore di lavoro per lavorare meno e vivere bene (Buen vivir).

– Hodge e il concetto della deglobalizzazione.
Riportare, sviluppare e mantenere le attività locali.
Oggi le imprese sono globalizzate perchè è più facile fare profitto a scapito delle attività locali esistenti che chiudono.
Ci sono paesi come il Kenia che esportano ed importano lo stesso prodotto; il burro. Il burro che il Kenia importa dall’Olanda costa metà di quello prodotto dallo stesso Kenia perchè le multinazionali olandesi sono sovenzionate con soldi pubblici.
In India arrivano gli ipermercati globalizzati, 50 milioni di negozianti indiani dicono “no”. L’ingresso dei grandi colossi della distribuzione, come WalMart, Tesco e Carrefour, è visto come una minaccia al piccolo commercio che impiega milioni di famiglie in India.

– Bennholdt e il concetto di sussistenza.
Il mercato non si autoregola.
Bisogna decolonizzare le teste e i cuori per concepire la sussistenza (avere quello che serve).
La sussistenza non è sottosviluppo ma crescere nella natura per poi sparire.

– Hopkins e il concetto della transizione.
La transizione nata come capacità di guidare il passaggio di una città verso un periodo di crisi energetica e di cambiamenti climatici è diventato un concetto generale che tocca tutti gli aspetti del vivere. La transizione si diffonde velocemente, spesso esiste ma non è visibile, è creativa ed è una economia (cibo, energia, trasporti ecc.). Esiste un transition network. org
Hopkins ha collegato il concetto di transizione con il concetto di resilienza che riporto:
Resilienza è la capacità di un materiale di assorbire energia quando viene deformato elasticamente e rilasciare energia al momento dello scarico, in psicologia connota proprio la capacità delle persone di far fronte agli eventi stressanti o traumatici e di riorganizzare in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà.

Pubblicato in decrescita | Contrassegnato | Lascia un commento

Cori di no al transito in A4 delle scorie nucleari 

È la prima volta che abbiamo notizia che il Veneto Orientale sia interessato da un simile carico. E’ una situazione preoccupante: per la sicurezza la scelta del trasporto via terra è la meno opportuna». Nel Portogruarese è arrivata come un fulmine a ciel sereno la notizia che a novembre un trasporto di scorie radioattive attraverserà il territorio. A renderlo noto è stata l’assessore all’ambiente del Friuli, Sandra Savino, che ha già espresso il parere negativo della sua regione al transito del convoglio, che dovrebbe trasportare combustile nucleare esaurito.

Anche l’assessore regionale all’Ambiete del Veneto, Maurizio Conte ha detto ieri un “secco no” al passagio delle scorie sul territorio. Il materiale partirà dal deposito di Saluggia, nel vercellese, e sarà diretto al porto di Trieste, per essere imbarcato su una nave proveniente da Capodistria che già trasporterà un ingente quantitativo di materiale analogo proveniente dall’Austria e diretto negli Stati Uniti. Il trasporto avverrà lungo l’A4, benché di solito questi carichi viaggino con più sicurezza via ferro. Gli ambientalisti sono già in allarme.

«Molti dei Comuni che saranno attraversati si sono dichiarati denuclearizzati e quindi credo che avranno parecchio da ridire», commenta Maurizio Billotto di Legambiente Veneto Orientale, «L’aspetto della sicurezza deve essere prioritario e, in tal senso, a prescindere che il trasporto sia su ferro o su gomma, credo sia la scelta meno opportuna far attraversare al convoglio tutto il nord Italia. Resta da capire perché da Vercelli si debba imbarcare a Trieste e non a Genova, scegliendo tragitti più brevi oppure altre modalità di trasporto per il ritorno in Patria di questo materiale».

Anche gli amministratori locali hanno appreso la notizia solo da La Nuova. «E’ difficile commentare una notizia di questo tipo, perché non ne sapevamo nulla», conferma Ivo Simonella, assessore all’ambiente di Portogruaro, «Credo sarebbe utile almeno che i Comuni attraversati siano informati per tempo. È chiaro che anche noi siamo preoccupati». Per Simonella sono situazioni simili che avvalorano la scelta italiana di dire no al nucleare. «Queste sono ancora le conseguenze negative di scelte fatte molti anni fa. Quanto al trasporto, è il primo caso di questo tipo che ci capita nel Veneto Orientale. Per i costi ambientale è sicuramente meglio caricarle su una nave nel porto più vicino».

Fonte: la Nuova Venezia 31082012

Pubblicato in Ambiente | Contrassegnato | Lascia un commento

Desio

Al comune di Desio è stata approvata  nel novembre 2011 una variante parziale al PGT dove sono stati liberati 1 milione di mq di territorio ed è stato avviato contestualmente un percorso di partecipazione dei cittadini alla costruzione del nuovo PGT.

I punti qualificanti della variante parziale sono stati:
1. La variante cancella il 60% della superficie che il Piano di Governo del Territorio vigente destinava ad ulteriore urbanizzazione (tra AC e PCC) e restituisce all’agricoltura, al verde pubblico e alla non trasformazione più di 1 milione di metri quadri;
2. La revisione, in riduzione e compattamento, del perimetro dell’urbanizzato;
3. Le Aree di Completamento rimanenti, che occupano per lo più lotti interclusi, sono esclusivamente quelle che consentono di costruire un margine urbano compatto o di rafforzare le aree destinate a servizi;
4. E’ previsto un meccanismo di compensazione ambientale/ecologica preventiva quando si consuma territorio libero. Sempre attraverso le aree di nuova costruzione, si definisce la risposta ad una domanda abitativa che non riesce ad accedere al libero mercato. E prevista la realizzazione di edilizia convenzionata ed ERP (a canone moderato o sociale);
5. Viene incentivato l’ampliamento produttivo finalizzato a nuovo insediamento o ad ampliamento di attività esistenti;
6. Viene semplificata la norma attraverso l’eliminazione dei permessi di costruire convenzionati, per gli interventi consistenti, viene esteso il ricorso al piano attuativo (quindi con atto convenzionale con l’amministrazione che indirizza e controlla la qualità dell’intervento);
7. Viene attribuito lo stesso indice edificatorio per tutte le Aree di Completamento;
8. Per usufruire dell’incremento volumetrico, in attesa della riscrittura del RE, l’immobile costruito o ampliate deve rientrare nella classe energetica “A”;
9. Viene costruito un progetto articolato di suolo, curando gli spazi agricoli, verdi e boscati, la rete di percorribilità pedonale e ciclabile. Ciò anche al fine di evitare che il territorio di Desio (ampiamente urbanizzato) si riempia invece di usi del tutto impropri come è diffusamente avvenuto, soprattutto negli ultimi anni (cave, impianti di lavorazione degli inerti, discariche, depositi a cielo aperto, edifici , ecc.);
10. Vengono aperti i varchi per connettere le aree agricole e verdi di Desio ai PLIS del Grugnotorto e della Brianza Centrale.

Pubblicato in Ambiente | Contrassegnato | Lascia un commento

Vale la pena scommettere sull’energia da biomasse?

Le biomasse, in generale, e i biocarburanti di prima generazione, più in particolare, non sono il modo migliore per ridurre le emissioni di gas serra. L’accusa ai limiti dei biofuel non è una novità, ma il nuovo report pubblicato dall’Accademia nazionale delle scienze tedesche Leopoldina è interessante perché tenta una valutazione a 360 gradi della sostenibilità delle varie forme di bioenergia. Le principali controindicazioni sono note: per alcune colture e filiere il bilancio in termini di gas serra può essere controproducente e spesso rubano spazio alle colture alimentari con la conseguenza di far salire il prezzo dei cereali e di causare deforestazione.

Questi sono i motivi per cui dallo studio emerge l’ennesima bocciatura dell’obiettivo europeo 2020 di soddisfare entro quell’anno il 10% del fabbisogno energetico per i trasporti con le rinnovabili, che rischia di essere coperto quasì totalmente con i biofuel. Ma secondo i 20 accademici che hanno contribuito al report, il ricorso alle biomasse andrebbe limitato in generale: per ridurre le emissioni di CO2 queste fonti sono molto meno efficienti di altre come eolico e fotovoltaico, anche se ovviamente le biomasse hanno il vantaggio di poter essere trasformate agevolmente in combustibili liquidi o di poter produrre in modo altamente modulabile e in cogenerazione sia elettricità che calore.

Focalizzandosi sul caso tedesco, ma facendo un discorso valido a livello europeo e globale, infatti, il report bolla come troppo ottimistiche sia le valutazioni sugli impatti di biocarburanti e altre biomasse fatte dalla Comunità Europea, sia quelle dell’IPCC Special Report 2012 on Renewable Energy (SRREN) che quelle del BioÖkonomieRat del Governo tedesco. La conclusione è che, fatta eccezione per quelle derivate da prodotti di scarto e sottoprodotti, le biomasse non sono un’opzione praticabile su larga scala per ridurre le emissioni.

Per esempio, censendo la filiera forestale tedesca si ritiene che aumentare o anche solo mantenere il livello di produzione energetica attuale da legna comporta il rischio di compromettere il patrimonio boschivo nazionale senza contribuire alla riduzione delle emissioni. Solo foreste mantenute in equilibrio, cioè in cui si ripiantumi di pari passo con il taglio, avvicinerebbero alla neutralità in termini di CO2. Ancora peggio va nella biomassa coltivata: qui, tenendo conto dell’uso di nitrati per i concimi, dell’energia spesa nella coltivazione e di tutto il resto, le emissioni sono quasi sempre superiori alla quantità di CO2 immagazzinata dalla pianta. Per il biogas, si spiega, solo alcune filiere particolari sono sostenibili e per biodiesel e bioetanolo la sostenibilità è ancora più difficile da ottenere. A questo si aggiunge il fatto che la quantità di biomassa necessaria per soddisfare l’obiettivo europeo sui trasporti è incompatibile a livello di terreni disponibili con la produzione alimentare. E che gran parte viene dall’importazione da Paesi nei quali è difficile controllare le filiere.

I biocarburanti di prima generazione, dunque, in questo report sono tutti bocciati. Perfino il bioetanolo da canna da zucchero –  che con un EROI (rapporto tra rendimento energetico ed energia  investita) che arriva fino a 8 ed è tra i migliori –  secondo gli autori non è pienamente sostenibile: per avere quei rendimenti infatti bisogna usare per il processo di lavorazione il calore ottenuto bruciando i residui della canna, la cosiddetta bagassa, anziché reinterrarli nel campo e questo significaestrarre carbonio dal suolo. Meglio da questo punto di vista il biogas, i cui residui di lavorazione vengono resistuiti ai campi come fertilizzanti, permettendo, nelle filiere ben fatte, di avere bilanci negativi in termini di CO2.

Speranze restano in un rapido sviluppo dei biocarburanti di seconda generazione, specialmente quelli a base di materie lignocellulosiche, che eviterebbero parte degli impatti negativi di quelli attuali. Il report dell’Accademia nazionale è invece molto scettico sullo sviluppo dei biocarburanti dalle alghe: con le tecnologie attuali, si scrive, l’EROI dei biocarburanti da alghe è al di sotto di 1, si spende cioè più energia per produrli di quella che rendono. Un paragrafo è dedicato anche alla produzione diidrogeno da biomasse. Anche qui siamo lontani dalla competitività: con il metodo più diffuso, cioè ricavandolo dal metano, si ottiene idrogeno a 1 $ al chilogrammo, mediante elettrolisi (che può essere fatta anche con l’elettricità da rinnovabili) si sale a 3 $/kg, mentre ottenere l’idrogeno con la pirolisi da biomasse attualmente, si spiega, al momento costa circa 7 $/kg.

In conclusione vale la pena scommettere sulle biomasse? Secondo gli autori per quanto possibile meglio concentrarsi su altri metodi per ridurre la CO2: efficienza energetica, eolico, fotovoltaico e solare termico. Le biomasse dovrebbero essere promosse solo laddove non entrino in competizione con la filiera alimentare, abbiano un impatto ambientale sostenibile e un bilancio in termini di emissioni di gas serra almeno del 60-70% migliore dei vettori energetici che sostituiscono (tipicamente benzina, gasolio e gas). Promettente in tal senso è l’uso di scarti e sottoprodotti, per esempio l’uso dei reflui degli allevamenti per ottenere biogas.

Giulio Meneghello
06 agosto 2012

Pubblicato in Energia, Sostenibilità | Contrassegnato | Lascia un commento