Piano Energetico Regionale. Osservazione proposta n.13

Osservazione n. 13: Produzione di rinnovabile da biomassa e biogas e/o biocarburanti. Divieto di produrre energia rinnovabili.

In riferimento alla qualità dell’aria che respiriamo nell’intera pianura padana come risulta anche dall’ultimo studio della Ue “Rapporto sulla qualità dell’aria 2012”, considerato che essa è il risultato della combustione dei motori è opportuno che il piano non preveda più la costruzione di centrali a combustione, tanto meno utilizzando alimenti prodotti da terreni coltivabili.

13. Per quanto sopra indicato si richiede che nel Veneto Orientale non siamo più previsti impianti per la produzione di rinnovabili da biomassa, biogas e/o biocarburanti.

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Piano Energetico Regionale. Osservazione proposta n.12

Osservazione n. 12: Trasporti, inconsistenza delle azioni per il miglioramento della qualità dell’aria.

A pag. 147 e successive, nel paragrafo 8.1.5 Potenziale per il risparmio nel settore dei trasporti sono riportati i potenziali di risparmio e le relative azioni come sopra indicato. I trasporti sono la maggior causa della pessima qualità dell’aria della nostra zone e dell’intera pianura padana come risulta anche dall’ultimo report della Ue “Rapporto sulla qualità dell’aria 2012”, come è possibile cedere dai grafici sottoriportati.

Anche la stessa ARPAV pone il problema dalla qualità dell’aria affermando che la soluzione si trova nel piano per il risanamento dell’aria che se pur in vigore da anni ad oggi non ha dato risultati soddisfacenti.

E’ ovvio che il Piano Energetico Regionale deve innanzitutto migliorare la qualità dell’aria che respiriamo spostando da subito le merci sull’attuale rete ferroviaria sottoutilizzata.

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Piano Energetico Regionale. Osservazione proposta n.11

Osservazione n. 11: Trasporti, inconsistenza delle azioni di risparmio energetico.

A pag. 147 nel paragrafo 8.1.5 Potenziale per il risparmio nel settore dei trasporti sono riportati con sintesi chiara le motivazioni per cui i consumi tendenziali nei trasporti sono comunque previsti in aumento e sono:
Delocalizzazione delle attività produttive;
Espasione urbana;
Aumento del volume degli imballaggi;
Riduzione della capacità di immagazzinamento.

Per rispondere all’aumento dei consumi in questo settore si propone:
Una maggior pianificazione del territorio;
Il maggior consumo dei prodotti a km0;
Meno imballaggi;
Ottimizzare la distribuzione.

Nella pagina successiva ci sono inoltre le motivazioni che hanno permesso lo sviluppo di questo settore che riporto sempre in sintesi; “rispetto alla mobilità delle merci e delle persone. Il trasporto su strada è il sistema meno efficiente ed il più inquinante e si è sviluppato per la maggior flessibilità, semplicità di esercizio e per una politica di settore privilegiata”.

A fronte di un consumo nel settore dei trasporti pari a 3.300 ktep (65% gasolio, 27% benzina, 4% gpl), il Piano prevede che l’intero risparmio di energia nel settore dei trasporti possa avvenire cambiando l’alimentazione a circa 900.000 auto private e a 2.279 mezzi publici per il trasporto urbano con un potenziale complessivo di 195 ktep per lo scenario minimo, 278 scenario base e 495 scenario avanzato (pag. 150 Allegato A).

11. Per quanto sopra indicato, considerato che il problema è dato dal numero di mezzi su gomma che transitano nelle nostre strade si richiede che il piano riduca almeno del 50% al 2020 i trasporti di merci su gomma.

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Ancora forconi

Una volta per comprendere una manifestazione si leggevano i volantini e gli striscioni. Vi invio il volantino distribuito – attenti alle sigle e alle mazze e alle pietre – e gli striscioni appesi all’uscita dell’autostrada di Portogruaro. C’è un po’ di tutto, da libertà e partecipazione, ai marò liberi subito, alla tassazione dei commercianti.

Vedete voi. Avanti, non tutti.

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Avanti tutti

Avanti tutta. Uno dei tanti imprenditori italiani (produce biciclette elettriche) trasferito in Cina è ritornato in Italia perchè il costo del lavoro, purtroppo, fra Cina e Italia, è simile e aumentano in Cina le difficoltà ambientali per lavorare.

In Italia il costo elevato, continua, è rappresentato dal costo energetico ma a tutto ciò abbiamo ovviato con fotovoltaico e pompe di calore elettriche; produciamo più energia di quella che consumiamo.

Avanti tutti.

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Forconi e partite IVA “umili”

Tralascio le motivazioni per essere oggi scontenti della classe politica in generale perchè presumo ci sia poco da discutere; ritorno ai forconi e alle partite IVA “umili” che sono l’anima di questa rivolta.

Le partite IVA che qualcuno chiama “umili” sono in gran parte la base che ha sostenuto con i voti e soprattutto culturalmente Berlusconi ritenendo di trarre qualche piccolo vantaggio personale. Quando parlo dei voti a Berlusconi non parlo tanto della libertà di votare ma della comunanza di idee con una società illegale dove il più forte, il più furbo, ha ragione, dove la violenza vince. Sono le partite che se potevano evadevano, non battevano lo scontrino e soprattutto sostenevano e continuano a sostenere che evadere è giusto.

Sono le persone violente per natura e che ora sono violente di fatto perchè mancano i soldi. Sono quelle che frequentano i campi da calcio con pugnali e spranghe, impuniti perchè fanno comodo alla politica del calcio, aspettano l’avversario e lo colpiscono senza mai pagare dazio. Violenti oggi alla fame, perchè il sistema economico che li ha sostenuti fino ad oggi (tangenti ed evasione) è finito e con esso i soldi. Pretendono di essere visti ed ascoltati, ma erano ciechi e sordi quando in altre situazioni altri deboli chiedevano aiuto.

Sono attori sbagliati di una protesta giusta, per avere non una società più giusta, ma per riavere quelle piccole furberie e privilegi che grazie ai politici fino ad oggi sono stati concessi solo a loro. Tutto ciò ovviamente non riguarda i giovani ai quali non è neanche stata data la possibilità di vivere bene, civilmente, con futuro – neanche illegalmente.

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A chi giova?

Difronte alla protesta violenta che è in atto e alla non comprensione degli obiettivi, mi permetto di indicare la strada: una nuova classe politica per una nuova economia mondiale fondata sul riequilibrio delle risorse, della economia, della giustizia sociale e dei diritti. Se ancora tutto ciò non è comprensibile vi allego ancora una volta, ad esempio, le considerazioni sulla inutilità e dannosità di una grande opera come la TAV .

    Tav: spostare le priorità
    di Maurizio Pallante e Andrea Bertaglio (15 luglio 2012)

    Il quotidiano francese Le Figaro ha riportato la notizia che la Francia intende riesaminare ed eventualmente rinunciare a dieci progetti di linee ferroviarie ad alta velocità, tra cui la Torino-Lione a causa dei costi elevatissimi e della riduzione del traffico merci.

    Pare che, finalmente, la crisi economica e la scarsità di risorse costringano a rivedere le priorità: è finito il tempo delle grandi opere pubbliche finanziate con enormi debiti che ricadono sulle spalle della collettività e sulle generazioni future sotto forma di tasse e tagli ai servizi pubblici e allo stato sociale. Per questo, da tempo, il Movimento per la Decrescita Felice afferma che occorre spostare la priorità dalla crescita del Pil alla crescita dell’occupazione in lavori utili.

    Abbiamo studiato i dati ministeriali sulla galleria per il Tav in Val di Susa. Si stima che l’opera costerà 8,2 miliardi di euro e consentirà di creare circa 6.000 nuovi posti di lavoro, il che significa 0,73 nuovi posti per ogni milione di euro investito, salvo aumenti di spesa in corso d’opera. Inoltre lasceremo sulle spalle delle generazioni future il debito, i danni ambientali e i costi per il funzionamento del tunnel.

    Questo vale per tutte le grandi opere infrastrutturali. Si può fare diversamente? Certamente! Basta cambiare le priorità investendo le poche risorse disponibili in migliaia di microcantieri, che dovrebbero riguardare in primo luogo l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati, ma anche le bonifiche ambientali e la messa in sicurezza del territorio rispetto agli eventi catastrofici.

    In un accurato studio dell’Enea del 2009 si proponevano interventi di riqualificazione energetica in 15.000 scuole ed edifici pubblici, che spendono circa 1,8 miliardi di euro all’anno in energia elettrica e termica. Con gli 8,2 miliardi di euro previsti per il Tav si può ridurre del 20% i consumi di questi edifici, con un risparmio di oltre 420 milioni all’anno e si possono creare almeno 150.000 nuovi posti di lavoro, facendo ripartire in maniera virtuosa il settore dell’edilizia. In un articolo del Sole 24ore (febbraio 2012) si legge che investendo un milione di euro in progetti di efficienza energetica si generano in media 13 posti di lavoro. Le opere di efficientamento si ripagano da sé in pochi anni grazie al risparmio energetico.

    Immediatamente calerebbe la bolletta energetica nazionale e l’inquinamento da CO2. Ci guadagneremmo tutti. Inoltre con commesse piccole e diffuse, i fenomeni di corruzione, tipici dei grandi appalti, sarebbero certamente meno frequenti e il denaro speso resterebbe nel territorio contribuendo in maniera determinante al riavvio dell’economia.

    Facciamo appello alla politica perché dia priorità alle soluzioni che proponiamo. Occorre abbandonare il dogma della crescita continua. Nell’Universo nulla cresce per sempre e il PIL non è l’indicatore unico ed indiscutibile del nostro benessere.
    (www.decrescitafelice.it)

P.S. Senza andare tanto lontani ricordo che nel nostro territorio stiamo discutendo di fare un nuovo ospedale perché i 3 esistenti sono troppi. A chi giova?

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Vivere in un corridoio

Ritorno sulla presentazione dello “studio sulla rete logistica e infrastrutturale” organizzato a Portogruaro per ribadire la mia contrarietà all’idea di sviluppo del territorio che questo studio sottende.

Viviamo oggi in una delle peggiori aree del mondo dal punto di vista della qualità dell’aria a causa del traffico soprattutto pesante, autostrada, per trasportare le merci. Il traffico crea disastri sanitari, ambientali e nessun posto di lavoro. Ribadire ancora che Portogruaro deve assumere un ruolo strategico per quanto rigurda la logistica e le infrastrutture significa condannarci a vivere in un corridoio che ci fa e farà morire in miseria.

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Se tre ospedali sono troppi

Da 30 anni nel nostro territorio si discute la riorganizzazione dei tre ospedali esistenti nella nostra zona (Portogruaro, San Donà e Jesolo) senza mai giungere ad una soluzione. Oggi, non per volontà dei politici, ma per necessità economiche siamo costretti a trovare una soluzione: quale? Facciamo un ospedale nuovo con il finanziamento dei privati.

Esatto, se tre sono troppi facciamo il quarto ospedale che sarà eseguito e soprattutto gestito per i prossimi 30 anni dai privati che, vedi quello nuovo di Mestre, non solo prenderanno lauti interessi ma soprattutto decideranno le tariffe.

Siamo in bancarotta, dobbiamo fare sacrifici, dobbiamo ridurre il debito che comunque aumenta, siamo senza lavoro e cosa facciamo? Grandi opere molto costose pagate da tutti che il privato gestirà. Male!

P.S. Per chi non si ricorda riporto cos’è un progetto finanziato (in inglese “Proiect financing”).
Imprenditori privati propongono alla Regione progetti di “Grandi opere” e si fanno anticipare i capitali dalle Banche. La Regione le decide fuori da ogni piano programmatico. Il conto, con gli interessi e lauti guadagni, lo paghiamo noi con le tasse ed i pedaggi su strade ed ospedali.

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“Armare la pace per amare la pace!”

Ci sono tanti modi per “giustificare” il programma di acquisto di 90 aerei F-35 da parte dell’Italia per un costo cadauno oggi di 100 milioni, ma quanto detto ieri e riportato nel titolo è indecente. Ricordo che con il costo di un aereo (100 milioni) si costruiscono 50 nuove scuole da 1000 mq cadauna.

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